Valentina Tereškova, la prima donna nello spazio che
insegnò a volare alto a tutte le donne del mondo
Quando Samantha Cristoforetti non era ancora
nata (ci sarebbe voluto più di un decennio), grazie a un’altra astronauta le ragazzine
di tutto il mondo prendevano coscienza che una donna può compiere le stesse
imprese di ingegno, intelletto e resistenza fisica di un uomo, se lo vuole, e
che il destino di una donna non è scritto alla nascita come si voleva far
credere ancora in quegli Anni 60. Questa astronauta si chiama Valentina Tereškova e
passerà alla storia come la prima
donna nello spazio, anche la più giovane ad aver compiuto
l’impresa, a soli 26 anni. Il suo nome è leggenda ma poiché al tempo del
lancio, il 1963, il paese in cui è nata e cresciuta, l’Unione Sovietica, era
ammantato di misteri, i dettagli sulla sua vita privata e la sua storia si
ricostruiscono più facilmente oggi che allora.
Quando pensiamo “non ce la posso fare
perché per riuscire nella vita bisogna avere alle spalle una famiglia
ricca/solida/istruita etc”, pensiamo alla piccola Valentina Tereškova nata
il 6 marzo nel 1937 a Bolshoye Maslennikovo, un paese sul Volga a 270 km da
Mosca, così anonimo che ancora oggi esibisce come unico vanto proprio la sua nascita.
A due anni Valentina è già orfana del padre, un conducente di trattore
convertito a guidare carri armati durante la Secondo Guerra Mondiale. Vladimir
Tereshkov era caduto sul fronte finlandese nella Guerra d’Inverno fra Russia e
Finlandia e la madre Elena aveva dovuto traslocare con i tre figli nella città
di Yaroslav dove c’erano maggiori opportunità di lavoro, che trovò in un
cotonificio. Valentina ha iniziato la scuola tardi, a 10 anni, perché fino a
quel momento aveva aiutato la madre in casa, alle prese con i due fratellini
Vladimir e Ludmilla, ma recuperò presto e a 17 era diplomata. Voleva continuare
gli studi ma aveva anche bisogno di lavorare. Per cui si iscrisse a un istituto
tecnico per corrispondenza mentre era operaia prima in una fabbrica di
pneumatici, poi in una di tessuti. Valentina era già una temeraria, molto
affascinata da una scuola di paracadutismo vicino casa, decise di iscriversi
senza mettere al corrente i familiari per paura che le impedissero di rischiare
la vita. A 22 anni si lanciò col paracadute per la prima volta.
Mentre madre e fratelli erano
all’oscuro di tutto, Valentina stava diventando una paracadutista
professionista, e anche segretaria dei giovani comunisti locali. Nel frattempo,
la Russia stava portando avanti il suo programma spaziale in competizione con
gli Stati Uniti. La gara fra quale delle due potenze avrebbe battuto il primo
record di qualcosa che avesse a che fare con il cosmo, era serratissima. Il 12
aprile 1961 la Russia aveva vinto il primo round spedendo in orbita Yuri Gagarin, il primo uomo nello spazio (di
cui Valentina era una fervida ammiratrice), e gli Usa si preparavano
affannosamente ad andare sulla luna, ma anche a un’altra impresa. Il direttore
dell'addestramento dei cosmonauti sovietici Nikolai Kamaninaveva lesse sui
giornali americani che la Nasa stava addestrando delle pilote per farle
diventare astronauti e provò un moto di orgoglio. Nel suo diario di allora
scrisse: "Non possiamo permettere che la prima donna nello spazio sia
americana. Sarebbe un insulto ai sentimenti patriottici delle donne
sovietiche". Per cui si pose come obiettivo l’idea di aggiudicarsi anche
quel primato. Si cominciò a setacciare ogni angolo del paese in cerca di
ragazze che si stessero distinguendo per particolati meriti legati
all’aeronautica, compresa la scuola di paracadutismo in cui si allenava
Valentina.
La Tereškova a quel punto aveva già in
curriculum un bel numero di lanci, 126 per la precisione, ed era lodata dagli
esperti. Fu inevitabile che venisse segnalata ai vertici del piano spaziale
sovietico. Sebbene non avesse esperienza come pilota, fu coinvolta in una
selezione. La prima riguardava i requisiti fisici: la potenziale cosmonauta
doveva avere un’età inferiore ai 30 anni, non superare i 170 cm di altezza e
non pesare più di 70 kg. A gennaio del 1962 le candidate con queste
caratteristiche scovate dalla Società di volontariato dell'Unione per
l'assistenza all'esercito, erano 400. Seguirono altri tre screening da cui ne
passarono idonee prima 58, poi 23. Il 16 febbraio 1962, Valentina Tereshkova (così
è scritto il suo nome traslitterato) rimase nell’ultimo gruppo insieme ad altre
quattro candidate. Iniziò con loro un addestramento di 18 mesi come cosmonauta
durante il quale incontrò il suo mito, Yuri Gagarin. "È stato difficile
per lei padroneggiare le tecniche di pilotaggio, studiare i progetti e le
attrezzature dell'astronave”, dirà poi di lei Gagarin, “ma ha affrontato il
lavoro ostinatamente e ha dedicato gran parte del suo tempo a studiare libri e
appunti anche la sera".
Valentina Tereškova sopportò
stoicamente tutti i test: giorni di isolamento, la centrifuga, la camera
termica, la camera di decompressione e intanto veniva addestra al pilotaggio di
aerei militari, a essere recuperata in alto mare circondata da barche col
motore acceso che simulavano la tempesta. Si è iscritta pure all'Accademia di
ingegneria aeronautica di Zhukovsky. Lei e le altre diventarono tenenti junior
nell'Aeronautica nel dicembre 1962. Ormai il lancio era vicino. Una delle
candiate, Tatyana Kuznetsova, si ammalò e venne esclusa. Un’altra, Zhanna
Yorkina non passò tutti i test e uscì anche lei. Rimasero in gioco Valentina
Tereškova, Irina Solovyova e Valentina Ponomaryova. Si pensò di lanciare due
moduli, il Vostok 5 e il Vostok 6 ognuno guidato da una delle donne, di cui la
prima sarebbe stata sicuramente Valentina, ma l’idea venne abbandonata e a
marzo del 1963 si decise definitivamente che un pilota maschio, Valery
Bykovsky, avrebbe guidato il Vostok 5 e Valentina Tereškova il 6.
I vertici dell’Urss comunista,
soprattutto il presidente Nikita
Khrushchev erano in brodo di giuggiole. La prima donna
nello spazio sarebbe stata Russa e soprattutto figlia di un contadino eroe di
guerra. Valentina fu promossa luogotenente prima del lancio, era tutto pronto.
Il Vostok 5 con a bordo Bykovsky fu lanciato in orbita con successo il 14
giugno del 1963. Due giorni dopo sarebbe toccato a Valentina ed è difficile
immaginare come si sentisse la notte prima dell’impresa. La mattina del 16
giugno 1963 si alzò come sempre, lei e la sua riserva Irina Solovyova furono
vestite con la tuta spaziale e salirono a bordo del bus che le portava alla
pista di lancio. Non è ben chiaro come fece, ma si dice che la Tereškova
rispettò un rito scaramantico che le aveva consigliato Gagarin: fece la pipì
contro una delle ruote del bus. Poiché l’ex ragazzina di un paesino sul Volga
era pronta e abile al lancio, non ci fu bisogno di sostituirla e venne
sistemata e assicurata all’interno del Vostok 6. Alle 12.30 del 16 giugno 1963,
Valentina Tereškova, che per comunicare con la base doveva usare il nome Chaika
(gabbiano), era la prima
donna nello spazio. Le parole che ha pronunciato alla radio
fanno parte della leggenda: "Vedo l'orizzonte. Una luce blu e una striscia
scura, è bellissimo. Questa è la Terra. Com'è bella! Va tutto bene".
Valentina Tereškova rimase in orbita
quasi tre giorni, comunicando per radio con il pilota del Vostok 5 Valery
Bykovsky per farsi compagnia e scrivendo un diario accurato per far passare il
tempo. Le due navicelle non si avvicinarono mai più di cinque chilometri, per
cui non riuscivano a vedersi. Intanto, la tv di stato sovietica trasmetteva in
diretta le immagini all’interno dei Vostok, con Valentina sorridente che
mostrava la sua matita volteggiare nell’abitacolo per mancanza di gravità. Dopo
aver girato 48 volte intorno alle terra, allo scadere previsto di 2 giorni, 22
ore e 50 minuti Valentina fu espulsa dalla capsula che aveva iniziato il
rientro nell’atmosfera. Si trovava a quattro miglia dalla Terra. Il paracadute
si aprì regolarmente e nonostante il forte vento che le cambiava continuamente
la traiettoria, rendendole difficile il controllo, la coraggiosa ragazza
atterrò nel Kazakistan alle 8.20 del 19 giugno 1963, tre ore prima di Bykovsky.
Valentina aveva solo un livido sul naso per un urto durante l’atterraggio col
paracadute. In attesa di essere localizzata e recuperata, fu accolta dagli
abitanti del villaggio vicino che le offrirono la cena e l’aiutarono a uscire
dalla tuta spaziale. L’esperimento era riuscito: il suo rientro sana e salva
confermava la teoria formulata dai test sovietici secondo cui le donne avevano
la stessa resistenza degli uomini agli stress fisici e psicologici dello
spazio.
Valentina Tereškova oggi ha 83 anni ed
è un’importante esponente politica del suo paese, membro della Duma in Russia.
Da quando trovò un milione di persone acclamanti sulla Piazza Rossa (qualcuna
anche “invitata” a farlo con la forza, ma i regimi non sono belli anche per
questo) e fu ricevuta da Nikita Khrushchev per tenere il suo discorso al
mausoleo di Lenin, ha collezionato un riconoscimento dopo l’altro. Ovviamente
fu nominata dal Cremlino Eroina
dell'Unione Sovietica, decorata con l'Ordine di Lenin e con la
medaglia della stella d'oro. Ma qualche giorno dopo ricevette anche una
delegazione di 2000 donne da 119 paesi al Congresso Internazionale della donne.
Fu anche ricevuta da Fidel Castro, a Cuba e dalla Regina Elisabetta II a
Londra, nel suo tour mondiale in 44 paesi stranieri. La prima cosa che fece,
dopo tutto questo, fu però portare a termine gli studi e laurearsi. Nel 1964 ha
avuto una figlia, Elena, col marito Andriyan Nikolayev, astronauta anche lui,
da cui qualche anno dopo ha divorziato (ora non riescono a stare nemmeno nella
stessa stanza). Al tempo Valentina Tereškova fu sfruttata per la propaganda di
regime, ma quella dinamica è sfumata quasi subito perché del suo mito si sono –
giustamente – appropriate le donne di tutto il mondo. Se tre anni dopo
l’atterraggio sulla luna sarebbe stato “un grande passo per l’umanità”, il volo
di Valentina è stato un enorme salto avanti per la femminilità.
https://www.marieclaire.it/attualita/gossip/a32877272/valentina-tereskova-prima-donna-nello-spazio/
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