Ricordi di ghiaccio
Mario Rigoni Stern oltre ad essere stato uno dei più
grandi ed intensi scrittori dell'Italia del dopoguerra è stato anche uno dei
pochi sopravvissuti alla ritirata di Russia del 1943. Nel celebre romanzo
"Il Sergente nella neve" ha descritto sul filo della memoria le
tragiche vicende di quella ritirata in tutta la loro drammaticità. In seguito
accusato da certa critica e da Elio Vittorini in
persona di non essere uno scrittore "nato" ma di saper solo trarre
spunto dalle vicende personali, è diventato invece narratore di storie
incentrate più che altro sulla natura e timbrate da quella sua personalissima
patina di nostalgie depositate nella memoria.
Rigoni Stern ha portato alla luce nei suoi lavori
quella serie di ricordi incancellabili, capaci di rivivere in pieno e di essere
evocati solo fra i silenzi della montagna e sotto la neve. Pagine, le sue, che
rilette a distanza di anni conservano inalterato il fascino e la loro
drammaticità.
Nato ad Asiago (in provincia di Vicenza) il giorno 1
novembre 1921 è sempre rimasto legato al paese natio, malgrado le innumerevoli
vicissitudini che lo hanno visto protagonista come soldato e come uomo. La sua
è una famiglia oltretutto assai numerosa, di tradizione commerciale. Il padre e
la madre commerciavano in prodotti delle malghe alpine, pezze di lino, lana e
manufatti in legno della comunità dell'Altipiano, quella stessa comunità della
montagna veneta che si ritrova così di frequente nelle opere dello scrittore.
Non a caso l'infanzia trascorsa nella conca asiaghese
è fatta del contatto con i lavoratori delle malghe, i pastori, la gente di
montagna che è appena uscita dalle rovine del primo conflitto mondiale.
Prima della guerra il piccolo Mario frequenta la scuola
di avviamento al lavoro e, per guadagnare qualche lira, svolge mansioni di
garzone nel negozio dei genitori. Nel 1938 si arruola volontario alla scuola
militare d'alpinismo di Aosta quando la guerra sembra lontana, ma nel settembre
del 1939, mentre è in licenza, deve rientrare improvvisamente al reparto: in
quel momento, racconterà lo stesso Rigoni Stern, capisce che ciò che sta
accadendo cambierà per sempre anche la sua vita. Lo scrittore proverà la dura
esperienza della guerra.
E' dunque impegnato in prima persona come soldato,
portato qui e là dai reparti italiani. Dopo aver affrontato il fronte
occidentale con mille dolori e travagli, tocca a quello albanese (esperienza
raccontata in "Quota Albania"), e poi a quello russo, drammatico e
sconvolgente.
In questo frangente Rigoni Stern ha modo di
sperimentare le più dure esperienze umane, da quelle della ritirata e dell'abbandono dei
compagni stremati nella neve a quello della deportazione nei lager quando
incappa in una pattuglia tedesca.
Fortunatamente il 9 maggio 1945, dopo due anni e oltre
di lager, riesce miracolosamente a tornare all'amato Altopiano, anche se le
ferite interiori sembrano difficilmente rimarginabili (e infatti mai lo
saranno). Gli risulta difficile reinserirsi nella vita civile, difficile
reagire all'apatia che lo attanaglia. Di questa profonda prostrazione ne
abbiamo testimonianza nel doloroso e insieme delicato breve racconto "La
scure" (inserito in "Ritorno sul Don", 1973), pagine fra l'altro
dedicate a Primo Levi.
Trova un impiego al catasto di Asiago e passano anni
prima che riprenda tra le mani quei fogli scritti legati con dello spago
abbandonati in un angolo della casa, per farne il suo libro più famoso,
"Il sergente nella neve" pubblicato su indicazione di Elio Vittorini,
conosciuto da Rigoni Stern nel 1951. Il giovane proprietario dell'involto è il
sergente maggiore Mario Rigoni Stern, alpino scampato alla tragica ritirata di
Russia dell'esercito italiano tra la fine del 1942 e l'inizio del 1943, che era
stato capace di guidare un gruppo di soldati ormai allo sbando fuori dalle
linee di fuoco.
Sul finire degli anni '60 scrive invece il soggetto e
collabora alla sceneggiatura de "I recuperanti", film girato da Ermanno Olmi sulle
vicende delle genti di Asiago all'indomani della Grande guerra.
Nel 1970, lasciato il lavoro, comincia a pubblicare
opere narrative con regolarità e ad iniziare una collaborazione con La Stampa
sulle pagine culturali e sull'inserto settimanale del quotidiano torinese,
oltre a dedicarsi a letture e studi storici che gli consentiranno di curare un
importante volume, "1915/18 La guerra sugli Altipiani. Testimonianze di
soldati al fronte", un'antologia commentata di testi sul primo conflitto
mondiale. E' il profondo legame tra Memoria e Natura l'essenza delle opere
dello scrittore asiaghese. Sono proprio questi due elementi, che in sintesi
fanno la sostanza della narrativa di Rigoni Stern, pur con modalità ed
intensità sempre differenti, oppure in trame narrative che le vedono
intimamente intrecciate.
Si deve partire da questa considerazione se si vuole
cercare di riassumere il cammino letterario cominciato con un rotolo di fogli
dentro uno zaino poggiato a fianco di un giaciglio, all'interno di un lager
tedesco in Masuria.
Lui, semplice sergente divenuto improvvisamente
responsabile delle vite di molti uomini, racconterà quei giorni con misurato
orgoglio come essere stati i giorni più importanti della sua vita. Catturato
dai tedeschi sulla strada del ritorno, è costretto a sopravvivere per più di
due anni nei lager di Lituania, Slesia e Stiria. La prigionia diventa oltre che
il tempo della sofferenza e della fame, anche il tempo della scrittura, del
ricordo e della memoria di tutti i compagni uccisi, di coloro che ha visto
cadere al suo fianco sulla neve, cedere di schianto sotto i colpi dell'inverno
russo nella più tragica insipienza e inadeguatezza dei vertici militari.
Dopo l'esordio del Sergente nella neve, vi saranno
dieci anni di silenzio, in seguito dei quali arrivano i racconti naturalistici,
quando nel 1962 pubblica "Il bosco degli urogalli".
Dagli anni '70 la sua attività letteraria si
intensifica: molti suoi testi di varia forma e dimensione vedono la luce,
sempre accolti in maniera entusiasta da pubblico e critica.
Nel 2000, insieme all'allora Presidente della Repubblica Italiana, Carlo
Azeglio Ciampi, ha curato il già ricordato volume:
"1915-1918 La guerra sugli Altipiani. Testimonianze di Soldati al
fronte".
Muore a causa di un tumore al cervello il giorno 16
giugno 2008.
Di lui Mauro
Corona, ha detto:
Opere di Mario Rigoni Stern
- Il sergente nella neve. Ricordi della ritirata di
Russia (1953)
- Il bosco degli urogalli (1962)
- Quota Albania (1971)
- Ritorno sul Don (1973)
- Storia di Tonle (1978, Premio Campiello)
- Uomini, boschi e api (1980)
- L'anno della vittoria (1985)
- Amore di confine (1986)
- Il libro degli animali (1990)
- Arboreto di confine (1986)
- Il libro degli animali (19990)
- Arboreto salvatico (1991)
- Le stagioni di Giacomo (1995)
- Sentieri sotto la neve (1998)
- Inverni lontani (1999)
- Tra due guerre (2000)
- L'ultima partita a carte (2002)
- Aspettando l'alba e altri racconti (2004)
- I racconti di guerra (2006)
- Stagioni (2006)
- Quel Natale nella steppa (2006)
- Racconti di caccia, (2011)
- Il coraggio di dire no. Conversazioni e
interviste 1963-2007
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