“La morte si sconta vivendo.”
Giuseppe Ungaretti
Sentimento di un uomo
Il giorno 8 febbraio 1888 nasce ad Alessandria
d'Egitto il grande poeta Giuseppe Ungaretti, da Antonio Ungaretti e
Maria Lunardini entrambi lucchesi.
Nella città natale trascorre l'infanzia e i primi anni
della giovinezza. La famiglia si era infatti trasferita in Africa per ragioni
di lavoro. Il padre, però, che lavorava come operaio alla costruzione del canale di Suez,
muore in un incidente; la madre è così costretta ad arrangiarsi, ma riesce a
mandare avanti la famiglia grazie ai guadagni di un negozio della periferia di
Alessandria.
Il piccolo Giuseppe viene dunque allevato dalla madre,
da una balia sudanese e da Anna, un'anziana croata, adorabile narratrice
di favole.
Formazione
Ormai cresciuto, Giuseppe Ungaretti frequenta l'Ecole
Suisse Jacot, dove viene a contatto per la prima volta con la letteratura
europea.
Nel tempo libero frequenta anche la "Baracca
rossa", un ritrovo internazionale di anarchici che ha come fervente
organizzatore Enrico Pea, versiliese, trasferitosi a lavorare in Egitto.
In questi anni si avvicina alla letteratura francese e
a quella italiana, soprattutto grazie all'abbonamento a due rivsite: Mercure
de France e La Voce. Inizia così a leggere, tra gli altri,
opere e poesie dei francesi Rimbaud, Mallarmé, Baudelaire -
questo grazie all'amico poeta libanese Moammed Sceab - ma anche Leopardi e Nietzsche.
Ungaretti si trasferisce in Italia ma con l'intenzione
di andare in Francia, a Parigi, per compiere gli studi di diritto, e infine
tornare in Egitto.
Quando si reca finalmente a Parigi, poche settimane
dopo viene raggiunto dall'amico Sceab, che muore però suicida qualche mese
dopo.
Giuseppe si iscrive alla facoltà di Lettere della
Sorbona e prende alloggio in un alberghetto in rue Des Carmes.
Frequenta i maggiori caffè letterari di Parigi e diventa amico di Apollinaire,
al quale si lega con profondo affetto.
Le prime poesie
Malgrado la sua lontananza dall'Italia, Giuseppe
Ungaretti rimane comunque in contatto con il gruppo fiorentino che, staccatosi
dalla Voce, ha dato vita alla rivista "Lacerba".
Nel 1915 pubblica proprio su Lacerba le prime
liriche. Scoppia la guerra e viene richiamato e inviato sul fronte
del Carso e su quello francese dello Champagne.
La prima poesia dal fronte di Ungaretti è datata 22
dicembre 1915. Del giorno successivo è la celeberrima poesia
"Veglia".
Trascorre l'intero anno seguente tra prima linea e
retrovie; scrive tutto "Il porto sepolto" (raccolta che
contiene all'inizio la poesia
omonima), che viene pubblicato presso una
tipografia di Udine. Curatore degli ottanta esemplari è "il gentile Ettore
Serra", giovane tenente.
Ungaretti si rivela poeta rivoluzionario,
aprendo la strada all'ermetismo.
Le liriche sono brevi, a volte ridotte ad una sola preposizione, ed esprimono
forti sentimenti.
Giuseppe Ungaretti dopo la
guerra
Torna a Roma e su incarico del Ministero degli Esteri
si dedica alla stesura del bollettino informativo quotidiano.
Intanto Ungaretti collabora alle riviste La
Ronda, Tribuna, Commerce. La moglie Jeanne
Dupoix nel frattempo insegna francese.
La difficile condizione economica lo induce a
trasferirsi a Marino nei Castelli Romani. Pubblica a La Spezia una nuova
edizione de "L'Allegria"; include le liriche composte tra il 1919 e
il 1922 e la prima parte del "Sentimento del Tempo". La prefazione è
di Benito Mussolini.
Questa raccolta segna l'inizio della sua seconda
fase poetica. Le liriche sono più lunghe e le parole più ricercate.
Gli anni '30
Con il premio del Gondoliere del 1932, assegnato a
Venezia, la sua poesia ha il primo riconoscimento ufficiale.
Si aprono così le porte dei grandi editori.
Pubblica ad esempio con Vallecchi "Sentimento del
Tempo" (con un saggio di Gargiulo) e dà alle stampe il volume
"Quaderno di traduzioni" che comprende testi di Gòngora, Blake, Eliot, Rilke, Esenin.
Il PEN Club (associazione e
organizzazione internazionale non governativa di scrittori) lo invita a tenere
una serie di lezioni in Sud America. In Brasile gli viene assegnata la cattedra
di Letteratura Italiana presso l'Università di San Paolo. Ungaretti mantiene
questo ruolo fino al 1942.
Esce poi l'edizione compiuta del "Sentimento del
Tempo".
Nel 1937 una prima tragedia familiare colpisce
Ungaretti: muore il fratello Costantino. Per lui scrive le liriche
"Se tu mio fratello" e "Tutto ho perduto", apparse
successivamente in francese in "Vie d'un homme".
Da lì a poco, per un attacco di appendicite malcurato,
muore in Brasile anche il figlio Antonietto, di soli nove anni.
Gli anni '40
Rientra in patria nel 1942 e viene nominato Accademico
d'Italia; gli viene conferito un insegnamento universitario a Roma per
"chiara fama". Mondadori inizia
la pubblicazione delle sue opere sotto il titolo generale "Vita d'un uomo".
Gli viene consegnato da Alcide De Gasperi il premio
Roma; escono il volume di prosa "Il povero nella città" e alcuni
abbozzi di "La Terra Promessa". La rivista Inventario pubblica
il suo saggio "Ragioni di una poesia".
Gli ultimi anni
Gli ultimi anni di vita del
poeta sono intensissimi.
E' eletto presidente della Comunità europea
degli scrittori e tiene, come visiting professor presso
la Columbia University una serie di lezioni, stringendo fra l'altro amicizia
con letterati e pittori beat del Village newyorkese.
In occasione degli ottant'anni (1968)
riceve solenni onoranze da parte del governo italiano: a Palazzo Chigi è
festeggiato dal presidente del Consiglio Aldo Moro,
e da Montale e Quasimodo,
con tanti amici attorno.
Escono due edizioni rare: "Dialogo", libro
accompagnato da una "combustione" di Burri, piccola raccolta di
poesie d'amore e "Morte delle stagioni", illustrata da Manzù, che
raccoglie unite le stagioni della "Terra Promessa", del
"Taccuino del Vecchio" e gli ultimi versi fino al 1966.
Viaggia negli Stati Uniti, in Svezia, in Germania. Nel
settembre esce il volume mondadoriano che comprende tutte le poesie,
con note, saggi, apparati delle varianti, a cura di Leone Piccioni.
Nella notte tra il 31 dicembre 1969 e il giorno 1
gennaio 1970 scrive l'ultima poesia "L'impietrito e il
velluto".
Ungaretti Torna negli Stati Uniti per ricevere un
premio all'Università dell'Oklahoma.
A New York si ammala e viene ricoverato in clinica.
Rientra in Italia e si stabilisce per curarsi a Salsomaggiore.
Giuseppe Ungaretti muore a Milano nella notte dell'1
giugno 1970.
Poesie di Giuseppe Ungaretti:
analisi con spiegazione
Veglia (1915)
Sono una creatura (1916)
Il porto sepolto (1916)
San Martino del Carso (1916)
Mattina (M'illumino
d'immenso) (1917)
Allegria di naufragi (1917)
Soldati (1918)
I fiumi (1919)
La madre (1930)
Non gridate più (1945)
https://biografieonline.it/biografia-giuseppe-ungaretti
Nessun commento:
Posta un commento