Peppino Impastato
Giuseppe Impastato, detto Peppino, nasce il 5 gennaio
del 1948 a Cinisi, in provincia di Palermo, da una famiglia mafiosa: il cognato
di suo padre, per esempio, è il boss Cesare Manzella (coinvolto nel traffico di
droga e che sarà ucciso negli anni Sessanta in un agguato).
Anche
il padre di Giuseppe è coinvolto nella criminalità (durante il periodo fascista
era stato spedito al confino), e proprio per questo i due rompono presto:
Giuseppe, quindi, ancora ragazzo viene cacciato di casa.
Mentre frequenta il liceo classico di
Partinico, nel 1965 aderisce al Psiup (Partito Socialista Italiano di Unità
Proletaria) e fonda il giornalino "L'idea socialista": su questa
pubblicazione racconta, tra l'altro, la Marcia della protesta e della pace
voluta da Danilo Dolci nel 1967.
"L'idea socialista", tuttavia, viene
sequestrato dopo pochi numeri; successivamente Peppino Impastato lascia
il Psiup, in seguito allo scioglimento della Federazione Giovanile, e inizia a
collaborare come dirigente con i gruppi comunisti locali, occupandosi - tra
l'altro - delle battaglie dei disoccupati, degli edili e soprattutto dei
contadini, che si vedono privati dei loro terreni per favorire la realizzazione
della terza pista dell'aeroporto di Palermo proprio a Cinisi.
Sul finire degli anni '60
Nel 1968 prende parte alle prime occupazioni e
alle lotte studentesche, ma senza una concreta convinzione, e in
seguito aderisce alla Lega, gruppo marxista - leninista.
All'inizio degli anni Settanta gli viene proposto di
trasferirsi al Cantiere Navale a Palermo, ma rifiuta; per qualche tempo consuma
alcol in maniera eccessiva, ma torna in sé nella primavera del 1972. In quel
momento aderisce alla proposta del gruppo del "Manifesto", desideroso
di godere di garanzie istituzionali,
ma la sconfitta elettorale lo getta nuovamente nello sconforto.
Nell'autunno dello stesso anno Peppino
Impastato aderisce al Circolo Ottobre di Palermo, contribuendovi in
maniera attiva, e poco dopo si avvicina a "Lotta Continua":
dopo avere conosciuto Mauro Rostagno,
prende parte alla maggior parte delle riunioni dei quadri dell'organizzazione.
Radio, musica, cultura e la
denuncia della mafia
Nel 1975 Impastato fonda Musica E Cultura,
gruppo che si occupa di teatro, musica, cineforum e dibattiti culturali,
diventando nel giro di breve tempo un punto di riferimento molto importante per
i ragazzi di Cinisi: vi trovano spazio, tra l'altro, il Collettivo Antinucleare
e il Collettivo Femminista.
Pochi mesi dopo, Giuseppe dà vita a Radio Aut,
una radio libera autofinanziata attraverso la quale egli denuncia gli affari e
i delitti dei mafiosi del
posto, di Cinisi e Terrasini (che tramite il controllo dell'aeroporto ricoprono
un ruolo molto importante nell'ambito degli scambi di droga e dei traffici
internazionali di sostanze stupefacenti), e in particolare del capomafia
Gaetano Badalamenti: la trasmissione più seguita si chiama "Onda pazza",
impreziosita da uno stile satirico che prende in giro politici e malaffare.
La politica in prima persona
Nel 1978 Peppino Impastato decide
di candidarsi alle elezioni comunali del suo paese nella lista di Democrazia
Proletaria; poco prima delle elezioni, si occupa dell'esposizione di una mostra
fotografica che documenta la devastazione del territorio locale messa in atto
da gruppi mafiosi e
speculatori.
L'assassinio
A soli trent'anni, nella notte tra l'8 e il 9 maggio
di quell'anno, Giuseppe Impastato viene assassinato: il suo corpo viene
martoriato da una carica di tritolo collocata lungo i binari della ferrovia di
Cinisi, che congiunge Palermo a Trapani. Con il suo cadavere, però, viene
inscenato un attentato, in modo tale da fare apparire Peppino Impastato come un
attentatore suicida, ma ciò non basta a compromettere la reputazione e
l'immagine di Impastato, che infatti pochi giorni dopo, in occasione delle votazioni,
viene simbolicamente eletto al Consiglio comunale.
Benché la morte di Giuseppe a livello nazionale passi
quasi inosservata a causa della concomitanza con il ritrovamento del corpo
senza vita di Aldo
Moro a Roma, successivamente l'impegno
di sua madre Felicia e di suo fratello Giovanni farà sì che l'inchiesta sul suo
decesso (inizialmente archiviato con una certa fretta come suicidio) venga
riaperta: nel 1984 l'Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo riconoscerà
l'origine mafiosa dell'omicidio.
All'inizio degli anni Duemila, per l'omicidio di Giuseppe
Impastato, Vito Palazzolo viene condannato a trent'anni di reclusione,
mentre Gaetano Badalamenti viene condannato all'ergastolo.
La memoria
Alla vita di Peppino Impastato è
dedicato il film "I
cento passi" di Marco Tullio Giordana,
con Luigi
Lo Cascio nel ruolo di Giuseppe. Il film
ricostruisce l'attivismo di Peppino; "cento passi" sono di fatto la
distanza che separava casa sua da quella del boss Tano Badalamenti.
https://biografieonline.it/biografia-peppino-impastato
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