Anonimo proprio no!
Settimo di 11 figli, Malcolm nasce il 19 maggio 1925 a
Omaha, nel Nebraska. Suo padre, Earl Little, era un pastore battista mentre la
madre, Louise Norton, era un'immigrata di Grenada, a quel tempo isola antillana
che apparteneva all'impero britannico. Entrambi avevano aderito alla Universal
Negro Improvement Association, il movimento pan-africanista di liberazione dei
neri, fondato nel 1914 dal politico giamaicano Marcus Garvey.
A quel tempo tra i gruppi razzistici
più attivi vi era il Ku Klux Klan, fondato nel 1867 nel Tennessee da
ex-appartenenti all'esercito sudista, messo fuorilegge nel 1869 e rinato in
Georgia nel 1915. Proprio a questa organizzazione si attribuì, nel 1931, la
morte del padre di Malcolm, colpevole di aver predicato in quartieri segregati
dei neri.
Nel 1937 la cronica mancanza di reddito
e la grave malattia che aveva colpito la madre cominciarono a disgregare la
famiglia di Malcolm, che venne affidato ad alcuni amici. L'anno seguente fu
espulso dalla scuola per "cattiva condotta e comportamento
anti-sociale" e venne spedito nella casa di correzione di Lansing. Nel
gennaio 1939 gli assistenti sociali e il giudice decisero, dopo l'aggravamento
della malattia, di rinchiudere la madre Louise in manicomio. Intanto Malcolm,
nel correzionale dello Stato del Michigan, si segnalava come brillante
studente, anche se sente molto forte la discriminazione che pesa sulla sua
carriera dell'avvocato.
Poco dopo, insieme alla famiglia, si stabilisce nel ghetto nero
di Boston dove lavora come lustrascarpe e come inserviente in ristoranti
e treni. Entrato a far
parte di alcuni gruppi anarchici, lascia il lavoro per trasformarsi in un
organizzatore di scommesse clandestine. Arriva anche a spacciare
droga. Ricercato dalla polizia, nel 1945, ritorna a Boston e si mette a capo di
una banda di rapinatori, ma l'esperienza ha vita breve.
Nel febbraio 1946, viene arrestato per una banale rapina e
condannato a dieci anni di carcere.
Dal febbraio 1946 al luglio 1952 Malcolm soggiornò in tre
carceri del Massachussetts. Nella colonia penale di Norfolk, in cui trascorse
il periodo 1948-1951, avviene la sua trasformazione. Attraverso il fratello
Reginald, Malcolm entra in contatto con la Nazione dell'Islam e col suo capo
Elijah Poole, che intanto aveva assunto il nome di Elijah Muhammad. La Nazione
dell'Islam predicava il separatismo autosufficiente dei neri dai bianchi
(necessario prima del ritorno in Africa), denunciava il razzismo della
religione cristiana e lottava contro la droga, il tabacco, l'alcol, i cibi
impuri e ogni forma di vizio.
Malcolm inizia a studiare e a leggere facendo nello stesso tempo
proselitismo tra le mura del carcere. Diventa pericoloso al punto che per
evitare problemi le autorità carcerarie decidono di liberarlo.
Trovato lavoro come commesso, si stabilisce a Inkster, ghetto
nero di Detroit, e prende la decisione di cambiare il cognome in "X",
a perenne ricordo della privazione del suo vero nome africano a cui i bianchi
avevano assoggettato i suoi antenati in schiavitù nel Nuovo Mondo.
Decide di lavorare anche alla catena di montaggio di
un'industria automobilistica per poi passare ad essere
"rettificatore" alla Gar Wood, una fabbrica di camion, e fare
ritorno, in seguito, sulla costa orientale, diventando il più infaticabile
predicatore della Nazione dell'Islam. Apre e organizza nuove moschee e
trasforma la Nazione dell'Islam in un dinamico gruppo politico-religioso di
"musulmani di colore, separatisti e rigidamente organizzati". Nel
1958 si sposa con una compagna del suo movimento, Betty Shabazz e si stabilisce
a New York
Negli anni 1963-64 egli matura la decisione di fondare con un
gruppo di seguaci, "l'Organizzazione dell'Unità Afroamericana". I
viaggi in Europa, Medio Oriente e Africa, gli offrono il destro per diffondere
le sue idee, che comprendono due punti fondamentali:
una più stretta intesa con gruppi antisegregazionisti operanti
nel Sud e nel resto del paese e il tentativo di internazionalizzare il problema
dei neri, cercando intese con paesi arabi, soprattutto africani, ed ex-colonie,
per creare un fronte e un'azione comuni.
Intanto Malcolm continua a prendere posizioni forti contro il
governo degli Stati Uniti, in politica interna ed estera, trovando il tempo per
finire di scrivere, con l'aiuto del giornalista Alex Haley, la sua
"Autobiografia".
Non condividendo il pacifismo di Martin Luther King, rompe con lui dopo
la marcia su Washington, consentita dal potere centrale. La tempesta però si
avvicina. Durante la visita al Cairo è vittima di un tentativo di
avvelenamento. Al suo rientro, a New York, il 14 febbraio 1965, un attentato
dinamitardo gli incendia la casa da cui a stento si salva con moglie e figlie.
Il 21 febbraio doveva tenere una conferenza a New York. Aveva chiesto di tener lontani
tutti i giornalisti e di non
perquisire nessuno. Non fece neppure in tempo a iniziare il discorso che tre
uomini seduti in prima fila iniziarono a sparargli contro con fucili e pistole.
Fu colpito da 16 proiettili di cui tre mortali.
Chi è stato ad uccidere Malcom X? A tutt'oggi sono al vaglio
diverse ipotesi. C'è chi sospetta della sua cerchia di collaboratori, chi
dell'FBI e chi ancora della malavita organizzata e del traffico di droga che,
grazie a Malcom X, avevano subito un netto calo degli affari.
Di recente, una delle figlie di Malcolm, Qubilah Shabazz, ha
accusato l'attuale capo della Nazione dell'Islam, Louis Farrakhan, di essere
stato il mandante dell'assassinio. La vedova di Malcolm, Betty, è stata uccisa
nel 1997 da un nipote dodicenne, anche lui di nome Malcolm.
Sulla sua vita il regista
afroamericano Spike Lee ha girato nel
1992 il pluripremiato film biografico "Malcolm X".
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