Commedie all'italiana
Quando si dice 'mostro sacro'. Mai appellativo è stato così
indovinato come nel caso di Mario Monicelli, figura storica del cinema
italiano, creatore di titoli straordinari in quel vasto catalogo che va sotto
il nome di commedia all'italiana.
Nato il 16 maggio 1915 da una famiglia di origine mantovana,
Mario Monicelli è cresciuto nella Viareggio degli anni '30, respirando l'aria
delle spiagge alla moda, allora al centro di vivaci attività letterarie e
artistiche.
Frequenta il
liceo classico Giosuè Carducci e si accosta al cinema a Tirrenia, attraverso l'amicizia con
Giacomo Forzano, figlio del fondatore degli studi di Pisorno. E' in questo
contesto che si forma il particolare spirito toscano, caustico e irriverente
che tanta parte ha avuto nella poetica cinematografica di Monicelli (molti
degli scherzi narrati nel celebre film "Amici miei", diventato un cult del genere, sono ispirati ad episodi reali
della sua giovinezza).
Dopo gli esperimenti a passo ridotto e il pionieristico
"Pioggia d'estate" girato nel 1937 insieme a un gruppo d'amici,
l'esordio nella regia professionale avviene nel 1949, in coppia con Steno con
il film "Totò cerca casa". Abile narratore, estraneo
ad ogni fumoso intellettualismo registico, Mario Monicelli ha uno stile
efficace e funzionale, i suoi film scorrono perfetti senza far percepire la
presenza della macchina da presa.
Alcuni titoli lo hanno consegnato per sempre alla storia del
cinema: "I soliti
ignoti" del 1958 (con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Totò, Claudia Cardinale),
considerato da molti la prima vera pietra miliare della commedia
all'italiana; "La grande guerra" del 1959, affresco comico e
antiretorico insieme, sul primo conflitto mondiale; "L'armata Brancaleone" del 1966, dove inventa
uno spassoso medioevo che ci parla dell'oggi in una inverosimile lingua
maccheronica che ha fatto epoca.
E ancora
"La ragazza con la pistola" (1968), il già ricordato "Amici miei", (1975), "Un borghese piccolo piccolo" (1978) e "Il marchese del Grillo" (1981) con un grande Alberto Sordi, fino alle prove più recenti
come il delizioso "Speriamo che sia femmina" (1985), il corrosivo
"Parenti serpenti" (1992) o l'irriverente "Cari fottutissimi
amici" (1994, con Paolo Hendel).
Nel 1995, in
occasione del suo ottantesimo compleanno, il Comune di Viareggio lo ha
festeggiato conferendogli la cittadinanza onoraria.
Muore suicida
il 29 novembre 2010, gettandosi da una finestra dell'ospedale San Giovanni di
Roma dove era ricoverato per un tumore alla prostata.
https://biografieonline.it/biografia-mario-monicelli
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