28
MAGGIO 1974, 48 ANNI FA LA STRAGE DI PIAZZA DELLA LOGGIA
28 maggio 2022, sono trascorsi 48 anni dalla strage
di Piazza della Loggia. «Le innocenti vite spezzate quella mattina del 28
maggio 1974, lo strazio dei familiari, il dolore dei feriti, l’oltraggio
inferto a Brescia e all’intera comunità nazionale dai terroristi assassini sono
parte della memoria indelebile della Repubblica. In questa giornata di
anniversario si rinnovano i sentimenti di solidarietà di tutti gli italiani, e
con essi desidero esprimere la mia vicinanza a coloro che più hanno sofferto e
a quanti hanno contribuito negli anni a quella straordinaria reazione civile e
democratica, che ha fatto fallire la strategia eversiva». A dirlo è il
Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
«Con l’attentato alla manifestazione antifascista
organizzata dai sindacati, i terroristi volevano seminare paura per comprimere
le libertà politiche. Una catena eversiva legava la strage di Piazza della
Loggia ad altri tragici eventi di quegli anni: la democrazia è stata più forte
e ha sconfitto chi voleva violarla. L’impegno di uomini dello Stato e il
sostegno popolare hanno consentito di portare a compimento il percorso
giudiziario. Particolare gratitudine va espressa all’Associazione dei Familiari
delle vittime, la quale è riuscita sempre ad animare, anche in momenti
difficili, memoria attiva, partecipazione responsabile, impegno per la verità»,
conclude Mattarella.
Era il 28 maggio 1974 quando alle ore 10:12, in una
mattina piovosa, un boato lacera il cielo in Piazza della Loggia a Brescia.
All’interno di un cestino c’è infatti una bomba con 700 grammi di esplosivo da
cava. L’ordigno esplode durante una manifestazione antifascista indetta
dai sindacati e dal Comitato Antifascista per rispondere agli
attentati di destra avvenuti in città nei primi mesi dell’anno. In Piazza della
Loggia muoiono otto persone e ci sono un centinaio di feriti. Da lì
inizia un processo che continuerà fino ai giorni nostri.
Il 2 luglio del 1979 infatti arriva la prima sentenza.
I giudici della Corte d’assise di Brescia condannano all’ergastolo Ermanno
Buzzi e a dieci anni Angelino Papa a cui poi concedono
la seminfermità mentale perché sarebbe stato plagiato dal coimputato. Alla
vigilia del processo d’appello, Buzzi viene trasferito dal carcere di Brescia a
quello di Novara. A 48 ore dal suo arrivo, due detenuti lo uccidono
strangolandolo con i lacci delle scarpe.
Il 2 marzo del 1982 i giudici della Corte d’assise
d’appello di Brescia scagionano tutti gli imputati, Papa compreso, e nelle
motivazioni definiscono Buzzi «un cadavere da assolvere». Il 30 novembre 1983
la Cassazione annulla la sentenza d’appello per alcuni imputati e dispone un
nuovo processo per Nando Ferrari, Angelino e Raffaele Papa e Marco De
Amici. Nei loro confronti il processo bis di secondo grado viene celebrato
a Venezia: per tutti è assoluzione per insufficienza delle prove.
Il 23 maggio 1993 il giudice istruttore Zorzi,
accogliendo la richiesta del pm, proscioglie ‘per non aver commesso il fatto’
gli ultimi imputati dell’inchiesta bis. Nella sentenza Zorzi scrive che
l’ordigno esploso in Piazza della Loggia non fu «strumento di una strage
indiscriminata, di un atto di terrorismo puro ma di un vero e proprio attacco
diretto e frontale all’essenza della democrazia». Chiuso il capitolo,
dalle rivelazioni dei pentiti Carlo Digilio e Martino Siciliano arrivano gli
elementi utili per una terza inchiesta. La nuova pista individua la ‘cabina di
regia’ della strage nel vertice della formazione neofascista Ordine Nuovo del
Triveneto. I pubblici ministeri di Brescia, Roberto Di Martino e
Francesco Piantoni, chiedono l’arresto di tre indagati: Carlo Maria
Maggi, la figura centrale della relazione del Sid ispirata dalla ‘fonte
Tritone’; Delfo Zorzi, considerato il suo ‘braccio destro’,
indagato anche per Piazza Fontana e, nel frattempo, fuggito in
Giaappone; Maurizio Tramonte, la ‘fonte Tritone’. Maggi non
viene arrestato per l’età e le precarie condizioni di salute. L’unico a finire
in carcere è Tramonte, che comincia a collaborare con i magistrati. Vengono
chiamati in causa anche Pino Rauti, ‘padre’ di Ordine Nuovo e il
comandante dei carabinieri, Francesco Delfino.
I giudici della Corte d’assise di Brescia assolvono
tutti i cinque imputati (Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte,
Francesco Delfino e Pino Rauti) della terza inchiesta con la formula dubitativa
dell’articolo 530 comma 2, ‘erede’ della vecchia insufficienza di prove. Viene
revocata la misura cautelare nei confronti dell’ex ordinovista Delfo Zorzi che
vive in Giappone e ha cambiato nome. La Corte d’Assise d’Appello conferma
l’assoluzione di tutti gli imputati. La Cassazione annulla le assoluzioni di
Maggi e Tramonte e conferma quelle di Zorzi e Delfino. Il verdetto viene
accolto dalle lacrime dei superstiti e dei parenti delle vittime. «E’ una
vittoria morale che compensa tanti anni di frustrazioni», dice il pm Di Martino.
(Ilaria Quattrone)
https://masterx.iulm.it/today/strage-piazza-loggia/
Nessun commento:
Posta un commento