Napoleone Bonaparte a due
secoli dalla morte
Due secoli fa, il 5 maggio 1821, moriva
Napoleone Bonaparte, generale e imperatore francese, protagonista della storia
europea tra fine settecento e inizio novecento. Morì lontano dalla sua patria,
in esilio sull’isola di Sant’Elena, al largo delle coste africane di Angola e
Namibia. Quando la notizia arrivò nel vecchio continente Alessandro Manzoni gli
compose la famosa ode “Il 5 maggio” recitata magistralmente da Vittorio
Gassman. Anche quando era in vita, Napoleone ispirò letterati e artisti,
persino compositori come Ludwig Van Beethoven, che dedicò la sinfonia numero 3,
la Eroica, alla sua prima campagna militare in Italia, nel 1796.
Era il periodo delle conquiste e dei trionfi quando Napoleone Bonaparte, con la
sua superiorità militare e strategica alimentata da continue vittorie, cambiò
la geografia politica dell’Europa.
Le
celebrazioni del bicentenario
Oggi, per le celebrazioni del
bicentenario della sua scomparsa sono stati organizzati eventi in molti Paesi,
soprattutto in Francia e in Italia: mostre, concerti, dibattiti, rievocazioni
storiche e numerose visite nei luoghi dove Napoleone scrisse la storia.
Per approfondire la sua personalità e scoprire aneddoti, successi e fallimenti,
il portale ‘Wisits’ ha organizzato per le 21 del 5 maggio un tour virtuale
guidato: è sufficiente prenotarsi sul sito wisits.com e viaggiare con
un’esperta ricercatrice nei luoghi di Napoleone, ripercorrendo le tappe della
sua vita con tanti aneddoti e una particolare attenzione alla città di Milano,
dove nel 1805 Napoleone si incoronò imperatore e che fece diventare con Parigi
una delle capitali d’Europa.
Nato ad Ajaccio il 15 agosto 1769 da una famiglia di origine genovese, sono
tanti i luoghi che testimoniano il suo passaggio, ma in particolare, quattro
isole fanno parte della sua storia: Sant’Elena per l’esilio, la natale Corsica,
l’isola d’Elba dove risiedette per più di un anno e l’isola d’Aix, rifugio
francese dopo la sconfitta di Waterloo. Della sua città natale Ajaccio,
Bonaparte diceva: “Potrei riconoscerla a occhi chiusi dal soave profumo della sua
macchia”.
La casa
natale trasformata in un museo
Il capoluogo della Corsica è in effetti
circondato dalla vegetazione mediterranea e da un intenso aroma di salsedine.
Ad Ajaccio sono tanti gli omaggi al celebre concittadino: un’enorme statua in
bronzo su place de Gaulle (chissà perché non è chiamata piazza Bonaparte); il
monumento dei Jardins du Casone con le iscrizioni che ricordano le sue numerose
battaglie; la fontana con i quattro leoni in marmo che fa da basamento a
un’altra sua statua realizzata dallo scultore Giovanni Maglioli; e a rue
Bonaparte la casa natale, trasformata in un museo con arredi, mappe e oggetti
personali.
Il 4 maggio 1814 Napoleone sbarcò a Portoferraio, sull’isola d’Elba, dove
risedette fino al 27 febbraio 1815. Qui è possibile seguire le tracce della sua
permanenza e i tanti eventi che per tutto il mese di maggio l’isola toscana
dedica all’illustre ospite, in collaborazione con la Federazione europea delle
Città napoleoniche (napoleoncities.eu), associazione che riunisce le città la
cui storia è stata influenzata da Napoleone, e la Route Napoleon
(route-napoleon.com), strada di 314 chilometri che prende il nome dal percorso
intrapreso da Napoleone nel 1815 al suo ritorno dall’Italia. Tra i luoghi
napoleonici da non mancare sull’isola d’Elba ci sono le sue residenze: a
Portoferraio la palazzina dei Mulini, che faceva parte del sistema difensivo
delle fortezze medicee e dove oggi sono esposti busti, oggetti e arredi
personali; villa san Martino nell’entroterra, dove doveva andare a vivere con
la moglie Maria Luisa, che però non lo raggiunse mai. Ci sono anche le stanze
tra le mura di Forte san Giacomo a Porto Azzurro, e a Rio, accanto alla sede
del museo del Parco Minerario, un’antica villa dove Napoleone alloggiò. A
Portoferraio, infine, fece costruire sull’antica chiesa sconsacrata del Carmine
il teatro dei Vigilanti: fu qui che la sorella, Paolina Bonaparte, organizzò il
26 febbraio 1815 il ballo di Carnevale per nascondere la fuga di Napoleone in
Francia. Qui a luglio dello stesso anno si recò sulla piccola isola di Aix per
trascorrervi gli ultimi 3 giorni prima di imbarcarsi con la Bellerophon per il
definitivo esilio a Sant’Elena. Napoleone arrivò a l’isola d’Aix, al largo
della costa atlantica della Charente Maritime, dopo la sconfitta di Waterloo.
L’isola era vicino a Rochefort, all’epoca sede dell’arsenale militare francese
e da dove Bonaparte sperava di salpare verso gli Stati Uniti. Ma non ci riuscì
e si consegnò, pronto per l’esilio, per proteggere dagli inglesi l’arsenale di
Rochefort e la sua rada, dove Napoleone aveva fatto costruire un’area
fortificata con bastioni e cittadelle. Oggi la minuscola isola è un paradiso
naturalistico dove si può visitare il Musée Napoléon, che conserva busti,
quadri, documenti, uniformi e arredi che ricordano quei giorni.
Luoghi
e città segnate dal passaggio di Bonaparte
Tornando in Italia, oltre al duomo di
Milano dove Napoleone si incoronò con una fastosa cerimonia il 26 maggio 1805,
ci sono altri luoghi e città segnate dal passaggio di Bonaparte. Tra questi c’è
Alessandria, che si sta preparando alle celebrazioni per il bicentenario con la
rievocazione della battaglia di Marengo, lo storico evento, alle porte della
città piemontese, che in poche ore cambiò la storia del mondo. Era il 14 giugno
1800 e Napoleone rimase sempre legato al ricordo di quella battaglia; in esilio
portò con sé il mantello che indossava quel giorno e con cui si avvolse quando
morì. Ogni anno Alessandria celebra l’evento storico con una spettacolare
rievocazione della battaglia, con comparse che arrivano da tutta l’Europa
indossando le uniformi e imbracciando i fucili dell’epoca. E’ possibile anche
visitare il Marengo Museum (marengomuseum.it), presso la Villa napoleonica
Delavo, dove si rivivono le suggestioni della battaglia con l’esposizione di
opere d’arte, oggetti d’epoca, libri, documenti, mappe e materiali
multimediali.
Ma anche a Roma c’è il museo Napoleonico della Fondazione Primoli dove sono
raccolte preziose testimonianze di quel periodo napoleonico che, come un vento
impetuoso, segnò la storia dell’Europa.
Waterloo,
la fine di Napoleone
Infine c’è un luogo in Europa
indispensabile per completare la storia di Napoleone: Waterloo, in Belgio, dove
il 18 giugno 1815 si svolse la battaglia vinta dal Duca di Wellington e che
segnò la fine di Napoleone. La sconfitta avvenne nella frazione di Mont-Saint-Jean,
a 4 chilometri dal centro cittadino, e per la sua importanza storico-culturale
l’intera area è stata trasformata in un parco. Qui 5 punti di osservazione
permettono ai visitatori di ammirare i luoghi più importanti, seguendo gli
stessi spostamenti di Napoleone e di Wellington nei momenti cruciali dello
scontro e, attraverso alcuni pannelli didattici, scoprire i segreti delle
strategie militari di entrambi gli schieramenti.
Ernesto Ferrero, nel 2000, vinse il premio Strega con il Suo Romanzo ‘Napoleone’.
Ferrero, parlando del suo libro, osserva: “Sin dalla prima campagna d’Italia,
cioè da quando lui ha la percezione esatta delle proprie potenzialità, è
Napoleone stesso a rimanere colpito da se stesso. Alla verifica dei fatti
scopre che nulla gli è impossibile. Arriva a duecento km da Vienna. Scopre che
è diventato più forte del Direttorio, che si tratta solo di aspettare il
momento buono e il potere è a portata di mano. E da quel momento, da quando
arriva a Milano, costruisce scientificamente il proprio mito, tra l’altro
pubblicando due giornali che ne esaltano le imprese. Fino a diventare un
grandissimo manipolatore dell’opinione pubblica, un inventore del marketing di
se stesso: migliaia di statuette, migliaia di immagini, oltre ai grandi ritratti
del David. Tramite i suoi informatori anticipa addirittura i sondaggi,
travestito va in giro per i mercati per catturare gli umori popolari”.
Ma la costruzione del consenso, dovremmo saperlo ormai, secoli dopo, da sola
non basta. C’è bisogno della capacità di governo, dell’intuire ciò che il
futuro vuole. C’è bisogno anche di qualche forma del genialità.
Il mito
dell’eroe invincibile
Secondo Ferrero: “Per questa sua
fulminea e acutissima conoscenza dell’animo umano, che è anche difficile da
spiegare in un 27enne, come se avesse letto tutti i possibili classici, capisce
subito che gli adulti hanno bisogno di favole, capisce il ‘potere stupefacente
delle parole sugli uomini’. Utilizza l’arte, con cui segnerà i momenti epici
della sua vicenda. Insomma, crea il mito dell’eroe invincibile, che è
esattamente quello di cui il ‘mercato’ aveva bisogno, senza saperlo, come
sempre accade per i grandi innovatori, i grandi inventori. E lo
costruisce, come lui stesso dice esplicitamente, ‘con il buon governo’. Teorico
della meritocrazia, apre le carriere ai figli del popolo perché dice, il
talento non è ereditario”.
Il
prototipo de populismo
A proposito di popolo, è scontato
chiedersi se Napoleone sia stato anche prototipo dei leader ‘populisti’ che
seguiranno. Per Ferrero: “In un certo senso la risposta è sì basta pensare a
quando si appella direttamente al popolo francese, al ricorso ai plebisciti.
Sentiva con sé, senza mediazioni parlamentari, il popolo, i contadini, e
l’esercito, ma fino agli ufficiali, non i parigini che considerava
inaffidabili, tuttavia sarebbe riduttivo inchiodarlo al cliché del
demagogo, c’è da descrivere anzi il suo ‘buon governo’. Sin dal Consolato, il
generale si rivela anche uno straordinario amministratore, un gestore della
complessità: è l’uomo del Codice Civile, riforma l’amministrazione portando a
far pagare le tasse chi prima non le pagava, ha l’ossessione del budget ‘neanche
un franco va sprecato’, riforma la giustizia. Considerandosi un bravo
matematico, un uomo che lavora sui numeri, sui fatti certi, crea l’istituto di
statistica. Tutti i giorni fa una specie di fact checking molto
preciso e i suoi ragionamenti e le sue decisioni sono sempre fondate sui
documenti. È un grandissimo ministro della cultura, fa del Louvre il primo
vero museo nazionale, e usa la cultura come arma politica come all’incontro di
Erfurt, quando stupisce i sovrani d’Europa convenuti per ridisegnare gli
assetti del continente, portando sette serate di grande teatro classico
francese. Sbalordisce Goethe, che rimarrà impressionato da Napoleone anche dopo
la sua caduta: ‘È come se fosse colpito da una continua illuminazione’,
scriverà. Questa energia costruttiva stupisce i contemporanei ed è parte
integrante della leggenda: questo non è solo un generale che vince, ma uno che
fa le cose e che riesce a trasformare quel caos di macerie che era la Francia
uscita dalla Rivoluzione in uno Stato moderno”.
Napoleone, uomo, stratega militare e politico, riuscì a rivoluzionare in poco
tempo il mondo di allora sconvolgendo equilibri politici e sociali, lasciando
un segno storico con importanti tracce alle quali si fa riferimento anche oggi.
( Salvatore Rondello)
https://www.avantionline.it/napoleone-bonaparte-a-due-secoli-dalla-morte/
Nessun commento:
Posta un commento