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venerdì 6 agosto 2021

Lo Sapevate Che: Theodor W. Adorno: Nato a Francoforte sul Meno, è ricordato tra i pensatori più influenti del XX secolo. Alla ricerca filosofica unì l'amore per la musica e una particolare attitudine agli aforismi

“La vera felicità del dono è tutta nell'immaginazione della felicità del destinatario.” Theodor W. Adorno

Attualità di un inattuale

Sociologo, musicologo e filosofo tedesco, Theodor Wiesengrund Adorno nasce l'11 settembre del 1903 a Francoforte sul Meno. Figlio unico di un mercante di vini ebreo, firma i suoi primi scritti con il cognome della madre, Maria Adorno, una cantante cattolica di origini còrse e, prima ancora, genovesi. Il nome ebraico del padre viene così abbreviato in una W.

Introdotto dalla madre allo studio della musica e da Siegfried Kracauer, un amico di famiglia assai colto ed erudito, alla filosofia classica tedesca, Adorno si laurea in Filosofia nel 1924, con una dissertazione sulla fenomenologia di Husserl.

 

Il primo articolo del giovane filosofo è invece dedicato all'espressionismo, improvvisamente sedotto dal violento ed intenso linguaggio del compositore austriaco Arnold Schönberg, uno degli esponenti più in vista di quella corrente artistica. Adorno si reca quindi a Vienna per studiare con lui, diventando quindi anch'egli un "adepto" della sua cerchia, la stessa che partorirà la celeberrima "Seconda scuola di Vienna". L'intento principale di questi artisti era quello di scardinare le regole soggiacenti la musica tonale (ossia le regole che informano tutta la musica occidentale), nella convizione che il cromatismo esasperato a cui erano giunti i compositori precedenti (un "piano inclinato" innescato da Wagner), avesse portato a lidi che andavano superati. Per certi versi un processo che nella loro ottica era "naturale" e non rivoluzionario, come in genere si tende a credere ancora oggi (e basterebbe andare a rileggere, per convincersi di questo, gli scritti di Webern).

Il contributo fondamentale a questo superamento sarà proprio quello apportato da Schoenberg che, inizialmente pervenuto ad un tipo di scrittura "a-tonale", approda al metodo di composizione chiamato "Dodecafonico", una sorta di "Comunismo dei dodici suoni" o di "emancipazione della dissonanza", per usare espressioni dello stesso compositore.

Adorno, nella sua produzione saggistica e polemica, sarà sempre strenuo sostenitore di questa Nuova Musica, del tutto avversata invece dal pubblico e da buona parte della critica di allora.

Paradigmatico, in questo senso, il testo del 1949 intitolato proprio "La filosofia della nuova musica".

Adorno si colloca in quel tragico clima culturale che segna il passaggio dalla vecchia concezione del mondo alla società di massa, la stessa che andava elaborando le sue autonome tavole dei valori, ancorate senza dubbio alle regole fondamentali dei linguaggi del passato, ma semplificate al massimo grado e svuotate di tutti i loro contenuti.

Nel 1931 Adorno diviene libero docente all'università di Francoforte, dove insegnerà fino a quando sarà costretto - a causa dell'avvento del nazismo - ad emigrare a Parigi, in Inghilterra e infine negli Stati Uniti.

Nel 1950 fa ritorno a Francoforte dove insegna filosofia e sociologia e dirige l'Istituto per le ricerche sociali.

Personalità poliedrica, dai molteplici interessi culturali, ha lasciato un contributo originalissimo in tutti i campi in cui ha esercitato la sua eccezionale capacità dialettica e speculativa. La filosofia e la musica sono in sintesi le sue passioni fondamentali, passioni che si condensano nello stupendo "Dialettica dell'illuminismo", scritto nel 1947 in collaborazione con l'altro grande esponente della cosiddetta "Scuola di Francoforte", ossia Horkheimer.

I due misero qui a punto la più raffinata critica della cultura occidentale del Novecento, elaborando una riflessione sul modo in cui la società occidentale ha trasformato il suo potenziale di emancipazione e dedicando una parte considerevole dell'opera a uno studio teorico sulla "questione antisemita" (espressione che preferivano a quella disorientante di "questione ebraica").

L'acutezza di questo sguardo filosofico sarebbe stata tale che nella comunità degli esuli tedeschi si proverà a tradurre in una ricerca empirica questa analisi che intrecciava freudismo e marxismo. Si ha così la pubblicazione di una serie di volumi collettivi intitolata "Studi sul pregiudizio".

Altrettanto fondamentali in campo estetico sono invece l'incompiuta "Teoria estetica" e la "Dialettica negativa". Il primo testo mette in rilievo il sottile rapporto dialettico fra opera d'arte e realtà sociale, mentre il secondo è un tentativo stimolante di aggiornare l'eredità hegeliana.

La spettacolare intelligenza di Adorno si è anche esercitata in sagaci aforismi, pubblicati in quel vero e proprio "cult" che reca il titolo di "Minima moralia" (1947), debitore, per la vena paradossale e brillante che lo percorre, verso gli illustri precedenti di Nietzsche e Kierkegaard. Ma assieme alla "bellezza" nietzscheana, in quel testo che stabilisce con vigore nella storia un prima e un dopo la grande mattanza nazista, traspare il lutto per i tragici avvenimenti dell'Europa di quegli anni.

Ansioso di riprendere a insegnare a studenti tedeschi, il filosofo fa come detto negli ultimi anni ritorno in Germania, convinto che la lingua madre sia lo strumento più adatto per esprimere il suo pensiero. Attento alla ricostruzione democratica del Paese, mette da parte i toni anti-borghesi della gioventù e toglie dalla circolazione i suoi scritti più influenzati dal marxismo.

Quando esplode il Sessantotto che a lui si richiamava, Adorno se ne mostra infastidito, ampiamente ricambiato in seguito dagli ottusi "rivoluzionari".

L'anno successivo, dopo un'ennesima contestazione, si allontana dall'università. Muore di crepacuore di lì a qualche giorno a Visp, in Svizzera, il 6 agosto 1969.

https://biografieonline.it/biografia-theodor-w-adorno

 

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