Quando è avvenuta la proiezione del primo cartone animato della storia? Il 17 agosto 1908: esso era intitolato Fantasmagorie ed è considerato dagli storici il primo vero cartoon a poter essere chiamato tale. Con alle spalle una tradizione centenaria di “immagini in movimento” realizzate tramite i congegni più disparati, Fantasmagorie è stato tuttavia il primo ad aver utilizzato quelle tecniche che negli anni avrebbero aperto la strada ai cartoni animati moderni fino a giungere alla tecnologica animazione contemporanea. Ricostruiamone insieme la storia.
Emile Cohl e il primo cartone animato della storia
Per realizzare una sequenza animata di poco meno di un minuto e
mezzo sono stati impiegati settecento disegni e
quasi cinque mesi di lavoro. Il tutto, sfruttando le
conoscenze date dalle scoperte fatte fino a quel momento nell’ambito dei
“disegni in movimento” e un apparecchio che consentisse la proiezione delle
immagini in rapida successione, il fantasmograph, il
quale creava l’illusione del movimento.
È al regista e sceneggiatore francese Emile Cohl che si
deve la realizzazione di Fantasmagorie, il cui titolo fa
riferimento proprio al congegno menzionato, una sorta di lanterna
magica degli inizi del ‘900 che si ispira a quella inventata da Athanasius
Kircher verso la fine del ‘600. Cohl è considerato oggi un pioniere del
suo campo, sebbene all’epoca non ottenne i dovuti riconoscimenti: fu il primo a
creare delle animazioni a partire da fumetti e regista di oltre
trecento film, gran parte della sua produzione è andata perduta e la
mancanza di brevetti depositati per le sue creazioni ha fatto sì che Cohl
morisse in miseria.
Per produrre il primo cartone animato della storia, Emile
Cohl ha dapprima illustrato i suoi disegni con inchiostro nero su carta bianca,
per poi fotografarli su pellicola negativa, così da conferire loro l’effetto
di raffigurazioni
fatte con un gessetto su una lavagna. Esse mostrano il
protagonista di Fantasmagorie, Fantoche, un clown alle
prese con i personaggi e gli oggetti più disparati, in continuo mutamento (una
donna con un cappello enorme,
un elefante, un poliziotto, un cannone che si trasforma in una bottiglia che si
Il cartoon non possiede quindi una vera e propria trama, quanto
piuttosto una
serie di immagini in movimento che cambiano di continuo
sotto i nostri occhi. Si potrebbe dire addirittura che Emile Cohl abbia
utilizzato anche una sorta di “tecnica
mista” quando ancora quest’espressione non era nota, dal
momento che nell’arco della sua breve animazione possiamo vedere anche le sue
mani che disegnano e “muovono” Fantoche.
Benché
gli storici siano oggi concordi sulla definizione di Fantasmagorie come
primo vero cartone animato della storia, nel 1906 c’era già stato un tentativo
di animazione, da parte dell’inglese James Stuart Blackton, il quale
sfruttava però l’illusione del movimento data dalla tecnica della stop motion. Il
suo cortometraggio Humorous
Phases of Funny Faces dava quindi vita ai propri personaggi
attraverso la fotografia consecutiva dei diversi cambiamenti apportati ad ogni
singolo disegno, dando così l’idea dell’azione.
trasforma in un fiore).
Insomma, una sorta di stream
of consciousness animato.
Oggi celebriamo quindi centododici anni dalla proiezione
del primo cartone animato della storia, tuttavia la tradizione dell’animazione
delle figure risale a tempi molto più antichi.
Prima di Fantasmagorie: un po’
di storia dell’animazione
Intrattenere grandi e piccoli attraverso la rievocazione di storie
per immagini: questo era sostanzialmente lo scopo del teatro delle
ombre cinesi, dalle origini così remote da risultare oggi molto incerte. È
pressoché assodato comunque che i primi spettacoli, allestiti soprattutto
durante le feste e le cerimonie religiose, siano
nati più di duemila anni fa e non si avvalevano semplicemente
delle ombre proiettate su un telo attraverso l’uso delle mani, ma soprattutto
di figure finemente intagliate nel legno, che consentivano così di
rappresentare anche personaggi astratti o mitologici.
Com’è chiaro, la tradizione delle immagini in movimento trova in qualche
modo una sua origine già nell’antichità, ma è solo nel 1675 che
assistiamo all’invenzione di un congegno ad hoc per la
riproduzione di figure animate.
Come
menzionato in precedenza, è stato il gesuita Athanasius Kircher ad
inventare il primo “proiettore” di immagini in movimento, la lanterna magica: un
contenitore all’interno del quale vi era posta una fonte di luce, come una
candela; attraverso una fessura venivano fatte passare delle immagini
su supporto traslucido che, per mezzo della candela e di una lente che le
ingrandiva, esse erano proiettate su una parete, in sequenza.
La
strada fino alla proiezione del primo cartone animato della storia, però, è
ancora lunga, e fatta più da “giocattoli
ottici” che da vere e proprie tecniche di animazione dei
disegni.
Il taumatropio del
1824, ad esempio: un disco di cartone con un disegno diverso su ciascuna delle
sue facce che, se fatte ruotare velocemente, creavano l’illusione del movimento
delle figure. Il fenachistoscopio,
del 1831, costituito da due dischi su cui erano raffigurate delle immagini in
successione, da poter osservare per mezzo di uno specchio. E poi ancora
il prassinoscopio,
inventato nel 1877 da Émile
Reynaud, il quale ha dato poi vita al suo Teatro Ottico con
la rappresentazione di “pantomime luminose”: un dispositivo in cui vi erano
delle immagini posizionate all’interno di un cilindro girevole, proiettate poi
verso lo spettatore attraverso un sistema di specchi posizionati ad una certa
angolazione.
È evidente come l’animazione abbia preceduto addirittura il cinema “dal
vero” (un po’ quello che oggi chiamiamo live action, insomma), dal
momento che il cinematografo dei fratelli Lumiére è
stato presentato per la prima volta a Parigi nel 1895, per poi conquistare il
mondo intero per gli anni a venire. Ma dopo la proiezione del primo cartone
animato della storia, Fantasmagorie, i cartoon non hanno di
certo perso il loro fascino a causa dell’avvento del cinema,
migliorandosi, al contrario, ed evolvendosi sempre più fino ad arrivare alle
opere dei giorni nostri.
Dopo Fantasmagorie
Con l’affinamento delle tecniche di animazione dei disegni, la proiezione
del primo cartone animato della storia è stata seguita dal sopraggiungere di
altri cartoon, alcuni ancora muti, altri che hanno fatto
proprio l’utilizzo del sonoro: tra essi vanno ricordati
sicuramente Little Nemo (1911) e Gertie the Dinosaur (1914),
entrambi di Winsor McCay; Feline Follies (1919)
di Pat Sullivan e Otto Mesmer; o ancora, i primi corti realizzati
da Walt Disney, come Alice’s Wonderland (1923) e Steamboat Willie (1928).
È proprio grazie alla
notorietà conquistata da alcuni dei protagonisti di questi corti che i cartoni
animati hanno potuto estendere il proprio successo tra il pubblico, tanto da
diventare una fetta importante del cinema e conquistarsi un’etichetta propria:
quella del cinema
d’animazione. Felix the Cat, ad esempio, fa la sua prima comparsa proprio
in Feline Folies:
un simpatico gatto nero dall’aspetto quasi antropomorfo di cui seguiamo le
vicende quotidiane, giunto in Italia all’epoca con il nome di Mio Mao. Il micio
nero dal muso bianco è ritenuto oggi uno dei primi “divi” dei cartoni animati,
benché col tempo la sua presenza sia stata surclassata dall’arrivo
dell’animazione comprensiva di sonoro, cui Pat Sullivan si adeguò forse troppo
tardi.
Sebbene
nello stesso periodo iniziava a farsi strada Walt Disney, imponendosi
col suo nome nel mercato con i film d’animazione e con il suo personaggio più
azzeccato, Topolino (protagonista
di Steamboat Willie),
altri titoli facevano la storia dei cartoni animati e la fortuna dei loro
creatori: in particolare, di questi ultimi, vanno di certo menzionati i fratelli Fleisher,
che utilizzando la tecnica
del rotoscopio brevettata con la serie Out of the Inkwell segnarono
il mondo dei cartoon con un cambiamento profondo.
La
tecnica – ancora largamente utilizzata oggi – consisteva nel ricalcare le
immagini presenti sui fotogrammi di un filmato girato in precedenza,
consentendo così di ottenere risultati fluidi e realistici. Inutile dire che
l’innovazione aveva dato nuova vita ai cartoni animati, rendendo celebri
personaggi come la sensuale Betty Boop (ispirata
alla cantante Helen
Kane) o Koko
il Clown (realizzato invece sull’aspetto di Dave Fleisher),
benché i due fratelli ottennero poi il maggior successo economico dall’acquisto
dei diritti di Popeye,
il forzuto Braccio
di Ferro.
È
inevitabile, poi, associare il nome di Walt Disney alla storia dei cartoon, dal
momento che è proprio tra gli anni ’20 e ’40 che il cinema d’animazione si
arricchisce dei titoli provenienti da casa Disney – ognuno con un diverso grado
di apprezzamento da parte del pubblico – e di un differente modo di realizzare
i cartoni animati: più “fiabesco” e allo stesso tempo realistico, ricco dei
colori dati dalla Technicolor e
delle colonne sonore realizzate ad
hoc che ancora oggi rappresentano dei grandi classici amati
sia dai grandi che dai più piccoli.
Tuttavia,
benché dalla proiezione del primo cartone animato della storia all’animazione
contemporanea siano stati fatti dei considerevoli passi in avanti, non bisogna
dimenticare che questi sono stati possibili anche grazie ad altri grandi protagonisti
esplosi dagli anni ’40 in poi. I celebri personaggi della Warner Bros, come
i Looney Tunes; Tom & Jerry,
nati alla Metro
Goldwyn Mayer dalla fantasia di William Hanna e Joseph Barbera; e
ancora, quelli appartenenti alle serie animate per la TV realizzati sempre
da Hanna e
Barbera una volta lasciata la MGM, come i Flinstones, i Pronipoti, i piloti
delle Wacky Races o
l’Orso Yoghi e Braccobaldo.
E se
gli Stati Uniti hanno saputo cogliere le lezioni date dagli europei che si sono
cimentati nella realizzazione dei primi cartoni animati, vi è stato un altro
paese che dagli anni ’60 in poi è divenuto addirittura un punto di riferimento
per l’animazione globale e ha “fatto scuola” per i paesi occidentali: il Giappone, che dalla
proiezione del suo primo anime, Astro
Boy, vanta una produzione altamente prolifica e sempre più
all’avanguardia, composta da serie che hanno fatto la storia e da lungometraggi
che hanno decretato il successo delle proprie case di produzione (Studio Ghibli, ad
esempio).
Dalla
proiezione del primo cartone animato della storia ad oggi la tecnologia,
infine, si è evoluta a tal punto da permettere di riprendere e celebrare lo
stile cartoonesco tipico dei disegni più celebri degli anni ’20 e ’30,
facendolo proprio per lo sviluppo, ad esempio, di videogiochi di successo come Cuphead, per il
quale sono state utilizzate addirittura le tecniche tradizionali dell’epoca.
Ma
non è tutto: oggi abbiamo la possibilità di rappresentare delle figure ed
animarle grazie all’utilizzo della CGI
(Computer-Generated Imagery), di cui Pixar è
capostipite, ottenendo così film d’animazione sempre più dettagliati,
tridimensionali, plastici, tali da incantarci ancora e sempre più. Com’è di
certo avvenuto per chi vedeva per la prima volta in assoluto il disegno di un
piccolo clown in movimento su una lavagna.
https://www.tomshw.it/culturapop/primo-cartone-animato-della-storia/
Nessun commento:
Posta un commento