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martedì 17 agosto 2021

Lo Sapevate Che: Fantasmagorie, il primo cartone animato della storia: Un clown sfortunato che si trova a fare i conti con oggetti che si trasformano in continuazione, catapultandolo ogni volta in una diversa dimensione

 Quando è avvenuta la proiezione del primo cartone animato della storia? Il 17 agosto 1908: esso era intitolato Fantasmagorie ed è considerato dagli storici il primo vero cartoon a poter essere chiamato tale. Con alle spalle una tradizione centenaria di “immagini in movimento” realizzate tramite i congegni più disparati, Fantasmagorie è stato tuttavia il primo ad aver utilizzato quelle tecniche che negli anni avrebbero aperto la strada ai cartoni animati moderni fino a giungere alla tecnologica animazione contemporanea. Ricostruiamone insieme la storia.

 

Emile Cohl e il primo cartone animato della storia

 

Per realizzare una sequenza animata di poco meno di un minuto e mezzo sono stati impiegati settecento disegni e quasi cinque mesi di lavoro. Il tutto, sfruttando le conoscenze date dalle scoperte fatte fino a quel momento nell’ambito dei “disegni in movimento” e un apparecchio che consentisse la proiezione delle immagini in rapida successione, il fantasmograph, il quale creava l’illusione del movimento.

È al regista e sceneggiatore francese Emile Cohl che si deve la realizzazione di Fantasmagorie, il cui titolo fa riferimento proprio al congegno menzionato, una sorta di lanterna magica degli inizi del ‘900 che si ispira a quella inventata da Athanasius Kircher verso la fine del ‘600. Cohl è considerato oggi un pioniere del suo campo, sebbene all’epoca non ottenne i dovuti riconoscimenti: fu il primo a creare delle animazioni a partire da fumetti e regista di oltre trecento film, gran parte della sua produzione è andata perduta e la mancanza di brevetti depositati per le sue creazioni ha fatto sì che Cohl morisse in miseria.

 

Per produrre il primo cartone animato della storia, Emile Cohl ha dapprima illustrato i suoi disegni con inchiostro nero su carta bianca, per poi fotografarli su pellicola negativa, così da conferire loro l’effetto di raffigurazioni fatte con un gessetto su una lavagna. Esse mostrano il protagonista di FantasmagorieFantoche, un clown alle prese con i personaggi e gli oggetti più disparati, in continuo mutamento (una donna con un cappello enorme, un elefante, un poliziotto, un cannone che si trasforma in una bottiglia che si Il cartoon non possiede quindi una vera e propria trama, quanto piuttosto una serie di immagini in movimento che cambiano di continuo sotto i nostri occhi. Si potrebbe dire addirittura che Emile Cohl abbia utilizzato anche una sorta di “tecnica mista” quando ancora quest’espressione non era nota, dal momento che nell’arco della sua breve animazione possiamo vedere anche le sue mani che disegnano e “muovono” Fantoche.

Benché gli storici siano oggi concordi sulla definizione di Fantasmagorie come primo vero cartone animato della storia, nel 1906 c’era già stato un tentativo di animazione, da parte dell’inglese James Stuart Blackton, il quale sfruttava però l’illusione del movimento data dalla tecnica della stop motion. Il suo cortometraggio Humorous Phases of Funny Faces dava quindi vita ai propri personaggi attraverso la fotografia consecutiva dei diversi cambiamenti apportati ad ogni singolo disegno, dando così l’idea dell’azione.

trasforma in un fiore). Insomma, una sorta di stream of consciousness animato.

Oggi celebriamo quindi centododici anni dalla proiezione del primo cartone animato della storia, tuttavia la tradizione dell’animazione delle figure risale a tempi molto più antichi.

 

Prima di Fantasmagorie: un po’ di storia dell’animazione

 

Intrattenere grandi e piccoli attraverso la rievocazione di storie per immagini: questo era sostanzialmente lo scopo del teatro delle ombre cinesi, dalle origini così remote da risultare oggi molto incerte. È pressoché assodato comunque che i primi spettacoli, allestiti soprattutto durante le feste e le cerimonie religiose, siano nati più di duemila anni fa e non si avvalevano semplicemente delle ombre proiettate su un telo attraverso l’uso delle mani, ma soprattutto di figure finemente intagliate nel legno, che consentivano così di rappresentare anche personaggi astratti o mitologici.

Com’è chiaro, la tradizione delle immagini in movimento trova in qualche modo una sua origine già nell’antichità, ma è solo nel 1675 che assistiamo all’invenzione di un congegno ad hoc per la riproduzione di figure animate.

Come menzionato in precedenza, è stato il gesuita Athanasius Kircher ad inventare il primo “proiettore” di immagini in movimento, la lanterna magica: un contenitore all’interno del quale vi era posta una fonte di luce, come una candela; attraverso una fessura venivano fatte passare delle immagini su supporto traslucido che, per mezzo della candela e di una lente che le ingrandiva, esse erano proiettate su una parete, in sequenza.

La strada fino alla proiezione del primo cartone animato della storia, però, è ancora lunga, e fatta più da “giocattoli ottici” che da vere e proprie tecniche di animazione dei disegni.

Il taumatropio del 1824, ad esempio: un disco di cartone con un disegno diverso su ciascuna delle sue facce che, se fatte ruotare velocemente, creavano l’illusione del movimento delle figure. Il fenachistoscopio, del 1831, costituito da due dischi su cui erano raffigurate delle immagini in successione, da poter osservare per mezzo di uno specchio. E poi ancora il prassinoscopio, inventato nel 1877 da Émile Reynaud, il quale ha dato poi vita al suo Teatro Ottico con la rappresentazione di “pantomime luminose”: un dispositivo in cui vi erano delle immagini posizionate all’interno di un cilindro girevole, proiettate poi verso lo spettatore attraverso un sistema di specchi posizionati ad una certa angolazione.

È evidente come l’animazione abbia preceduto addirittura il cinema “dal vero” (un po’ quello che oggi chiamiamo live action, insomma), dal momento che il cinematografo dei fratelli Lumiére è stato presentato per la prima volta a Parigi nel 1895, per poi conquistare il mondo intero per gli anni a venire. Ma dopo la proiezione del primo cartone animato della storia, Fantasmagorie, i cartoon non hanno di certo perso il loro fascino a causa dell’avvento del cinema, migliorandosi, al contrario, ed evolvendosi sempre più fino ad arrivare alle opere dei giorni nostri.

 

 

Dopo Fantasmagorie

 

Con l’affinamento delle tecniche di animazione dei disegni, la proiezione del primo cartone animato della storia è stata seguita dal sopraggiungere di altri cartoon, alcuni ancora muti, altri che hanno fatto proprio l’utilizzo del sonoro: tra essi vanno ricordati sicuramente Little Nemo (1911) e Gertie the Dinosaur (1914), entrambi di Winsor McCayFeline Follies (1919) di Pat Sullivan e Otto Mesmer; o ancora, i primi corti realizzati da Walt Disney, come Alice’s Wonderland (1923) e Steamboat Willie (1928).

È proprio grazie alla notorietà conquistata da alcuni dei protagonisti di questi corti che i cartoni animati hanno potuto estendere il proprio successo tra il pubblico, tanto da diventare una fetta importante del cinema e conquistarsi un’etichetta propria: quella del cinema d’animazioneFelix the Cat, ad esempio, fa la sua prima comparsa proprio in Feline Folies: un simpatico gatto nero dall’aspetto quasi antropomorfo di cui seguiamo le vicende quotidiane, giunto in Italia all’epoca con il nome di Mio Mao. Il micio nero dal muso bianco è ritenuto oggi uno dei primi “divi” dei cartoni animati, benché col tempo la sua presenza sia stata surclassata dall’arrivo dell’animazione comprensiva di sonoro, cui Pat Sullivan si adeguò forse troppo tardi.

Sebbene nello stesso periodo iniziava a farsi strada Walt Disney, imponendosi col suo nome nel mercato con i film d’animazione e con il suo personaggio più azzeccato, Topolino (protagonista di Steamboat Willie), altri titoli facevano la storia dei cartoni animati e la fortuna dei loro creatori: in particolare, di questi ultimi, vanno di certo menzionati i fratelli Fleisher, che utilizzando la tecnica del rotoscopio brevettata con la serie Out of the Inkwell segnarono il mondo dei cartoon con un cambiamento profondo.

La tecnica – ancora largamente utilizzata oggi – consisteva nel ricalcare le immagini presenti sui fotogrammi di un filmato girato in precedenza, consentendo così di ottenere risultati fluidi e realistici. Inutile dire che l’innovazione aveva dato nuova vita ai cartoni animati, rendendo celebri personaggi come la sensuale Betty Boop (ispirata alla cantante Helen Kane) o Koko il Clown (realizzato invece sull’aspetto di Dave Fleisher), benché i due fratelli ottennero poi il maggior successo economico dall’acquisto dei diritti di Popeye, il forzuto Braccio di Ferro.

È inevitabile, poi, associare il nome di Walt Disney alla storia dei cartoon, dal momento che è proprio tra gli anni ’20 e ’40 che il cinema d’animazione si arricchisce dei titoli provenienti da casa Disney – ognuno con un diverso grado di apprezzamento da parte del pubblico – e di un differente modo di realizzare i cartoni animati: più “fiabesco” e allo stesso tempo realistico, ricco dei colori dati dalla Technicolor e delle colonne sonore realizzate ad hoc che ancora oggi rappresentano dei grandi classici amati sia dai grandi che dai più piccoli.

Tuttavia, benché dalla proiezione del primo cartone animato della storia all’animazione contemporanea siano stati fatti dei considerevoli passi in avanti, non bisogna dimenticare che questi sono stati possibili anche grazie ad altri grandi protagonisti esplosi dagli anni ’40 in poi. I celebri personaggi della Warner Bros, come i Looney TunesTom & Jerry, nati alla Metro Goldwyn Mayer dalla fantasia di William Hanna e Joseph Barbera; e ancora, quelli appartenenti alle serie animate per la TV realizzati sempre da Hanna e Barbera una volta lasciata la MGM, come i Flinstones, i Pronipoti, i piloti delle Wacky Races o l’Orso Yoghi e Braccobaldo.

E se gli Stati Uniti hanno saputo cogliere le lezioni date dagli europei che si sono cimentati nella realizzazione dei primi cartoni animati, vi è stato un altro paese che dagli anni ’60 in poi è divenuto addirittura un punto di riferimento per l’animazione globale e ha “fatto scuola” per i paesi occidentali: il Giappone, che dalla proiezione del suo primo anime, Astro Boy, vanta una produzione altamente prolifica e sempre più all’avanguardia, composta da serie che hanno fatto la storia e da lungometraggi che hanno decretato il successo delle proprie case di produzione (Studio Ghibli, ad esempio).

Dalla proiezione del primo cartone animato della storia ad oggi la tecnologia, infine, si è evoluta a tal punto da permettere di riprendere e celebrare lo stile cartoonesco tipico dei disegni più celebri degli anni ’20 e ’30, facendolo proprio per lo sviluppo, ad esempio, di videogiochi di successo come Cuphead, per il quale sono state utilizzate addirittura le tecniche tradizionali dell’epoca.

Ma non è tutto: oggi abbiamo la possibilità di rappresentare delle figure ed animarle grazie all’utilizzo della CGI (Computer-Generated Imagery), di cui Pixar è capostipite, ottenendo così film d’animazione sempre più dettagliati, tridimensionali, plastici, tali da incantarci ancora e sempre più. Com’è di certo avvenuto per chi vedeva per la prima volta in assoluto il disegno di un piccolo clown in movimento su una lavagna.

https://www.tomshw.it/culturapop/primo-cartone-animato-della-storia/

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