“Nulla contribuisce a
tranquillizzare la mente quanto uno scopo preciso, un punto sul quale l'anima
possa fissare il suo occhio.” Mary Shelley
Tutto in una notte
La scrittrice inglese Mary Shelley nasce
a Londra il 30 agosto 1797 dal filosofo William Godwin, uno degli esponenti più
importanti del razionalismo anarchico, e da Mary Wollstonecraft, donna forte e
determinata fra i primi personaggi della sua epoca a promuovere i diritti della
donna. Purtroppo, questa madre così eccezionale che avrebbe potuto sicuramente
dare tantissimo alla figlia, morì poco dopo il parto. Godwin si risposerà nel
1821 con una vedova sua conoscente e madre di due figli, la signora Clairmont.
Mary invece incontra durante un
soggiorno in Scozia il giovane e geniale poeta ribelle Percy
Bysshe Shelley, che sposa nel 1816, appena
diciannovenne e dopo una rocambolesca fuga in Svizzera. Alle spalle del poeta
si nascondeva una tragedia poiché aveva già perso una prima moglie, Harriet
Westbrook, morta suicida e causa della rottura dei suoi rapporti col padre, che
non avrebbe mai più visto. L'eccessivo e inquieto poeta inglese diverrà poi
celebre per il racconto "La regina Mab" e per il dramma lirico
"Prometeo liberato".
Con lui viaggia in Francia, Germania e
Olanda.
Nel 1822, dopo essersi trasferiti a La
Spezia, Percy Shelley ed un amico, marito di un'amica comune, partono alla
volta di Genova: i due non torneranno più; il corpo del poeta viene rinvenuto
tra i flutti il 15 luglio.
Tornata a Londra dopo la morte del
febbrile marito, Mary vive in Inghilterra con i proventi del proprio lavoro di
scrittrice professionista. Autrice di vari romanzi, diverrà famosa soprattutto
per "Frankenstein o il Prometeo moderno", il suo primo libro scritto
nel 1818 e nato quasi per gioco, ossia quando Byron, durante un soggiorno estivo con gli Shelley e il
fido Polidori a Ginevra, suggerì che ciascuno di loro scrivesse un racconto
dell'orrore, racconto che poi ognuno avrebbe letto agli altri come passatempo
serale. Shelley compose un'opera breve intitolata "The
Assassins", Byron scrisse il racconto "The burial" (che
poi venne pubblicato nel 1819 con il titolo "A fragment") mentre
Polidori creò la romantica figura di un vampiro affascinante e misterioso, con
il romanzo breve "The vampire"; Mary scrisse invece Frankenstein,
dopo averlo sognato in un terribile incubo (così almeno narra la leggenda). Il
soggetto è comunque palesemente ispirato al mito antichissimo dell'uomo
creatore della vita (ma anche alle "Metamorfosi" di Ovidio e al "Paradiso perduto" di Milton), ma in cui al prodigio si sostituiscono chimica e
galvanismo.
Il libro tratta la storia di un giovane
svizzero studioso di filosofia naturale che, servendosi di parti anatomiche sottratte
a vari cadaveri, costruisce una creatura mostruosa, cui riesce con procedimenti
di cui lui solo ha il segreto a infondere la scintilla della vita. Malgrado
l'aspetto terrificante la creatura si rivela la quintessenza della bontà di
cuore e della mitezza d'animo. Ma quando si accorge del disgusto e della paura
che suscita negli altri, la sua natura, incline alla bontà, subisce una totale
trasformazione ed egli diviene un'autentica furia distruttiva; dopo molti
delitti finisce per uccidere anche il suo creatore.
Brian W. Aldiss, critico inglese e
scrittore egli stesso di fantascienza, pone alla base della moderna Fantascienza proprio il romanzo di Mary Shelley ed è indubbio
che tutte le storie scritte in seguito e basate sul binomio Creatore-Creatura
viaggino sulla falsariga di "Frankenstein".
A Mary Shelley si devono naturalmente
anche altre opere, alcune della quali precorrono anch'esse temi tipicamente
fantascientifici (come "L'ultimo uomo", un romanzo che narra
dell'unico superstite di una terribile epidemia che ha cancellato l'intera
umanità), novelle che però non raggiunsero mai la fama della sua opera prima.
Il successo di quel suo primo libro, che
ha goduto di costante fortuna ed è stato oggetto di innumerevoli imitazioni, si
deve alla quantità di domande e di dubbi etico-filosofici che è in grado di
sollevare, quali le speculazioni sulle origini della vita, il ruolo ambiguo
della scienza, spesso inconsapevole creatrice di "mostri",
il problema della bontà e creatività originaria dell'uomo, in seguito corrotto
dalla società, e così via.
Una nota inquietante della vita di Mary
Shelley è ricavata dalla tragica fine che quasi tutti i partecipanti a quelle
serate ginevrine fecero: Percy Shelley, come detto, morì annegato a causa di un
naufragio, Byron morì
giovanissimo a Missolungi, Polidori si suicidò...
Mary invece, dopo una tormentata
esistenza (che dopo il successo e la morte del marito proseguì infarcita di
scandali, difficoltà economiche e amori respinti), morirà a Londra il giorno 1
febbraio 1851, dopo aver condotto una serena vecchiaia in compagnia dell'unico
figlio rimastole.
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