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lunedì 24 febbraio 2020

Lo Sapevate Che: Sandro Pertini, 25 anni fa se ne andava il presidente più amato dagli italiani


Il 24 febbraio 1990 moriva a Roma Sandro Pertini, partigiano, padre costituente, presidente della Camera e settimo Presidente della Repubblica italiana. Un personaggio che ha segnato la storia del nostro Paese ed è rimasto nei cuori di molti -

24 febbraio 2015 Il Presidente più amato. Nella memoria collettiva Sandro Pertini è senza dubbio il Capo dello Stato che più di ogni altro ha saputo riavvicinare le istituzioni ai cittadini. Ma prima di salire al Colle, lunga e intensa è stata la vita del 7° Presidente della Repubblica italiana.  

Classe 1896, Pertini fa parte della generazione chiamata a combattere nella Grande Guerra e, appena ventenne, è inviato sul fronte dell’Isonzo come sottotenente e viene decorato con la medaglia al valore per un assalto sulla Bainsizza. A fine guerra, nominato tenente, Pertini entrerà a Trento alla testa del suo plotone.  

Tornato nella sua Liguria, il futuro Presidente riprende gli studi, si diploma, si laurea, si iscrive al partito socialista e comincia la sua militanza antifascista anche grazie agli incontri con figure di spicco della nascente opposizione come Gaetano Salvemini, i fratelli Rosselli ed Ernesto Rossi.  

Finito nel mirino delle camice nere, Pertini subisce le aggressioni delle squadracce e, condannato al confino, si rifugia in Francia da dove tornerà sotto falso nome nel 1929 per riorganizzare il partito socialista e metterlo in contatto con le altre forze antifasciste. Pertini viene però riconosciuto e arrestato. La condanna del Tribunale speciale é durissima: dieci anni di carcere e tre di vigilanza speciale nelle strutture di Santo Stefano, Turi, Pianosa, Ponza e Ventotene. Durante la prigionia sua madre scriverà una richiesta di grazia cui Pertini si opporrà scrivendo: “Non mi associo a simile domanda perché sento che macchierei la mia fede politica, che più d’ogni altra cosa, della mia stessa vita, mi preme”.  

 Nel ’43, dopo la caduta di Mussolini, viene liberato ma la sua libertà dura poco, viene infatti catturato dalle SS e condannato a morte. Incarcerato a Regina Coeli insieme a Giuseppe Saragat, viene liberato dai partigiani.  

 Nel ’44 Pertini parte per Milano per partecipare alla liberazione della città dai nazifascisti come membro del CLNAI e segretario del Partito Socialista per l’Italia occupata. E sarà proprio la sua voce a proclamare alla radio lo sciopero generale insurrezionale della città il 25 aprile, tenendo poi uno storico comizio in Piazza Duomo, davanti alla cittadinanza liberata. E sarà Pertini anche tra le personalità che decideranno il destino del Duce: “Mussolini, mentre giallo di livore e di paura tentava di varcare la frontiera svizzera, è stato arrestato. Egli dovrà essere consegnato a un tribunale del popolo, perché lo giudichi per direttissima. E per tutte le vittime del fascismo e per il popolo italiano dal fascismo gettato in tanta rovina egli dovrà essere e sarà giustiziato. Questo noi vogliamo, nonostante che pensiamo che per quest’uomo il plotone di esecuzione sia troppo onore. Egli meriterebbe di essere ucciso come un cane tignoso”.  

Alla fine della guerra Pertini viene eletto all’Assemblea Costituente e, nel 1968, è il primo non democristiano e di sinistra ad essere eletto presidente della Camera dei Deputati.   E’ invece il giugno del 1978 quando viene eletto 7° Presidente della Repubblica. Nei primi tre scrutini la DC opta per Guido Gonella, il PCI per Giorgio Amendola e il PSI per Pietro Nenni. La convergenza tra le tre forze politiche si avrà solo al 16° scrutinio e il nome accettato da tutti sarà quello di Sandro Pertini: 832 voti a favore su 995.  

Salito al Colle in un momento particolarmente delicato per l’Italia, nel pieno degli anni di piombo, Pertini caratterizzerà la sua presidenza per il modo non convenzionale in cui la interpreta, scegliendo ad esempio di non andare ad abitare al Quirinale e preferendo la sua casa romana.  

 Storiche sono le immagini che lo ritraggono in Spagna, durante i mondiali di calcio vinti dagli azzurri, e sull’aereo dove gioca a carte con il ct Enzo Bearzot.   Nel 1984, alla scomparsa di Enrico Berlinguer, parte da Roma con un volo presidenziale per poter scortare la salma del leader comunista nella capitale e durante le esequie in piazza S. Giovanni, Nilde Iotti, ringraziando Pertini dal palco delle autorità, susciterà un lungo e commovente applauso.  

Il 29 giugno del 1985, Pertini si dimette dalla carica per permettere l’immediato insediamento di Francesco Cossiga, eletto suo successore, e diventa senatore a vita, ma non svolgerà più attività politica, tenendo come unico incarico ufficiale la presidenza della Fondazione di Studi Storici Filippo Turati, nata a Firenze nello stesso anno.  

Muore a Roma la notte del 24 febbraio 1990, all’età di 93 anni, per le complicazioni di una caduta. Per suo espresso desiderio le sue ceneri vengono traslate a Stella San Giovanni, suo paese natale in Liguria.

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