Cermis, 21 anni
dopo: la strage dimenticata
Roma, 3 feb – 3 febbraio 1998, ore 15 e 13 minuti. Vola basso,
sembra sfiorare le cime degli alberi alla folle velocità di mille chilometri
all’ora. Sotto, il gorgogliare del torrente Avisio, e case, chiese, boschi, che
fuggono veloci sotto la pancia del predatore. I vetri delle finestre
sussultano, paiono brividi di terrore a presagio dell’imminente tragedia. Poi
l’ultimo tuffo.
Sono venti in quel guscio lucente che scende dalla cima dell’Alpe
Cermis.
Sono venti che vedono un lampo nel cielo. Sono venti a macchiare di rosso
vermiglio la neve, cento metri più giù.
Il Grumman EA-6 Prowler del Corpo dei Marines, matricola BuNo
163045, è partito da Aviano alle 13, 30 minuti e 50 secondi, con circa sei
minuti di ritardo rispetto al programma di volo, perché il capitano Richard
Ashby, pilota comandante, e il parigrado Joseph Schweitzer stavano aspettando
le videocassette necessarie per filmare le montagne. Gli altri membri
dell’equipaggio sono il capitano Chandler Seagraves e il capitano William
Raney.
Il piano di volo assomiglia più a un opuscolo pubblicitario di un
tour turistico che a un programma addestrativo: Ampezzo, Brunico, Ponte di
Legno, Casalmaggiore, Lago di Garda, Riva del Garda, Marmolada. La tratta tra Aviano e Ponte di Legno
viene percorsa trasgredendo altitudine, velocità e rotta,
mentre la Pianura Padana è sorvolata a quote inferiori a quelle prescritte.
Come imbocca la Valle di Fiemme, il pilota fa girare i motori Pratt&Whitney
al massimo, spinge a fondo la barra di comando e picchia, scendendo a 2400
piedi al minuto, fino a raggiungere i 357 piedi, cioè il 65% meno della quota
minima concessa. Passa sul lago di Stramentizzo a un’altitudine compresa tra i
270 e i 310 metri. «Obiettivo in vista», grida il capitano navigatore
Schweitzer. Il
pilota picchia ancora fino a 111 metri, per filar via sotto le funi della
teleferica.
La gondola appare improvvisamente, gialla, abbagliante. Richard
Ashby cerca di evitarla, ma l’aereo
si pianta nei cavi della funivia del Cermis, che il peso della
cabina aveva abbassato. La portante e la traente vengono recise dall’ala
destra, mentre la fune di servizio, più fine e posta più in alto, è troncata
dall’impennaggio di coda.
Il Prowler perde qualche pezzo, ma subito s’impenna. Ashby accende
i post-bruciatori. Due palle di fuoco fendono il cielo e scompaio
all’orizzonte. Il
grifo d’acciaio è fuggito dopo aver dilaniato la sua preda,
della quale alcuni brandelli rimangono impigliati tra i suoi artigli. Nelle
fenditure delle ali vengono rinvenuti legnoli appartenenti alla fune portante e
sfilacciature di canapa componenti quella traente.
Il Grumman EA-6 atterra ad Aviano su di una pista predisposta per
l’emergenza. È danneggiato e perde carburante. Può prendere fuoco da un momento
all’altro ed esplodere. L’equipaggio deve abbandonare il veicolo al più presto.
Il capitano Raney, dalla fretta di saltare si frattura una caviglia. Ashby e
Schweitzer sembra che non abbiano però timore di finire arrosto; infatti si
attardano nell’abitacolo per cancellare le prove della loro bravata. Prelevano e fanno sparire le
videocassette con la registrazione di tutte le scriteriate acrobazie effettuate,
mentre «la squadra di soccorso stava accorrendo per assicurarsi che le loro
vite fossero salve», come dichiarato dal Procuratore, maggiore generale Daugherty.
Siamo nel 1998. Gli americani si preparano a invadere l’Iraq e si
addestrano a scorrazzare in Serbia e Bosnia. Si stanno addestrando a volare a
bassa quota tra le montagne italiane. Probabilmente erano memori di quando,
durante la Seconda guerra mondiale, i titini tendevano funi per ostacolare il
volo degli aerei tedeschi tra le pendici montuose delle strette valli
jugoslave.
Lo squadrone a cui appartiene il Prowler BuNo 163045, collocato in
Italia per le scorribande yankee nell’ex Jugoslavia, ha già effettuato, nei sei
mesi di sosta nel Bel Paese, ben
undici missioni di addestramento a bassissima quota, denominate
“Deliberate Guard”, utilizzando in modo continuativo il nostro spazio aereo.
Tutto ciò in violazione della sovranità nazionale italiana, secondo modalità che infrangono gli accordi in
vigore e in contrasto con varie deliberazioni emanate
dalle nostre autorità militari. In particolare, con la disposizione varata
dallo Stato Maggiore Aeronautica il 21 aprile 1997, che stabilisce che tutti i
velivoli dei reparti di volo stranieri operanti dalle basi aeree italiane, in
supporto alle operazioni nella ex Jugoslavia, non possono volare missioni
addestrative di navigazione a bassissima quota sul territorio italiano e sulle
acque territoriali nazionali.
Sono da segnalare anche il messaggio emesso, il 16 agosto 1997,
dal 1° ROC (Regional Operation Center) di Monte Venda, che richiama
l’attenzione riguardo al divieto di volo sotto i 2000 piedi di quota sulle zone
alpine del Trentino-Alto Adige, e la disposizione, emanata il 12 dicembre 1990
dal comando della Prima Regione Aerea di Milano, che vieta a tutti i velivoli la
navigazione a bassa quota sotto i 1000 piedi AGL (al di sopra del livello del
suolo) sulle zone montane innevate.
Oltre tutto, però, come leggiamo nella relazione della Commissione
parlamentare d’inchiesta sulle responsabilità relative alla tragedia del
Cermis: «Per gli aerei rischierati ad Aviano nell’operazione “Deliberate Guard”
non erano previsti voli di addestramento: infatti, scopo operativo primario
della squadriglia VMAQ-2 del “Marine Corps” era condurre missioni AOR (area di
responsabilità) in Bosnia e non effettuare addestramenti a bassa quota».
Da ciò si deduce che il
volo era stato illegittimamente predisposto. Inoltre, sempre la
Commissione d’inchiesta ci dice che: «I comandanti americani, invece di
chiedere la dovuta autorizzazione di livello operativo al comandante italiano
della V ATAF di Vicenza, ente che avrebbe potuto bloccare la missione,
l’avevano puramente e semplicemente inserita nel PVG (Piano di volo
giornaliero) relativo ai voli programmati per il 3.2.98 trasmesso al COA/COM di
Martina Franca, in tal modo aggirando il controllo ed in sostanza facendo
apparire il volo come uno dei tanti consentiti».
A tutto ciò bisogna aggiungere che i membri l’equipaggio del
Prowler non hanno nemmeno rispettano il piano di volo predisposto,
effettuando irresponsabili
funambolismi al solo fine di filmare il volo, quale “souvenir” da mostrare ad
amici e parenti una volta rientrati negli “States”.
Si capisce subito che le autorità americane se ne strafregano
della italica sovranità e da subito si rifiutano di far processare in Italia i
propri piloti. Sbandierano la “Convenzione di Londra” stipulata nel 1951 e
ratificata da parte italiana nel 1955, che stabilisce che la giurisdizione sia
di competenza statunitense, in quanto l’incidente è avvenuto nell’ambito di una
missione militare compiuta da un aereo degli Usa.
Richard Ashby e Joseph Schweitzer vengono quindi rinviati a
giudizio nell’ambito della Giustizia militare statunitense. Il primo verdetto
della Corte Marziale è di assoluzione
per Ashby e di archiviazione per Schweitzer. Un secondo
processo, anche grazie alla collaborazione del capitano Chandler Seagraves,
vede i due imputati condannati. Shweitzer viene radiato dal Corpo dei
“Marines”, mentre Ashby, oltre ad essere radiato dai “Marines”, viene
condannato a sei mesi di carcere per “cospirazione e ostruzione della
giustizia”. Eriprando della Torre di Valsassina https://www.ilprimatonazionale.it/cronaca/morti-senza-giustizia-21-anni-fa-la-strage-del-cermis-103313/
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