E’ Appena cominciato il nuovo anno, dunque è
tempo di auguri e di auspici. Mi sono chiesto quale potrebbe essere l’augurio
migliore da fare a tutti noi e devo confessare che ci ho messo un po' a trovare
la risposta. Il 2016 non è stato un anno semplice. E anche il 2017 si annuncia
come un anno difficile. Non c’è una ricetta facile per risolvere le grandi
questioni e non ce n’è nemmeno una condivisa per quelle più piccole. A casa
nostra, in questo momento, domina l’incertezza. Si faranno le elezioni a
giugno? Quali saranno le risposte della Corte Costituzionale sull’Italicum e
sui referendum della Cgil? Quali conseguenze produrranno? Come si sbroglierà la
matassa dei voucher? Come uscire da una crisi economica, ma anche politica e di
valori? Come sarà la nuova legge elettorale? C’è tanto da fare, ci sono temi,
problemi, bisogni e speranze che non possono attendere. Quali sono le priorità
per il Paese? Graduatoria difficile da comporre…nella mia al primo posto vedo
il lavoro. Ho letto da fonti diverse, dati contraddittori: crescita del “posto
fisso” ma calo dell’occupazione giovanile; una persona su quattro a rischio di
povertà e un divario crescente tra Sud e Nord, ma anche un maggior clima di
fiducia dei consumatori.(..). Poi vedo il tema dei profughi e
dell’immigrazione. Gli italiani e le istituzioni hanno dimostrato di essere
capaci di grande solidarietà e generosità nei confronti di chi scappa dalla
guerra, dalla violenza, dalla tortura, dalla fame. (..). Ci sono degli obblighi
che ci derivano dalle Convenzioni internazionali verso chi ha diritto allo
status di rifugiato, che però riguarda una percentuale limitata di migranti. Ma
questo si può sapere solo dopo che quelle persone sono state salvate dalla
morte. E’ vergognoso dire “ributtiamoli in mare”, ma è anche difficile, e
spesso impossibile, rimandare nel loro Paese coloro che non hanno diritto a
rimanere nel nostro. Bisogna trovare una soluzione, ma, ancora una volta,
partendo dalla realtà e non dall’odio o dalla propaganda. (..). Alla fine mi è
venuto in mente quale può essere il vero augurio: riuscire ad avere un
approccio diverso, da parte di tutti, ai problemi. Che si basi sull’analisi dei
dati reali e sulla consapevolezza della complessità e delle difficoltà. In
questi ultimi tempi raramente si è discusso sui dati di fatto: spesso non si è
visto il buono dov’era e neppure i difetti, dov’erano. In tante occasioni ha
prevalso la partigianeria preconcetta, o la mera ricerca del consenso, non
sulla realtà delle cose e sulla possibilità effettiva di cambiarle. (..). Non
ho dubbi: L’augurio è che la politica torni ad avere il ruolo fondamentale che
le spetta, oltre le secche della faziosità. Non è un invito all’ecumenismo, il
contrario. E’ un elogio della politica contro la partigianeria preconcetta; non
sono le stesse conclusioni, quelle a cui si deve arrivare, ciò che conta è
elaborare il proprio pensiero a partire dai dati di realtà. Ognuno dia risposte
– le più diverse, frutto delle differenti opinioni politiche – ma dia risposte
senza strumentalizzazioni e sulla base della realtà e delle difficoltà.
L’analisi, il più oggettiva è possibile, è il primo antidoto contro il
populismo. E c’è un altro auspicio, per illuminare il 2017: quando si critica,
o si contesta una proposta di altri, si proponga un’alternativa realistica e
percorribile e non ci si limiti a proposte irrealizzabili o alla mera critica
distruttiva. E’ troppo facile, a ogni livello, dire sempre “no, non va bene” o,
come si sente spesso, “il problema è un altro”. La speranza deve guidare il
cammino, ma senza il bagno nella realtà la risposta è la demagogia, non la
realizzazione di un sogno. Ritroviamo la strada perché la politica torni ad
essere, come diceva Vittorio Foa, lo strumento per pensare, oltre a sé stessi,
anche agli altri, e oltre all’oggi anche al domani.
Giuliano Pisapia – La Repubblica – 2 Gennaio 2017-
Nessun commento:
Posta un commento