Cosa rende felici i bambini? La stessa
cosa che li rende intelligenti: la concentrazione. E’ un insegnamento impartito
quasi settant’anni fa da Maria Montassori,
ed allora nessun risultato raggiunto dalla psicologia e dalla neurologia
infantile ne ha smentito la validità. È cambiata, invece la condizione dei
bambini. Uno dei primi a preoccuparsene è stato il sociologo americano Neil
Postman, che nel 1982 preconizzava la “scomparsa dell’infanzia”: un
livellamento delle differenze tra bambini e adulti come effetto della
massificazione mediatica. Da allora, una parola torna con insistenza nella
letteratura scientifica: stress infantile. Ha dei segnali precisi (tra questi,
mal di testa, mal di stomaco, disturbi del sono, aggressività), si associa a
una specifica produzione di ormoni (che indicano negativamente sul
ragionamento, le emozioni e il processo d’attenzione) e può avere dei risvolti
patologici. Non è un caso, secondo gli esperti, se stiamo assistendo a
un’inarrestabile crescita delle malattie psichiatriche in età evolutiva. In
Italia, stando alla Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e
dell’adolescenza (Sinpia), i bambini e i ragazzi che soffrono di disturbi psichici
(oggi quasi quattro milioni) sono in costante aumento. Una tendenza già
denunciata dall’Oms su scala globale, e che preannuncia un futuro difficile,
visto che più del 50 per cento dei disturbi degli adulti ha un esordio in età
evolutiva. Ultimamente, nell’oceano di approcci indicati da educatori,
psicologi e medici, qualcuno sta proponendo come metodo terapeutico e
preventivo la mindfulness, pratica di “pena consapevolezza” elaborata dal
biologo molecolare statunitense Jon Kabat-Zinn per portare in ambito clinico,
laico e occidentale l’esperienza della meditazione. Oggi la mindfulness è usata
con successo nella cura di diversi disturbi dell’età adulta, ma anche come
pratica di equilibrio e liberazione dello stress, e negli Stati Uniti psicologi
e insegnanti cominciano ad adoperarla anche nel contesto dell’infanzia. In
Italia il saggio di una psicoterapeuta, Maria Beatrice Toro, si propone di
informare il grande pubblico sui benefici di una meditazione a misura di
bambino: Crescere con la mindfulness,
Guida per bambini (e adulti) sotto pressione (Franco Angeli). Si parte da
un principio cardine delle discipline orientali: una mente distratta è una
mente infelice. Così recitava anche il titolo di uno studio apparso su Science nel 2010, nel quale alcuni
psicologi di Harvard sostenevano che esiste una stretta relazione tra il nostro
livello di felicità e la capacità di vivere il momento presente. Scopo della
meditazione è proprio seguire ciò che fa la mente mentre lo sta facendo,
liberandosi da ciò che gli psicologi chiamano deriva attenzionale, l’innata
tendenza del pensiero a volare altrove, a preoccuparsi di ciò che non c’è e, di
conseguenza, a soffrire. Perciò lo “sforzo senza sforzo”, come lo definiscono i
buddhisti, è stato indagato in oltre tremila studi scientifici e oggi viene
anche monitorato grazie alle tecnologie di neuroimmagine. L’idea di molti
psicologi è che anche il bambino, attraverso una serie di giochi e di esercizi,
possa imparare a soffermarsi sul qui e ora, sulle sensazioni corporee e sulle
emozioni. Ma, come precisa Maria Beatrice Toro, “nessuno vuole mettere i
bambini a meditare come degli adulti. Si tratta di favorire in loro (e nei
genitori) un atteggiamento mindful,
cioè consapevole, attraverso una serie di giochi ed esercizi che inducono
naturalmente uno stato di calma concentrata. Uno di questi è il decluttering, cioè la liberazione, sia
fisica che psicologica, di spazio vitale. I nostri figli hanno vite e stanze
ingombre di cose superflue. Eliminarle è già un esercizio di meditazione. Si
comincia invitando il bambino a mettere degli oggetti a cui può rinunciare in
una scatola trasparente; dopo un po' si può foderare la scatola di carta e, se
in un mese niente di quello che c’è dentro è stato toccato, gli oggetti si
possono dare via”. (..). Mentre per dirigere l’attenzione sulle emozioni si può
proporre il gioco del barometro interiore. Si comincia prendendo coscienza del
tempo meteorologico per poi arrivare allo stato d’animo: oggi che tempo fa
dentro di te? C’è un bel calore? Tristezza con qualche lacrima di pioggia? C’è
nebbia perché non sai cosa fare? Invece per insegnare ai bambini come
focalizzarsi sul respiro (requisito fondamentale in ogni pratica meditativa),
si può proporre loro di fare delle bolle di sapone le più grandi possibili:
questo porterà automaticamente a controllare la respirazione. Anche solo tre
minuti di esercizio magari prima dei compiti, possono dare grandi risultati,
specie nei bambini con diagnosi di Adhd (disturbo da deficit di attenzione e
iperattività) o in quelli che hanno difficoltà a concentrarsi e gestire le
emozioni. (..). Il saggio della Toro analizza le cause di questa tensione:
sovrabbondanza di stimoli, diminuzione del tempo libero, l’invadenza generata
dall’iperprotettività (sia dei genitori che della società). Gli studi più
recenti in questo senso, tratteggiano un quadro inquietante: i nostri bambini
sono sempre più banali, stanno perdendo la creatività, la capacità di
concentrarsi, e con questa anche il loro punto di vista sul mondo. Ha fatto
discutere a riguardo un recente studio del College of William and Mary in
Virginia, che ha analizzato l’andamento degli scolari americani nel Test di
Torrance, che serve per valutare il pensiero creativo. (..) Quindi per
contrastare questo declino, ben venga la mindfulness. Che però, ovviamente, non
è la sola strada percorribile. Secondo Anna Oliverio Ferraris, psicologa all’Università
La Sapienza di Roma, la chiave della creatività, dell’intelligenza e della
salute psichica del bambino è nell’educazione senso-motoria. “L’approccio della
mindfulness suggerisce esperienze che vengono dall’adulto, guidate dall’adulto,
mentre i bambini hanno bisogno di gioco e libertà” spiega la psicologa. “Sono
anni che lavoro con loro, e vedo che il problema più grande è la riduzione dei
giochi di movimento, da fare all’aria aperta, spontaneamente, con i coetanei,
lasciando spazio all’improvvisazione. Il gioco non è solo scarico di energie, è
apprendimento e crescita del sistema nervoso. Attraverso i giochi di movimento i
bambini diventano più intelligenti.
Giulia Villoresi Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 20
gennaio 2017 -
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