Fra i tanti errori commessi in pochi
mesi a Roma dai grillini, almeno un merito bisogna riconoscerlo ed è di aver
allontanato dalla capitale lo spettro delle Olimpiadi. La questione, si sa, è controversa
e si combatte tuttora sulla rete a base d’insulti e di slogan fra pro e contro,
come tutto il resto ormai, dalla nascita dell’universo alla formazione del
governo e a quella della squadra del cuore. Ma se si analizzano i fatti e i
dati, antica mania di alcuni giornalisti ormai fuori moda, gli ultimi giochi
sono da inserire nella categoria delle grandi catastrofi, al pari di terremoti,
alluvioni o tsunami. Il brasile è appena uscito dall’abbinata
mondiali-olimpiadi, che doveva rilanciarne l’economia, come una nazione in
ginocchio. I costi dei Giochi, lievitati in corsa da 10-20 miliardi, hanno ridotto
Rio de Janeiro sull’orlo del fallimento. I 120 mila posti di lavoro generati,
invece dei 300 mila promessi, si sono già dileguati all’80 per cento in pochi
mesi. Il miraggio del guadagno economico e turistico si è rivelato come tale.
Il Paese rimane in forte recessione (meno 3,3 per cento nel 2016), con un
record di 12 milioni di disoccupati, percorso da violente rivolte, e nel mezzo
di una crisi politica spaventosa. Con l’ex presidente Dilma Rousseff rimossa
dall’impeachment. Non tutti i guai
naturalmente si possono attribuire a Rio 201, ma di certo i costi impazziti dei
Giochi sono stati una mazzata supplementare e guardando anche ai precedenti, la
Grecia per esempio, non si può dire che la fiaccola olimpica porti fortuna. Si
capisce insomma perché le città che hanno rifiutato i Giochi 2024 (Roma,
Boston, Toronto, Amburgo, Madrid) siano più di quelle rimaste in corsa: la
Budapest del regime di Orban, l’eccezione Los Angeles – l’unica sede ad aver
chiuso un’olimpiade in attivo – e la favorita Parigi, dove tuttavia la paura
per gli attentati e per i costi colossali della sicurezza sta ingrossando la
fila dei critici. E una mia vecchia idea che il prezzo dei Giochi andrebbe
diviso fra i bilanci pubblici e i grandi sponsor come Coca Cola e American
Express, che sono gli unici a guadagnarci. Una proposta ragionevole ma meno
efficace delle mazzette ai membri del Cio. Roma in ogni caso non aveva bisogno
dei Giochi per farsi conoscere nel mondo, tanto meno di togliere soldi al
recupero delle periferie e concentrarli su grandi opere per metà incompiute in
un’orgia di tangenti, come ha appena fatto Rio. Di questo almeno, come avrebbe
scritto Giorgio Bocca, grazie barbari.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 13
Gennaio 2017
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