C’Erano 20 gradi, la sera del 31 dicembre a Miami, una
tipica temperatura dolce e un po' umida degli inverni in Florida. Rasheed
indossava una polo bianca a maniche corte rientrando con gli amici e i compagni
dalla festa del cugino, che compie gli anni proprio nel giorno di San Silvestro.
Sui marciapiedi di Dania Beach, un quartiere sul mare a nord di Miami, lui e
gli altri bambini facevano le cose che fanno i bambini quando si trovano
insieme dopo una festa, un po' ciucchi di tutto lo zucchero mangiato nei
pasticcini e nella torta glassata. Si rincorrevano, mimavano azioni di
football, si spingevano, non davano ascolto all’adulto, al fratello maggiore di
Rasheed che cercava di mettere un po' di ordine. L’automobile scivolò
silenziosa nel buio accostandosi al marciapiede, a ari spenti, nera contro il
nero di una strada poco illuminata. Dai finestrini aperti, spuntarono le canne
di rivoltelle che aprirono il fuoco. Sparavano nel mucchio, senza preoccuparsi
della precisione, sapendo che quello sciame di pallottole qualcuno avrebbe
sicuramente colpito. E forse fu la maglietta bianca, visibile nella notte, ad
attirare l’attenzione delle automatiche, forse furono il caso, la sfortuna, ma
Rasheed Cunningham fu raggiunto da quattro colpi nella schiena, e furono
colpite altre due bambine prima che l’accompagnatore adulto riuscisse a
buttarli tutti a terra e l’auto nera, soddisfatta dell’opera, scivolasse via.
Le due bambine si sono salvate, Rasheed è morto. Aveva otto anni. La polizia sa
chi sono gli assassini e perché hanno sparato. Sono “soldati della gang del
Lincoln Park, una delle due bande di ragazzi e ragazze che contendono alla
ganga rivale di West Lake il controllo delle strade di Dania Beach e da almeno
dieci anni, combattono una guerra che si nutre di vendette, faide, rappresaglie
e divora ormai anche le vite dei bambini. Rasheed, che appartiene per linea
familiare a quelli di West Lake, ha pagato per l’assassinio di una ragazzina
avvenuto sei anni or sono e che i fratelli, divenuti grandi nella gang del
Lincoln, hanno pazientemente atteso di far pagare. Neppure il vetusto “codice
d’onore” di tutte le mafie che vietava un tempo l’uccisione di donne e bambini
si applica più, perché questi sono ormai bambini che uccidono bambini. Se i
sospetti della polizia sono corretti, quelle pistole che hanno fatto il tiro a
segno su Rasheed e gli amici erano impugnati da un ragazzo di tredici anni e
dal cugino di quattordici. E un’altra cosa la polizia sa: i bambini scampati
alla esecuzione in massa diventeranno presto ragazzi, teenager, e dovranno
lavare il sangue del loro amico con quello dei loro assassini. O dei fratelli,
o delle sorelle piccole, non importa. Un problema non avranno. Quello di
trovare gli strumenti per continuare la guerra, perché la Florida è lo Stato
americano più generoso in materia di armi. Permette a tutti di comprarle e se
sei minorenne ha poca importanza: ci sarà sempre un adulto che le acquisterà
per te. Consente di portarle addosso, in auto, nella borsetta, nel giubbotto,
perché i cittadini – afferma solenne la legge – hanno il diritto di difendersi.
E quando autorità locali, sindaci, amministratori di contee, assemblee di zona
hanno tentato di imporre regolamenti per contenere l’arsenale privato, il parlamento
della Florida, ha passato una legge che proibisce di limitarlo. Circolano due
milioni di armi personali, registrate in questo Stato di 29 milioni di
abitanti, più quelle illegali e di fatto ogni casa, ogni famiglia, ne ha una.
Seicentomila nuovi permessi saranno rilasciati in questo 2017. La guerra che ha
falciato Rasheed che tornava dalla festa di fine anno continuerà, sotto lo
sguardo benevolo di un nuovo Presidente prossimo all’incoronazione, Donald
Trump, che delle armi è amico e protettore.
Vittorio Zucconi – Opinioni – Donna di Repubblica -14 Gennaio
2017 -
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