Per Lunghi Mesi, di fronte a quella gioielleria in
West Virginia, Doris aveva sognato. Sulla via per la scuola e al ritorno, non
mancava mai di fermarsi in adorazione davanti alle vetrine e immaginare il
giorno in cui avrebbe trovato il coraggio di entrare a provare un certo
orologino, solo provarlo perché lei, sedicenne figlia di un minatore di carbone
e di una Cherokee che il padre picchiava regolarmente, quell’oggetto non
avrebbe mai potuto permetterselo. Ma quando compì sedici anni e la madre le
disse che finalmente l’avrebbe presa con sé e portata via per sempre dalla West
Virginia e dal marito. Doris trovò il coraggio della disperazione. Entrò nella
gioielleria. Riluttante, il proprietario preso l’orologino dalla vetrina, le
permise di rigirarselo fra le dita e persino di metterselo al polso. E in quel
momento accadde qualcosa che avrebbe fatto di Doris Payne una celebrità molto
speciale. Entrarono in negozio un uomo e una donna dall’aspetto assai per bene
e dalla pelle assai bianca. Era l’anno q946, il tempo della segregazione
raziale più sfacciata. Spaventato dal pensiero che quei potenziali clienti
fossero disgustati dalla presenza di una ragazza nera in negozio, il
proprietario sibilò a Doris di andarsene, di uscire subito, di sparire di
corsa. Lei ubbidì, spaventata, corse via. Al polso, portava ancora l’orologino.
Fu allora che nella mente di Doris Payne si accese una lampadina che non si
sarebbe mai più spenta. Fu la scoperta di quanto fosse facile rubare gioielli,
soprattutto per una donna, della quale commessi e proprietari tendono a fidarsi
più che degli uomini. Dal modesto gioielliere della West Virginia più rustica
alle grandi boutique di Monte Carlo, dall’orologino placcato oro a solitari a
dieci carati, la carriera della ladra più ricercata del mondo si sarebbe estesa
per sette decenni e tre continenti. Divenuta una bellissima donna, grazie al
riuscito mix tra il sangue indiano della mamma e africano del padre, sempre
impeccabilmente vestita. Doris avrebbe rubato gioielli per un valore
complessivo che le assicurazioni calcolano, con molta approssimazione, in oltre
10 milioni di dollari. La sua tecnica era sempre la stessa. Puntava a grandi
gioiellerie, prendendo di mira i commessi, possibilmente maschi. Con il suo
charme distaccato e leggermente annoiato, da signora che ha visto e indossato
troppi ninnoli per farsi impressionare da un altro brillante o da una broche
scintillante, si faceva mostrare dozzine di pezzi mostrare dozzine di pezzi che
provava con mani fatate, da prestigiatore. A volte ne comprava uno, di modesto
valore, mentre faceva sparire quello più pregiato. Nel 1972, a Monte Carlo,
portò via un anello con un brillante da 10 carati, valutato allora 500mila
dollari (milione di oggi): il suo “colpo” più grosso. Doris è stata incarcerata
nove volte nella sua vita, con una sentenza massima di sedici mesi, che lei
abbreviò evadendo dall’ospedale dove si era fatta ricoverare per misteriosi
malanni e dove aveva prontamente ipnotizzato con le sue grazie l’infermiere
incaricato di sorvegliarla. La più breve fu una settimana in guardina per
essere uscita da un negozio impermeabile griffato, che naturalmente non aveva
pagato. Ora Doris Payne è di nuovo in attesa di processo, a 86 anni. Nei giorni
degli acquisti di Natale, è stata pizzicata in un sobborgo di Atlanta mentre
cercava di nascondere sotto la camicetta una collana di diamantini da appena
2mila dollari, praticamente un brillocco per una che da giovane viaggiava a
solitari da dieci carati. Ma anche per lei è arrivato il Viale del Tramonto.
Quando è stata intervistata per un film documentario sulla sua vita ha
confessato di avere perduto l’orologino al quale era tanto affezionata.
Vittorio Zucconi – Opinioni -
Donna di Repubblica – 21 gennaio 2017 -
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