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mercoledì 25 gennaio 2017

Lo Sapevate Che: La nostra scuola non è la peggiore probabilmente i nostri governi sì...



L’ultimo Contromano sulla scuola ha acceso un vivace dibattito in rete e quindi vorrei tornare sull’argomento. È anche un’occasione per salutare un grande italiano che è stato per me e molti un punto di riferimento. Tullio De Mauro. Chiedo anzitutto scusa per il titolo sulla Scuola peggiore d’Europa che ha offeso giustamente qualche insegnante, ma non mi appartiene e non riflette il contenuto, come capita a volte nei giornali. Non penso che la scuola italiana sia la peggiore d’Europa. Sono sicuro piuttosto che i governi di questi due decenni abbiano distrutto la scuola pubblica e quindi il futuro dei nostri figli come non è accaduto in nessun altro Paese d’Europa. E questa non è un’opinione, ma un fatto documentato da decine di ricerche. Secondo i rapporti dell’Ocse l’Italia è ultima in Europa per istruzione terziaria dei giovani, solo il 25 per cento contro una media del 42. Siamo diventati il primo paese per numero di giovani che non studiano e non lavorano (NEET) con un tasso del 27,4 per cento, contro la media europea del 14. Abbiamo pochi laureati anche rispetto a paesi più poveri del Sud o dell’Est Europa, eppure i pochi non trovano lavoro (38 per cento di disoccupati) o sono sotto occupati. Nel decennio l’Italia è la nazione dell’Ocse che ha più disinvestito in istruzione e ricerca. Si dirà, c’è la crisi, mancano i soldi. Balle. Negli stati seri l’istruzione è il primo investimento anti congiunturale. E infatti dal 2008 le nazioni dell’Ocse hanno aumentato la spesa pubblica nell’università in media del 22 per cento, mentre nel nostro è scesa del 10. Si è tagliato nella scuola pubblica sette o otto volte più che nella sanità o nella burocrazia. La spesa media per studente è scesa a 10 mila euro, meno della metà che in Usa o Gran Bretagna. Devo continuare? Tutto questo in un Paese che, vengo alla grande battaglia di Tullio De Mauro, soffre di uno dei più alti tassi di analfabetismo funzionale del mondo. La metà degli italiani non è in grado di comprendere un articolo semplice di quaranta ricche, come questo. Dove pensiamo di andare con queste cifre? L’Italia non scoprirà il petrolio trivellando il mare, non fabbricherà le auto elettriche del futuro ed è fuori dalla produzione dell’alta tecnologia. Cultura, istruzione, formazione, da qui bisogna ripartire, ora. I governi stanno uccidendo la scuola pubblica, una riforma dopo l’altra, le opposizioni pensano ad altro: qualcuno ricorda una proposta sull’istruzione da Grillo o Salvini? Molti hanno scritto non è vero che non protestiamo. Ma forse non abbastanza, qui ci vorrebbe una rivoluzione.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 20 gennaio 2017 -


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