L’ultimo
Contromano sulla scuola ha acceso un vivace dibattito in rete e quindi vorrei
tornare sull’argomento. È anche un’occasione per salutare un grande italiano
che è stato per me e molti un punto di riferimento. Tullio De Mauro. Chiedo
anzitutto scusa per il titolo sulla Scuola peggiore d’Europa che ha offeso
giustamente qualche insegnante, ma non mi appartiene e non riflette il
contenuto, come capita a volte nei giornali. Non penso che la scuola italiana
sia la peggiore d’Europa. Sono sicuro piuttosto che i governi di questi due
decenni abbiano distrutto la scuola pubblica e quindi il futuro dei nostri
figli come non è accaduto in nessun altro Paese d’Europa. E questa non è
un’opinione, ma un fatto documentato da decine di ricerche. Secondo i rapporti
dell’Ocse l’Italia è ultima in Europa per istruzione terziaria dei giovani,
solo il 25 per cento contro una media del 42. Siamo diventati il primo paese
per numero di giovani che non studiano e non lavorano (NEET) con un tasso del
27,4 per cento, contro la media europea del 14. Abbiamo pochi laureati anche
rispetto a paesi più poveri del Sud o dell’Est Europa, eppure i pochi non
trovano lavoro (38 per cento di disoccupati) o sono sotto occupati. Nel
decennio l’Italia è la nazione dell’Ocse che ha più disinvestito in istruzione
e ricerca. Si dirà, c’è la crisi, mancano i soldi. Balle. Negli stati seri
l’istruzione è il primo investimento anti congiunturale. E infatti dal 2008 le
nazioni dell’Ocse hanno aumentato la spesa pubblica nell’università in media
del 22 per cento, mentre nel nostro è scesa del 10. Si è tagliato nella scuola
pubblica sette o otto volte più che nella sanità o nella burocrazia. La spesa
media per studente è scesa a 10 mila euro, meno della metà che in Usa o Gran
Bretagna. Devo continuare? Tutto questo in un Paese che, vengo alla grande
battaglia di Tullio De Mauro, soffre di uno dei più alti tassi di analfabetismo
funzionale del mondo. La metà degli italiani non è in grado di comprendere un
articolo semplice di quaranta ricche, come questo. Dove pensiamo di andare con
queste cifre? L’Italia non scoprirà il petrolio trivellando il mare, non
fabbricherà le auto elettriche del futuro ed è fuori dalla produzione dell’alta
tecnologia. Cultura, istruzione, formazione, da qui bisogna ripartire, ora. I
governi stanno uccidendo la scuola pubblica, una riforma dopo l’altra, le
opposizioni pensano ad altro: qualcuno ricorda una proposta sull’istruzione da
Grillo o Salvini? Molti hanno scritto non è vero che non protestiamo. Ma forse
non abbastanza, qui ci vorrebbe una rivoluzione.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 20
gennaio 2017 -
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