Asportano due seni a una paziente, poi
si accorgono che è quella sbagliata. E querelano per diffamazione il giornale
che ha reso noto il fatto. E’ success in Svizzera, dove la Clinica Sant’Anna di
Sorengo ha denunciato per accanimento e concorrenza sleale il settimanale di
lingua italiana Il Caffè di Locarno,
noto per il rigore e l’autorevolezza delle sua inchieste. Adesso la magistratura
elvetica, dopo aver concluso l’istruttoria, ha rinviato a giudizio il direttore
del periodico, insieme al chirurgo che ha commesso l’errore, sono sotto
inchiesta i giornalisti che hanno dato la notizia. Detto in soldoni, quelli che
hanno rivelato il misfatto sono messi sullo stesso banco di quelli che lo hanno
commesso. Contro questo clima sempre più
pesante e che tende a colpevolizzare la libertà di informazione, la
direzione del Caffè è uscita con una
prima pagina bianca. Probabilmente i giudici non fanno che applicare la legge
dando seguito alla denuncia presentata dalla direzione dell’ospedale. E
tuttavia, al di là di quella che sarà la sentenza emessa dalla corte, il
segnale resta preoccupante. E sa molto di intimidazione. Perché riflette un
fastidio crescente e trasversale nei confronti della stampa, soprattutto quando
pone domande scomode alle istituzioni. O, come nel caso della clinica di
Sorengo, scopre una magagna che molti avrebbero preferito tenere coperta.
Evidentemente per non disturbare il manovratore, i media dovrebbero limitarsi a
passare veline e comunicati. Cioè dovrebbero essere ridotti al silenzio. Di
questo silenzio che è la negazione della democrazia la pagina bianca del Caffè è la sintesi perfetta.
Marino Niola – Miti d’Oggi – Il Venerdì di Repubblica
-20 giungo 2017 -
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