Dal Torrino che svetta a 40 metri sul
palazzo settecentesco della Specola, sezione dell’attuale Museo di storia
naturale dell’Università di Firenze, non solo si gode di una vista spettacolare
della città, ma si può osservare il cielo a 360 gradi. Ed è proprio quello che
facevano da questa torre alcuni dei maggiori astronomi fiorentini nella prima
metà dell’800. “Qui nel 1807 è nato infatti il primo osservatorio astronomico
di Firenze, trasferito poi nel 1872 sulla vicina collina di Arcetri” spiega
Guido Chelazzi, presidente del Museo di storia naturale. “Ed è qui che in
occasione della mostra Astronomia e fisica a Firenze, dalla Specola ad Arcetri
si possono ammirare alcuni telescopi che, grazie agli otto finestroni della
sala ottagonale, all’epoca venivano puntati in ogni direzione per osservare
pianeti, stelle, comete, tra cui lo speciale telescopio conico ideato da Giovan
Battista Donati con cui sono state realizzate le prime osservazioni degli
spettri di emissione delle stelle”. Aperta fino al 19 marzo, l’esposizione è
“un’occasione per ripercorrere il profondo legame di Firenze con la scienza, a
partire da dove tutto è cominciato” spiega Chelazzi. “Nel 1775, infatti, per
volere del granduca Pietro Leopoldo di Lorena nel complesso della Specola è
stato realizzato l’Imperiale e Reale Museo di Fisica e storia naturale, dove
furono trasferiti dagli Uffizi strumenti scientifici e collezioni naturaliste.
Uno dei primi esempi in Europa di museo della scienza aperto alla popolazione e
vero e proprio luogo di ricerca attiva, da cui ha mosso i primi passi anche
l’ateneo cittadino, perché qui sono nate le prime cattedre in fisica e
astronomia”. E proprio tra due templi fondamentali per la storia della fisica e
dell’astronomia a Firenze si snoda il percorso espositivo. Parte dalla Tribuna
di Galileo (al primo piano del Museo della Specola), esempio di architettura
neoclassica, dove si è avvolti da affreschi e bassorilievi che raffigurano gli strumenti
e le scoperte dello scienziato toscano. “Da questa sala monumentale inaugurata
in occasione del Terzo congresso degli scienziati italiani nel 1841, un tempio
laico della razionalità” commenta Chelazzi “la visita prosegue tra astrolabi,
orologi solari, bussole, compassi geometrici e cannocchiali. Salendo si
attraversano le collezioni zoologiche e di cere anatomiche che riproducono
organi del corpo umano, per arrivare infine al Torrino. Lettere autografe e
fotografie contribuiscono a raccontare la storia di alcuni testimoni illustri
della scienza fiorentina dei primi del Novecento: come Giuseppe Occhialini, di
cui si ricordano gli studi fondamentali sui raggi cosmici, ed Enrico Fermi, che
ha insegnato all’Università di Firenze dal 1924 al 1926.
Simona Regina – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 13
Gennaio 2017
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