“Ho Passato Vent’Anni a lavorare per migliorare le vite dei
consumatori. Adesso penso che sto lavorando per salvare le loro vite”. Marina
Trani non è diventata una crocerossina, ma in un certo senso è quella la sua
missione. Come capo del dipartimento ricerca e sviluppo per i “prodotti di
nuova generazione” della British
American Tobacco, questa scienziata italiana
trapiantata ichen Inghilterra è
impegnata a spingere il maggior numero di persone dalle sigarette alle e-cigarettes, le sigarette elettroniche.
Ovvero dal fumare al “vapore”, come si dice in gergo, da fumatori a
“vaporatori”: usando un prodotto che causa il 9i5% in meno di danni alla salute
(e l’ambizione è di raggiungere la percentuale del 99%) rispetto al tabacco.
Laurea in chimica a Roma, assunta da una multinazionale del consumo di massa
come la Procter % Gamble, spostata dalla sede italiana a quella di Londra (dove
si è sposata, ha avuto due figli e vive dal 1996), la dottoressa Trani credeva
che avrebbe continuato a occuparsi di migliorare il rendimento di saponi,
shampoo, pannolini e lamette da barba fino al momento di andare in pensione.
Quando un giorno di tre anni fa un ex collega l’ha invitata a mangiare una
pizza e le ha proposto a sorpresa un posto nella compagnia che aveva assunto
anche lui , la British American Tobacco, che qui
tutti chiamano con l’acronimo Bat, seconda maggior azienda di sigarette al
mondo, la sua prima reazione è stata di sbigottimento: “Gli ho chiesto se per
caso non fosse impazzito. Gli ho naturalmente risposto di no. E ho continuato a
dirgli di no per nove mesi”. Ma poi ha detto di sì. “ Non rifiutavo quell’offerta per
ragioni ideologiche, per non essere al servizio dell’industria del fumo. Era
che proprio non mi interessava occuparmi di sigarette”. Finché non ha capito
che non si sarebbe occupata di sigarette, bensì di come allontanare i
consumatori dalle sigarette. E ha cambiato idea. Ora dirige il centro ricerca e
laboratorio della Bat a Southampton, la città sulla Manica a un’ora di treno
dalla capitale, il porto da cui salpano le grandi navi crociera e da cui partì
anche il Titanic. Nel grande, anonimo edificio si sviluppano sia gli studi
sulle sigarette, sia quelli sui prodotti che hanno cominciato a sostituirle: le
e-cigarettes, le prime sigarette elettroniche che somigliavano a quelle normali,
sono state abbandonate a favore di una vasta gamma di articoli colorati a forma
di penna biro, di ciottolo, di fornetto (e-pen, e-box, e-tank, e-stick, in
inglese). Con i quali si fuma in sostanza vapore, con una quantità minima di
nicotina o anche senza alcuna nicotina, e con gusti più vari, dalla menta alla
frutta (questa naturalmente la più popolare). La chiamano harm reduction, riduzione dei danni. Il nu,ero delle persone che fumano è in
diminuzione, grazie alle campagne su danni del fumo sulla salute, alle
ammonizioni sugli stessi pacchetti di sigarette, ai divieti di fumare nei
luoghi pubblici. Ma le multinazionali del tabacco per effetto dell’aumento
della popolazione mondiale, calcolano che il mercato dei fumatori nei prossimi
decenni sia destinato a rimanere praticamente immutato. E dunque anche i danni
resterebbero immutati. “La stima è che nel XXI secolo ci saranno un miliardo di
morti sulla terra causati dal tabacco”, osserva Trani. “Portare i consumatori
dal fumare al vapore significa quindi salvare vite umane”. Perciò il suo lavoro
consiste nel creare prodotti sempre “più semplici, più soddisfacenti, meno
dannosi”. Certo, va detto che portare più consumatori dal fumare al vapore fa
tutti contenti: le autorità sanitarie, che spenderanno di meno per curare i
malati di cancro; le aziende come la British American Tobacco, che
continueranno a guadagnare anche in un ipotetico mondo futuro senza le vecchie
sigarette.
Enrico Franceschini – Salute – Donna di Repubblica – 17
Dicembre 2016 -
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