Invece di fiale, provette e
microscopi, maneggiano algoritmi e intelligenza artificiale. E persino la Xbox
Kinect è stata arruolata nell’armata anticancro che Microsoft, silenziosamente,
ha messo insieme nei suoi laboratori in tutto il mondo. L’ultimo lo ha aperto,
senza alcun annuncio, pochi mesi fa a Cambridge, Gran Bretagna. Obiettivo:
“Risolvere il cancro in dieci anni” come spiega il direttore Chris Bishop. Dove
“risolvere” non significa curare, ma imparare a gestire e controllare,
facendolo diventare sempre di più una malattia cronica non mortale. “Il nostro
approccio al tumore è di tipo computazionale. Paragoniamo il cancro a un
software biologico che ha un virus e funziona male” spiega il ricercatore
Antonio Criminisi, seduto alla sua scrivania, in un edificio in vetro e mattoni
ocra davanti alla stazione di Cambridge. Siciliano, esperto di computer vision
e apprendimento delle macchine, lavora in questo campo da più di vent’anni e
dirige uno dei quattro progetti che Microsoft ha messo a punto per sconfiggere
i tumori. La sua creatura si chiama InnerEye, un software in grado di leggere
in pochi secondi una risonanza magnetica o una tomografia di un organo malato.
“Quando i radiologi hanno davanti l’immagine di un tumore devono delinearne la
segmentazione per istruire la macchina che andrà a bombardarlo di raggi X. E
allo stesso tempo devono proteggere dalle radiazioni gli organi sani
circostanti” spiega Criminisi. “L’unico strumento che attualmente hanno a
disposizione è l’occhio. Il contorno del tumore viene disegnato a mano e questo
richiede ore di lavoro. Con InnerEye basta un clic e la segmentazione
tridimensionale viene fatta automaticamente dall’algoritmo”. Il programma non
fa diagnosi ma produce informazioni sulla velocità di crescita o decrescita del
tumore e sulla sua densità, verificando anche se la terapia in uso sia efficace
o meno. Come funziona? X box Kinect, che riconosce i movimenti dell’utente e li
trasforma in comandi per giocare. L’algoritmo utilizza un processo chiamato decision forest. Siccome si tratta di
un’immagine tridimensionale si parla non di pixel ma di voxel, elementi
volumetrici. Grazie agli “alberi” della “foresta di decisione” ognuno di questi
voxel viene classificato (per esempio: sano o malato) ed etichettato. “In
Kinect si avevano immagini del corpo umano dall’esterno Qui analizziamo
l’interno. Per addestrare l’algoritmo gli abbiamodato in pasto centinaia di
immagini mediche. Più ne analizza più diventa preciso”. InnerEye viene già
testato in diversi ospedali. In un’altra ala del laboratorio, invece, si guarda
ancora più avanti. Combinando intelligenza artificiale con la ricetta
tradizionale lo scienziato informatico Andrew Phillips ha un obiettivo molto
ambizioso: costruire un computer molecolare, fatto di Dna, da inserire
all’interno di una cellula per monitorare lo sviluppo di eventuali malattie,
come il cancro, e attaccarle. “La difficoltà è arrivare a capire come si
comportano le cellule, quale sia il software che le governa. Quando lo sapremo
allora potremo programmarle come si programma un computer” spiega Phillips. Il
progetto è alle prime fasi.
Deborah Ameri – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 9
Dicembre 2016 -
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