Sono uno studente
universitario di e4 anni e in questo periodo sto riflettendo su quanto è sacra
la nostra sessualità. Mi stupisce la facilità con cui persone senza nessun tipo
di legame finiscano a letto insieme e non disdegnino l’amore in gruppo. In
tutta la mia vita sessuale ho rifiutato praticamente il 98% delle ragazze e le
possibilità di concludere “una notte e via”. Da questo mi sorge una domanda:
perché e a che serve, fare sesso senza sentimento? E’ un fattore fisiologico?
Lo si fa per “svuotarsi”, per avere un orgasmo? Sinceramente preferisco
“riempire” il mio cervello e il mio cuore. Oppure è un comportamento dettato
dal fattore psicologico? Lo si fa per dimenticare i problemi? Eppure i momenti
belli sono tali anche per il fatto che quando riaffiorano alla nostra mente
producono un certo benessere. Che effetto può produrre, il ricordo del sesso
con una persona di cui non ti importa niente, di cui non sai neppure il nome?
Ma la cosa che più mi spaventa è la reiterazione, il rifarlo senza mai
fermarsi: “ se ne ho la possibilità, la sfrutto”. Nelle discoteche e in tanti
altri posti non si prova più imbarazzo. Ci si bacia, e dopo? Beh, è chiaro: o a
casa mia o casa tua, oppure all’aperto, in un posto abbastanza nascosto. E se ci vedono ? Fa niente, è un problema
altrui, l’importante è che io calmi i miei ormoni. Io vedo dell’assurdo in
tutto questo. Non so lei…
Christian superdes92@gmail.com
La Libertà Sessuale è un dono dell’emancipazione
femminile. E parlo di “dono”, perché i grandi cambiamenti di costume e quindi
di modi di vivere sono sempre opera delle donne, che quando emergono dalla
“natura”, nel cui recinto i maschi per secolo le hanno confinate, e fanno la
loro apparizione nella “storia”, fanno nascere una storia nuova. Che è
scandalosa non per l’abbigliamento per i comportamenti, ma perché fa crollare
un ordine collaudato e un modo di pensare
(la donna come moglie e madre), di sentire (come oggetto del desiderio
maschile), di relazionarsi (la “mia” donna, con tutta la prepotenza
dell’aggettivo possessivo). La donna diventa soggetto della propria esistenza e
al pari dell’uomo dispone della sua sessualità. E’ chiaro che ogni rivoluzione
porta inevitabilmente con sé un eccesso. Anche un adolescente, quando si sente
di doversi emancipare dai genitori
sbatte la porta, poi quando si sente emancipato riprende ad aprirla e chiuderla educatamente. Rispetto agli
eccessi di una biografia, gli eccessi di un’emancipazione storica sono un po’
più lunghi. E quindi questa festa orgiastica della sessualità ha bisogno di un po’
di tempo perché si giunga a farsi la domanda: dopo l’orgia che si fa? Si fa
l’amore con gli animali? Già fatto. Con i vegetali? Pure. Congli oggetti
inanimati come gli attrezzi venduti nei sexy shop? Anche. Finché subentra la
saturazione, la noia, mentre sottotraccia si avverte che si sta estinguendo il
desiderio. E siccome il desiderio è potenzialmente innovativo, per non dire,
con Decuze, “rivoluzionario”, la sua estinzione opera dell’eccesso e della
pornografia che vi concorre è un ottimo servizio al potere, che come è noto,
predilige gente quieta o almeno acquietata. (..). Resa muta, come lei
opportunamente dice, dalla “ripetizione”, del suo esercizio reiterato persino a
prescindere dal desiderio, la sessualità non è più in grado di farci conoscere
l’altra parte di noi stessi. E siccome questo bisogno è imprescindibile, si
ricorre alla droga di cui si potrebbe fare tranquillamente a meno se la sessualità fosse portata alla
sua altezza, invece d’essere ridotta a idraulica, e se le si concedesse di
condurci in quell’estasi che non è poi così distante dall’esperienza mistica. I
mistici erano erotici, mentre il nostro erotismo usato e abusato non è più in
grado di raggiungere quelle vette. Qui alludo a uno stato che va al di là della
coniugazione di sessualità e sentimento, a cui lei fa riferimento, per superare
la semplice animalità. Alludo a una trasfigurazione dell’animalità in un’estasi
mistica e perciò stesso inesprimibile, perché accade in un luogo che le parole
non riescono a raggiungere.
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica - 1 ottobre 2016 -
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