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martedì 11 ottobre 2016

Lo Sapevate Che: Se vince lui, se vince lei...



America First, anzitutto, l’America, dice Donald Trump. E si scorge, nello slogan del magnate, quella vocazione neo-isolazionist che fu di altri presidenti repubblicani recenti,come Ronald Reagan, come George W. Bush. Poi costretti dalle circostanze però, benché riluttanti, a ricoprire il ruolo di gendarmi del mondo. Il primo per lo scontro finale con “l’Impero del male” sovietico, il secondo a causa dell’11 settembre. Trump sostiene due linee solo apparentemente contraddittorie.  Meno soldati  statunitensi in giro per il pianeta perché “costano” e aumento delle spese militari (compresa la proliferazione di testate nucleari!) per mettere in sicurezza un territorio offeso non solo dagli attentati alle Torri Gemelle ma anche dallo stillicidio di azioni di lupi solitari che fanno più o meno riferimento allo Stato islamico. Il logico corollario è la simpatia verso leader autoritari se non dittatori, come Vladimir Putin, come Recep Tayyip Erdogan, addirittura come il nordcoreano Kim Jong-un: usassero ricorrere a mamma Washington. Tanto più perché il miliardario-esentasse rifugge dall’idea che sia compito del suo Paese “esportare la democrazia”, come da dottrina neo-conservatrice. I buoni rapporti con gli altri Stati sarebbero forieri di vantaggi economici nell’interscambio commerciale, chiodo fisso per ogni imprenditore prestato alla politica. “The Donald” è convinto che gli Usa spendano troppo per la Nato, assai più dei partner che ne hanno solo benefici, e che una politica espansionista sia nemica degli affari. Vincesse e riuscisse ad attuare questo programma, le conseguenze non sarebbero indifferenti soprattutto per noi europei. Avrebbe un impulso vigoroso l’idea, già accarezzata da Barack Obama, di un progressivo disimpegno in Medio Oriente, area non più strategica perché l’anno prossimo l’America raggiungerà l’autosufficienza energetica e non avrà più un vitale bisogno del petrolio del Golfo. Con Hillary Clinton alla Casa Bianca, più adusa a maneggiare i dossier per la sua precedente carica di Segretario di Stato, si proseguirebbe nel solco della tradizione. La maggiore potenza coinvolta, seppur con minor prepotenza (passi il gioco di parole) rispetto all’era Bush, nella soluzione dei guai internazionali. Le due sponde dell’Atlantico più vicine e dialoganti. Uno scenario più rassicurante per un’Europa che ha dimostrato, in Siria come in Nordafrica, di non essere assolutamente nemmeno davanti all’uscio di casa. Perché verso l’America coltiviamo da sempre un sentimento ambivalente. La critichiamo spesso, ma quando non c’è manca.
Gigi Riva – Ghigliottina – L’Espresso – 9 Ottobre 2016 -

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