Dovrebbero tutti smetterla di
colpevolizzare le opinioni pubbliche nazionali, perché non si interessano
abbastanza di quanto si decide in Europa, salvo poi rendersi conto che si
tratta di decisioni che cambiano la vita, come nel caso delle nuove regole
bancarie europee che rischiano di provocare la rovina economica di decine di
migliaia di risparmiatori. I cittadini, in Italia e altrove, non seguono le
notizie da Bruxelles perché si sono convinti che siano tutte false, un teatrino
retorico perfino peggiore di quello offerto dalla politica nazionale. E hanno
ragione, anche se non sanno esattamente in quale modo. L’ultimo esempio e
riprova viene da quanto è accaduto intorno alla Brexit. L’opinione pubblica
britannica si era convinta che la propaganda a favore della permanenza in
Europa, fondata su previsioni di catastrofi economiche si fondasse su falsi
ideologici. Finora ha avuto ragione. A mesi di distanza dal referendum britannico
non si è materializzata neppure una delle piaghe bibliche annunciate da tutti i
media e centri di studi internazionali; il Pil britannico non è franato; la
sterlina non ha subito una colossale svalutazione, nessuna delle grandi
multinazionali ha annunciato lo spostamento della propria sede europea da
Londra ad altre capitali. L’apocalisse semplicemente non è avvenuta. E non
arriverà neppure domani o fra un anno. Alla fine probabilmente l’Europa
commerciale sul modello di quelli con la Norvegia e la Svizzera e l’effetto
finale della Brexit sull’economia inglese sarà del tutto marginale o forse
addirittura positivo. Questo naturalmente non significa che un’eventuale uscita
dall’Europa e dall’euro di Francia o Italia non comporterebbe costi altissimi.
Altro è uscire da qualcosa in cui in fondo non si era mai entrati, come la Gran
Bretagna, altro è distruggere una costruzione, la moneta unica, alla quale,
giusta o sbagliata, ci si è legati mani e piedi. Ma intanto la credibilità dell’europeismo è
andata in pezzi e non sarà possibile la prossima volta gridare al lupo. Si
comprende allora la scettica distrazione generale che accompagna i teatrini dei
vertici europei, passati in pochi giorni dalla finta armonia della gita a
Ventotene al finto conflitto del summit di Bratislava. La gente guarda lo show
e pensa che stiamo recitando, che le vere decisioni si stiano prendendo
altrove, in segrete stanze e oscure trattative fra burocrati di Bruxelles e
grandi lobbisti. E purtroppo è proprio così.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 30
settembre 2016 -
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