C’era Una Volta lo scudo fiscale . Quello targato
Berlusconi Tremonti: garantiva l’impunità agli evasori in cambio di un obolo
versato all’Erario. “E’ un riciclaggio di Stato”, tuonarono le opposizioni,
che, approdarono al governo, si sono inventate la cosiddetta voluntary
disclosure, presentata come l’ultima occasione di mettersi in regola per i
furbetti dei soldi all’estero. E invece no. I cancelli che dovevano chiudersi
per sempre sono già pronti a riaprirsi per una nuova sanatoria. Con la
voluntary bis il governo conta di rastrellare un paio di miliardi, la metà
circa di quanto incassato, tra imposte e sanzioni, nell’edizione precedente,
conclusa a dicembre del 2015. L’esito di questa nuova operazione è però quanto
mai incerto. I capitali in nero con targa italiana abbondano ancora nei
paradisi fiscali più esotici, dalle Bahamas(..). E la stessa svizzera
nonostante i recenti accordi sullo scambio automatico di informazioni fiscali,
custodisce ancora miliardi di euro fuggiti dall’Italia. Il problema però è
convincere ad arrendersi anche gli evasori irriducibili. E l’ennesima
sanatoria, come quella che sta per varare il governo di Matteo Renzi, non pare
esattamente lo strumento giusto per mettere con le spalle al muro chi ancora si
tiene stretto il suo conto bancario segreto. Intanto, il clima internazionale è
cambiato. Ormai sono davvero pochi gli Stati che offrono protezione ai pirati
delle tasse. E lo scandalo dei Panama Papers, svelato anche da “l’Espresso” insieme
a un consorzio di giornali di tutto il mondo, ha rafforzato il movimento
d’opinione che su scala globale si batte contro la finanza offshore. Insomma,
mai come ora ci sono le premesse per dare il via a un’azione efficace e
possibilmente definitiva, contro l’evasione fiscale. Renzi invece rinuncia al
pugno di ferro. Al posto del bastone, usa la carota della sanatoria nella
speranza di rastrellare qualche miliardo per mettere l’ennesima toppa al
bilancio dello Stato. Forse, però, non è solo questione di soldi. “Il Pd non sarà il partito delle tasse,
annunciò l’anno scorso Renzi. Un messaggio che va letto in chiave elettorale.
In Italia il partito degli evasori vale milioni di voti. E allora, per
conquistare consensi, è meglio abbandonare i toni da crociata. Si attacca
Equitalia. Si alzano le soglie all’uso del contante. E anche la battaglia
finale contro i centri offshore, con l’obiettivo di recuperare una volta per
tutte il bottino dei furbetti, può essere rimandata sine die. Meglio lanciare
un nuovo salvagente agli evasori. Nella speranza di incassare un paio di
miliardi. Forse.
Vittorio Malagutti – Esclusivo - L’Espresso – 25 settembre 2016 -
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