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mercoledì 13 luglio 2016

Lo Sapevatee Che: Chi va in vacanza rende di più....



Molto più che un luogo comune: andare in vacanza fa bene, e la conferma viene dal Bure of Labour Statistics Usa. Il beneficio non è solo per  workaholic americani: anche l’Italia ha i suoi maniaci del lavoro, che lavorano 300 ore in più l’anno degli omologhi francesi e 200 in più dei tedeschi. Staccare la spina non giva solo al fisico (secondo l’Oms, chi lavora troppo in genere ha uno stile di vita malsano: poca attività fisica,  più alcol e tabacco, pasti irregolari, poco sonno), ma anche al business: secondo la ricerca americana, trascorrere più di8 ore in ufficio tutti i giorni senza concedersi almeno due settimane consecutive di ferie l’anno riduce la produttività del 30%. Inoltre, è anche emerso che negli Stati Uniti il 55% dei lavoratori dipendenti non sfrutta tutti i giorni di ferie a disposizione. In Italia, secondo uno studio della Cgil, ne restano in media 11 nel cassetto, tra ferie e permessi, che s’accumulano di anno in anno con un impatto negativo sull’economia:  perché si traducono in una riduzione di posti di lavoro. E’ sempre la Cgil a stimare le ricadute di un coretto utilizzo dei propri giorni di ferie: se tutti li smaltissero, si creerebbero 105mila posti di lavoro in più, facendo crescere il Pil dello 0,6% e contribuendo ad aumentare  il potere d’ acquisto. La realtà è un’altra: “Nelle aziende ci sono posizioni con un ruolo insostituibile. “Questo è avvenuto soprattutto perché, a causa della crisi, le figure “doppie” sono state spesso tagliate”, spiega Roberta Turi della Fiom Cgil. “In più, essendo i salati italiani mediamente bassi, molti scelgono di non consumare i giorni di permesso e di farseli monetizzare in busta paga. Ma se tutti i lavoratori consumassero tutti i giorni di ferie (circa 5 settimane), l’azienda sarebbe obbligata ad assumere nuovo personale. Così, incentivando il lavoro straordinario e l’accumulo di ferie, si va proprio nella direzione opposta”, spiega la sindacalista. Convincere i bulimici del lavoro a lasciare la propria scrivana non è semplice (negli States la pubblica amministrazione ha avviato il progetto “Time Off”, che tra le altre cose propone alle aziende di pagare 1.000 dollari ai dipendenti che si prendono almeno una settimana consecutiva  di stop), ma ci sono alcune strategie per sedare i sensi di colpa. Innanzitutto pianificare la vacanza in anticipo è il primo passo per meglio organizzare le settimane che precedono la partenza. Per due settimane “out of office”, bisognerebbe cominciare a pensarci dieci settimane prima, anche per coordinarsi con i colleghi. Secondo, imparare a delegare. A tutti piace pensare di essere indispensabili, ma in un’azienda ben oliata questo non dovrebbe succedere, al contrario bisognerebbe assicurarsi che qualcuno sia sempre in grado di sostituirvi  - anche in caso di malattia e contrattempi. Terzo, prevedere i momenti di follia che precedono la partenza, senza sobbarcarsi di extra dell’ultimo momento. Anche in questo caso, il consiglio è programmare per tempo, concentrando le giornate di super lavoro almeno 10 giorni lavorativi prima, così gli ultimi saranno utili per pianificare il rientro. Quarta regola (una volta partiti): evitare di controllare compulsivamente le email. Se non si vuole spegnere lo smartphone, datevi una regola: dedicate al lavoro 10 minuti la mattina presto. E’ bene sapere che ci vogliono almeno due settimane per ricaricare le batterie: i primi 3 giorni servono per scrollarsi lo stress, mentre negli ultimi 2 ci si prepara al rientro, quindi ne restano appena 9 giorni di puro relax.
Gloria Riva – Lavoro – Donna di Repubblica  - 9 luglio 2016 -

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