“Una lezione su come non andare in
guerra”.Questa sola frase di JohnChilcot, presidente della commissione
d’inchiesta britannica sulla guerra in Iraq, cala l’epitaffio finale su uno dei
più falsi miti della nostra epoca, la famosa Terza Via, e sul suo protagonista
assoluto Tony Blair. Un mito morto e sepolto ormai in patria, prima con la
vittoria di Jeremy Corbyn alle primarie laburiste, poi con la Brexit e infine
col rapporto Chilcot, e che tuttavia sopravvive per le strane strade della
storia in Italia. Era tutto falso. False le prove delle armi di distruzione di
massa in mano a Saddam. Falsa la promessa di esportare la democrazia in Medio
Oriente sulla punta delle baionette, che ha prodotto l’esatto opposto,
l’avanzata dell’Is. Falsa la promessa di esportare la democrazia in Medio
Oriente sulla punta delle baionette, che ha prodotto l’esatto, l’avanzata
dell’Is. Falsa la travagliata e dolorosa scelta del governo inglese di
entrare in guerra, tante volte
sbandierata da Blair nei suoi discorsi, visto che il premier inglese aveva
giurato di obbedire all’alleato americano in ogni caso diversi mesi prima.
Falsa la pretesa di rilanciare con la Terza Via il ruolo della Gran Bretagna
nel nuovo scacchiere mondiale dopo la globalizzazione. In realtà la nazione che
fu padrona del mondo si è comportata come un servo sciocco di Washington.
Sarebbe bastato un minimo d’indipendenza peru orientare almeno in senso più
utile una guerra comunque sbagliata. Gli inglesi avrebbero potuto svolgere un
ruolo di consigliere privilegiato. Per
esempio avvisare gli ignoranti strateghi di Bush che l’Iraq era fin
dall’origine un finto Stato, disegnato a tavolino dalle esigenze coloniali di
unire in una sola entità un mare di petrolio sparso fra tre popoli nemici,
curdi, sunniti e sciiti. Era al
contrario tutto vero quanto dicevano i pacifisti, irrisi dai tanti guerrafondai
in pantofole schierati sui media. Si potevano e di dovevano cercare soluzioni
alternative e assai più efficaci per combattere il terrorismo, senza ricorrere
all’intervento armato. E rimangono veri i 179 soldati britannici uccisi, le 134
mila vittime civili irachene, i 4 milioni di profughi. Ma ci sono voluti
tredici anni perché anche le istituzioni riconoscessero le ragioni di chi
allora si era seduto dalla parte del torto. E’ una lezione da tenere a mente.
Forse un giorno una commissione parlamentare tedesca accerterà le
responsabilità delle politiche di Angela Merkel nel disastro europeo. Basta vere
la pazienza di aspettare una dozzina d’anni. Peccato davvero che per l’epoca
forse l’Europa non esisterà più.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica -15
luglio 2016 -
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