Sarà Per La “relazione speciale” con
l’Inghilterra, sarà per il desiderio di sfruttare la vicenda a fini elettorali,
ma negli Stati Uniti la Brexit ha occupato le prime pagine di tutti i giornali.
Involontariamente, il miglior commento è stato formulato dal candidato
repubblicano Donald Trump. Appena arrivato nelle sue proprietà in Scozia, Trump
ha twittato che i locali “stavano celebrando il voto. Si sono riappropriati del
proprio Paese, come noi ci riprenderemo l’America”. Peccato che gli scozzesi
abbiano votato a favore di rimanere nell’Unione Europea e ora stiano pensando
di indire un referendum per riprendersi veramente il proprio Paese, secedendo
dal Regno Unito e restando nella Ue. Il Tweet E’ Emblematico perché dimostra come in America (e
forse non solo lì) ci sia un’enorme ignoranza, anche tra le persone più
istruite, su cosa sia veramente Brexit e quali conseguenze possa avere. Ma è
anche emblematico perché dimostra le emozioni prodotte da Brexit in America. Prima
ancora delle conseguenze economiche (che dipendono dal risultato di trattative
molto complicate sul futuro delle relazioni tra Ue e Regno Unito), la Brexit ha
avuto un forte impatto emotivo. Manda un forte segnale che il processo di
integrazione non è irreversibile. Se questo vale per l’Europa, può valere anche
per gli Stati uniti. Non a caso qualcuno in Texas parla di secessione. Una
tentazione tanto più forte quanto più elevato sarà il prezzo del petrolio.
(..). Ma La Connessione più forte con il voto su Brexit riguarda le polemiche
sull’immigrazione. Anche se non è chiaro che il voto cambi la situazione, non
c’è dubbio che il risultato sia stato in gran parte determinato da un fenomeno
di rigetto nei confronti degli immigrati. Nelle aree dove erano maggiormente presenti, il voto per
Brexit ha raggiunto l’80%. questo è il carburante che negli Stati Uniti ha
alimentato il voto per Trump. Non a casa il “New York Times” si affretta a
sottolineare la differenza tra i due fenomeni, per paura che l’analogia trascini alla vittoriana il candidato
repubblicano. (..). ma c’è un terzo aspetto, molto importante, che non viene
sufficientemente sottolineato: il fallimento dei sondaggisti e dei mezzi di
comunicazione di anticipare e capire il fenomeno Brexit. Questo fallimento è
simile a quello visto negli Stati Uniti con Trump.Lo stesso partito
repubblicano si è accorto del pericolo troppo tardi. Il motivo è molto
semplice: entrambi questi voti di protesta nascono dalle periferie,dai colletti
blu, dai meno abbienti, mentre giornalisti – soprattutto in un mondo internet –
sono diventati molto più urbani, cosmopoliti e completamente distaccati
culturalmente dal mondo che ha votato Brexit, che è poi quello che sostiene
Trump. Tranne per i tabloid popolari in mano a Murdoch, tutta la stampa inglese
sosteneva le ragioni dell’Unione Europea, al punto da considerare irrazionale
(per non dire stupidi) i sostenitori della Brexit. Non E’ Diverso da quello che abbiamo sperimentato
in Italia con Berlusconi. Ed è quello che sta succedendo negli stati Uniti con
Trump. Invece di capire le ragioni del dissenso e rispondere con delle proposte
che possano sottrarre voti alla rivolta, l’intellighenzia americana continua a
demonizzare Trump, aumentando il rischio che sia eletto presidente.
Parafrasando Goya, si potrebbe dire che l’arroganza della ragione genera
mostri. Ha generato Berlusconi. Ha generato Brexit. Ora dobbiamo assolutamente
evitare un Trumpxit. Per il mondo avrebbe conseguenze infinitamente più serie.
Luigi Zingales – Libero mercato www.lespresso.it – L’Espresso – 14 luglio
2016 –
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