Cosa c’è nella testa di cinque
minorenni che sequestrano una loro coetanea e ne abusano a turno? E che razza
di mondo è quello in cui sono cresciuti i baby stupratori? Quel che è successo
la settimana scorsa a San Valentino Torio, un paese del Salernitano, sembra la
versione porno di Gomorra. Dove la donna non è una persona, ma un sex toy usa e
getta. Una schiava sessuale, come quelle che l’Is rapisce per farne corpi da
dare in pasto ai combattenti. Questo misto di barbarie e di criminalità non ha
nessuna giustificazione. Psicologismi e sociologismi sono assolutamente fuori
luogo. Suonano come una violenza ulteriore. Che aggiunge al danno la beffa. E
rinforza quel muro di gomma che in questi casi protegge i delinquenti. A quel
mormorio comunitario che ripete la solita cantilena. “Come è stato possibile?”, “siamo un paese tranquillo”, “erano bravi
ragazzi”. Bravi ragazzi sì, ma come quelli del film di Scorsese! In realtà
questo stupore ipocrita e farisaico è uno dei sintomi del degrado civile e
dell’indifferenza morale in cui versa ancora una parte della nostra società.
Che nemmeno si accorge del livello collettivo di mostruosità cui è giunta. Come
mostrano i disgustosi messaggi contro la vittima postati su Facebook. E per
favore, nessuno parli di branco, né di ferocia bestiale. Gli animali non
stuprano a freddo. Si comportano come la natura gli comanda. Invece gli
stupratori di San Valentino hanno seguito le regole della cultura ripugnante in
cui sono immersi, senza che nessuno abbia fatto nulla per renderli migliori.
Perché le prime idee di cosa sia un uomo e cosa sia una donna si apprendono in
famiglia.
Marino Niola – Miti D’Oggi –
Psicologi- Il Venerdì di Repubblica – 8 Luglio 2016 -
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