Roma. Quando l’amore nella coppia
finisce, spesso quel che resta sono solo scartoffie nelle mani di avvocati e
giudici. Sarà una sentenza a stabilire chi avrà la custodia dei figli, in quale
casa dovranno abitare, quanto si pagherà per mantenerli. Nella quasi totalità
dei casi tocca al padre (secondo l’Istat
il 94 per cento). E quando l’assegno di mantenimento non viene corrisposto
possono scattare anche le manette. Lo prevede la legge che per, in genere nei
tribunali italiani non viene applicata fino alla misura estrema del carcere.
Dovunque tranne che a Torino, dove un uomo di 45 anni è stato condannato dalla
Corte d’appello a tre mesi di reclusione senza la sospensione condizionale della
pena,. “E’ un ottimo esempio che dovrebbero seguire tutti gli altri tribunali
italiani” commenta Alessandro Simeone,
matrimonialista milanese e membro del direttivo Aiaf, l’Associazione avvocati
di famiglia. “Finalmente qualcuno fa applicare norme che esistono nel Codice
penale da più di 40 anni. Negli Usa se non passi gli assegni all’ex moglie ti
mettono in cella all’istante. In Italia vige un atteggiamento lassista e si
preferisce applicare la sospensione condizionale della pena. Circa il 65 per
cento dei padri non paga il mantenimento, e c’è ancora una mentalità
patriarcale molto diffusa che affibbia il ruolo di “cattiva” alla madre che
chiede i soldi all’ex marito”.
Ovviamente non tutti gli uomini separati possono permettersi di pagare
un secondo affitto o un doppio mutuo, così per molti di loro comincia il dramma
sociale della caduta in povertà. Per l’Ami, l’Associazione avvocati
matrimonialisti, su poco più di due milioni di padri separati in Italia circa
800 mila vivo in una situazione di indigenza. al punto da frequentare le mense
della Caritas- “Ma anche tante donne vanno alla mensa dei poveri perché mariti non pagano, pur potendolo fare”
sottolinea GianEttore Gassani, presidente Ami. “E ci sono padri che non passano
gli alimenti per dispetto verso l’ex moglie o perché sanno che non incorreranno
in sanzioni gravi. Attenzione però a usare una legge del taglione che colpisce
tutti senza distinzione “. Un concetto ribadito anche da Tiziana Franchi,
presidente dell’Associazione padri separati (www.padri.it)
, che afferma con sarcasmo: “Con l’impoverimento che c’è, se tutti facessero
come a Torino le carceri si riempirebbero. Ci sono persone che si sono
indebitate fino al collo per mantenere il ritmo dell’assegno e quelli che hanno
perso il lavoro. Ogni singolo caso andrebbe indagato dai giudici con più
profondità. E’ vero, qualche furbo c’è. Ma per uno su mille che imbroglia, poi
ne pagano le spese ingiustamente tutti gli altri”. Intanto la legge di
Stabilità 2016 ha previsto l’istituzione del Fondo di solidarietà per i coniugi
in stato di bisogno, almeno sulla carta. I decreti attuativi del governo si
fanno attendere.
Monca Rubino – Inchieste Italia – Il Venerdì di Repubbica –
22 luglio 2016 -
Nessun commento:
Posta un commento