L’Esistenza Di Una “corrispondenza di amorosi sensi” tra il cervello e il microbioma umano
(vale a dire i miliardi di microrganismi, soprattutto batteri, che abitano il
corpo umano , in particolare l’intestino) è un fatto ormai quasi del tutto
acclarato dalla scienza. Secondo diversi studi recenti, infatti, il micro bioma
intestinale può influenzare la salute del cervello in diversi modi e stando ai
risultati d una ricerca condotta al Baylor College of Medicine di Houston,
negli Stati Uniti, pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica “Cell”, un
inaspettato risvolto positivo di questo sodalizio potrebbe giungere dal
trattamento dei deficit comportamentali associati ai Disturbi dello spettro
autistico (Asd). Che cosa lega, dunque, i microbi intestinali all’alterazione
del comportamento sociale? L’assenza di una specie di batterio intestinale
causa, in alcuni ceppi di topi, alcuni disturbi comportamentali e la
reintroduzione di questo microbo con la dieta sembra influire positivamente su
queste forme di sociofobia. I ricercatori american hanno, infatti, sottoposto
questi ceppi di topi a una alimentazione ipercalorica, equivalente alla tipica
dieta basata sul fast food, e hanno osservato, come conseguenza, la comparsa
nella prole di un’alterazione nella composizione della flora batterica
intestinale rispetto ai topi di mastri alimentate in maniera sana; ma anche di sintomi sociofobici, quali la
scarsa interazione con i propri simili e l’assenza di iniziativa sociale. A
conferma del potenziale ruolo intestinale, i disturbi comportamentali appaiono
regredire in breve tempo quando i topi socio fobici acquisiscono i batteri
presenti nell’intestino di quelli sani, con cui sono stati lasciati insieme,
attraverso gli escrementi di cui si nutrono. Non solo: i comportamenti di
socialità si ripristinano quasi del tutto in conseguenza dell’introduzione,
attraverso l’alimentazione, di un ceppo del batterio Lactobacillus reuteri, un
organismo probiotico appartenente ai fermenti lattici, i cui libelli risultano
ridotti di nove volte nei topi socio fobici, in grado di promuovere il rilascio
di ossitocina, “l’ormone bonging”. Proprio questo ormone, infatti, presente in
abbondanza nel latte materno, sembra svolgere un ruolo cruciale nello sviluppo
delle abilità sociali ed è spesso associato, anche se in maniera ancora
dibattuta, alla comparsa dei Disturbi dello spettro autistico (Asd). Dal
momento che diversi pazienti autistici riportano problemi gastrointestinali
presentando una disbiosi, ovvero un’alterazione della normale flora batterica
intestinale e che, dati epidemiologici alla mano, l’obesità materna sembra
costituire un fattore di rischio dei Disturbi dello spettro autistico nei
nascituri, ecco che appare più di una mera speculazione la possibilità di
impiegare, in un non lontano futuro, i probiotici (cioè microrganismi, tra i
quali i fermenti lattici, in grado di avere un effetto benefico sulla salute
dell’individuo) nella terapia dei disturbi del comportamento autistico-simili.
Una prospettiva, questa, che sicuramente necessita di ulteriori approfondimenti
e indagini ma che potrebbe, in qualche
modo, rappresentare un punto di svolta per il trattamento, tra l’altro non
invasivo, di una patologia complessa, dai grandi numeri ma con, allo stato attuale,
ancora molti lati oscuri. “Direttore del Dipartimento di Medicina Università di Salerno”
Maurizio Bifulco – Corpo e psiche – L’Espresso – 28 luglio
2016 -
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