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venerdì 15 luglio 2016

Lo Sapevate Che: I pirati della pesca in cattive acque restano senza approdi...



Diventa legge internazionale vincolante l’accordo Fao contro la pesca illegale: quella che agisce in aree o in periodi proibiti, supera le quote stabilite, usa metodi vietati o cattura specie protette. La stessa che, sempre secondo la Fao, fornisce il 15 per cento del pescato mondiale ed è una della cause principali del degrado crescente degli ambienti marini. Se i grandi pesci sono quasi scomparsi, i mari si stanno riempiendo di meduse e molti Paesi vedono sparire il pescato che nutriva le comunità costiere, lo si deve infatti anche alle flotte di “pirati della pesca” che svuotano senza regole gli oceani. Ebbene, da adesso questi “pirati” non avranno più porti sicuri in cui ripararsi: lo prevede l’accordo sulle Misure dello Stato di Approdo per prevenire la pesca illegale,(Psma), che, promosso dalla Fao nel 2009, entra in vigore dopo la ratifica di 29 Paesi e dell’Unione Europea, che ha firmato come entità unica. Con il Psma le navi da pesca al di fuori del loro Paese potranno solo dirigersi in specifici porti attrezzati per i controlli e, prima di entrarvi, dovranno dichiarare il pescato a bordo, mostrando che è compatibile con le licenze di cui dispongono. Se non lo fanno non potranno né approdare, né scaricare, né ricevere assistenza e rifornimenti. Una volta nel porto le autorità potranno effettuare controlli a bordo sulla veridicità delle dichiarazioni fatte, se rilevano irregolarità, l’imbarcazione verrà inserita nella black list di quelle che praticano pesca illegale e gli verranno negati ulteriori approdi. “Non è la fine della pesca fuorilegge, ma è certo un grosso passo avanti di cui siamo molto felici” ci dice Serena Maso, responsabile della Campagna Mare di Greenpeace Italia. “Con questo accordo si crea un sistema standard di controllo in tutto il mondo, da applicare in luoghi attrezzati e con operatori ben formati, riducendo la possibilità di farla franca e aumentando anche la tracciabilità del pesce, con vantaggi per i consumatori. Fare controlli a terra, inoltre, consentirà grandi risparmi rispetto a quelli in mare, che molti Paesi non si potevano permettere per i costi elevati”.
Alex Saragosa – Scienze- Il Venerdì di Repubblica  8 luglio 2016 -

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