Nel 1984, decine di uomini in un
villaggio dell’isola di Hainan, nella Cina meridionale, si convinsero che il
loro pene stesse scomparendo per influsso do uno spirito maligno. Nel giro di
un anno l’ondata di panico aveva colpito oltre temila persone (bambini
compresi) in sedici città, diventando la più vasta epidemia di Koro (o Sindrome di retrazione genitale)
che la storia ricordi. Il Koro
rappresenta uno dei grandi dilemmi della psichiatria: si tratta di una sindrome
diffusa solo nel Sud-Est asiatico e in due Stati dell’Africa occidentale.
Nigeria e Benin, per cui è molto difficile inquadrarla in un modello patologico
universale. Questo problema ha ispirato il libro inchiesta del giornalista
americano Frank Bures The Geography of
Madness (..) : perché alcune malattie mentali appaiono solo in certe
culture? In Cina c’è anche la frigo fobia, la paura del freddo, che
probabilmente ha le sue radici nell’imperativo della cosmologia taoista di
bilanciare freddo e caldo; in Giappone ci sono gli hikikomori, persone che si ritirano dalla vita sociale fino a non
uscire più di casa; in India la sindrome gilhari,
la percezione che una lucertola stia strisciando sotto la pelle del collo. “Il
Dsm, manuale statistico dei disturbi mentali, le definisce sindromi
culturalmente determinate” spiega Bures
“e le confina in un’appendice finale.
Il fatto che provengano da altre culture le rende meno reali per la
psichiatria occidentale. Tuttavia, anche l’anoressia o la sindrome premestruale
sono proprie di una sola cultura: quella occidentale. Il punto è: si tratta di
prodotti culturali unici o di forme
locali di una tendenza patologica universale? Probabilmente, quando l’uomo
avverte un malessere è portato ad attribuirgli una causa in linea con le
proprie credenze”. Esistono esempi sconcertanti del potere che tali credenze
possono esercitare sulla mente: si è vsto che tra i cinesi con il cancro ai
polmoni, quelli nati nell’anno del Metallo (cui lo zodiaco cinese associa
vulnerabilità polmonare) muoiono in media cinque anni prima dei cinesi con lo
stesso tipo di cancro, ma nati in un anno diverso. E’ noto, poi, il picco di
arresti cardiaci tra cinesi e giapponesi il quattro di ogni mese: in queste
culture il numero quattro è considerato sfortunato. Pare quindi che persino la
morte, talvolta, possa rivelarsi “culturalmente determinata”.
Giulia Villoresi – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 15
luglio 2016 -
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