In principio a migrare fu la lumaca di
mare: il biologo Jeffrey Goddard, dell’Università della California, scoprì nel
2014 che la Okenia rosacea, un
bellissimo mollusco dell’ordine nudibranchio tipico del Sud della California,
si era spostata a nord fino in Oregon, dove non era mai stata segnalata. Ma
quello fu, appunto, solo l’inizio. Poche settimane fa le spiagge della
California del Sud sono state
spettacolarmente invase da migliaia di granchi rossi Pleuroncodes planipes (in realtà più vicini ai paguri che ai
granchi veri e propri), una specie che è raro incontrare a nord del Messico.
Questi crostacei rosso brillante di solito vivono nelle acque del Pacifico
tropicale. Quando si riproducono formano enormi “sciami” galleggianti
sottocosta, che spesso finiscono sulle soiagge messicane. Dal 1970 a oggi solo
cinque volte le acque sono diventate così calde da permetter loro di arrivare
fino in California. Dopo il 1982, il fenomeno, si è però ripetuto nel 2015 e nel
2016. E non basta. Con i granchi rossi sono apparsi anche altri “invasori”,
come marlin, mante, squali balena, tonni pinna gialla: tutti tipici dei
Tropici. “Chiamarli invasori è ingiusto” dice Ferdinando Boero, biologo marino
dell’Università del Salento e
ricercatore dell’Istituto di scienze marine del Cnr. “Un po’ come gli umani che
sfuggono a guerre e clima impazzito, sono piuttosto “profughi” che scappano da
acque troppo calde”. In effetti a spingerli verso nord è El Nino, il fenomeno
meteorologico che ogni 5-6 anni riscalda il Pacifico orientale. Quello 2015-16,
agendo su acque già surriscaldate dal cambiamento climatico globale, è fra i
più intensi mai visti e provoca effetti vistosi sulla fauna marina. Ma anche
senza El Nino “la grande fuga” dal caldo è in atto ovunque. “Una delle aree più
colpite è il nostro Mediterraneo. Negli anni 70 feci un censimento di cnidari,
invertebrati marini parenti delle meduse, a Portofino, trovandone cento specie
diverse. Ho ora iripetuto la ricerca pochi anni fa: la diversità era diminuita,
con le specie amanti di acque fredde scomparse e sostituite da altre che 40
anni fa si trovavano solo da Napoli in giù”.
Insomma i mari cambiano: “Come sono sempre cambiati: milioni di anni fa
anche da noi c’erano le barriere coralline per esempio. Il problema è che ora
il cambiamento sta avvenendo in decenni e non in millenni, e le specie fanno
molta fatica ad adattarsi. Ma loro un equilibrio lo troveranno. Vedremo se in
quell’equilibrio saremo compresi anche noi”.
Alex Saragosa - Scienze – Animali – Il Venerdì di Repubblica
– 1 luglio 2016
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