Ogm sì
o no? Per il momento il dibattito è sospeso. La nuova frontiera della ricerca
italiana in campo agrario è la cisgenesi. Un incrocio di ultima generazione tra
specie vegetali che mima in laboratorio ciò che accade in natura. Per farla semplice:
un’ibridazione 2.0. “Il concetto fondamentale è che il trasferimento di Dna
avviene tra due piante della stessa specie o tra specie sessualmente
compatibili. In pratica rendiamo più veloci e molto più mirate le tecniche
tradizionali di innesto che i contadini che usano da millenni” spiega
Alessandra Gentile, docente di Arboricoltura all’Università di Catania e
commissario Crea, il centro di ricerca in agricoltura del Ministero delle
politiche agricole, alimentari e forestali che coordina la sperimentazione nel
settore. “La cisgenesi” continua la ricercatrice “ha il vantaggio di trasferire
solo i caratteri genetici desiderati, utili ad aumentare la resistenza delle
piante ai patogeni o ad arricchire le specie di sostanze nutritive. E’ vero che
si tratta di una manipolazione genetica, ma è molto più rispettosa della natura
rispetto agli Ogm, in cui il trasferimento genico può avvenire tra specie assai
distanti tra loro, ad esempio da animali o batteri o virus a piante coltivate”.
Se le piante diventano più resistenti alle malattie servono meno trattamenti
chimici. Sotto questo aspetto la cisgenesi sposa la filosofa del biologico, che
ripudia l’uso di pesticidi di sintesi. Ma per l’Europa questa nuova tecnica
rientra tra quelle transgeniche e da no il dibattito è acceso. L’occasione è la
discussione della legge sulla regolamentazione del mondo bio: “In commissione
Agricoltura stiamo facendo audizioni sul rapporto fra cisgenica e biologico”
spiega il deputato Pd Massimo Floro, primo firmatario della proposta di legge.
2c’è chi ritiene che queste tecniche possano stravolgere il settore. Ma bisogna
dire anche che la direttiva europea sugli Ogm è vecchia di 15 anni e nel
frattempo la scienza è arrivata a risultati imprevedibili”. L’Italia sta
facendo pressione in Europa per una nuova normativa che regoli la cisgenesi,
ritenuta efficace anche per valorizzare la biodiversità agricola. Di fatto i
ricercatori italiani hanno sequenziato i genomi di moltissime specie del nostro
Paese. Negli ultimi anni l’approccio cisgenico è stato usato per creare, ad
esempio, una mela che resiste alla ticchiolatura. Altri studi sono riusciti a
migliorare la qualità delle proteine nel grano duro e ad aumentare la
resistenza della vite. Il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha
fatto stanziare nella legge di Stabilità 21 milioni di euro per finanziare il
più importante progetto di ricerca pubblica sulle biotecnologie sostenibili. In
attesa che Bruxelles faccia chiarezza c’è chi, come Coldiretti, resta prudente.
“Sebbene Masini, responsabile Ambiente dell’associazione “preferiamo le
pratiche di ibridazione tradizionali”. Anche Federbio per il momento non si
sbilancia : “Non possiamo esprimerci” dice il presidente Paolo Carnemolla
“finché non ci sarà una classificazione ufficiale da parte dell’Ue”.
Monica Rubino – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 17
giugno 2016 -
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