La Storia Più o Meno la conosciamo tutti, ma forse non le
abbiamo riservato l’attenzione che merita. Vale allora la pena di rileggerla, e
magari rifletterci un po’ su, perché esprime mirabilmente lo spirito del tempo.
Alquanto triste e declinante. Erano anni
che William Kentridge, artista sudafricano sessantenne, inseguiva il sogno di
donare a Roma una sua opera che ripercorresse la storia della città, ma
destinata un giorno a scomparire e a rimanere solo nella memoria di chi
l’avesse vista. Un’installazione effimera nella città eterna. E così cominciò a
parlarne con assessorati comunali ed esperti della Soprintendenza. Mal gliene
incolse. Pensava di sbrigarsela in pochi giorni perché l’idea è affascinante e
la sua realizzazione di nessun impatto ambientale ed estetico, se non positivo.
Si tratta infatti di un enorme murale, titolo “Trionfi e lamenti”, 550 metri di
figure per raccontare Roma, dalla fondazione agli anni Settanta dopo i quali i
lamenti sono stati più dei trionfi: qua le imprese di Cesare Augusto, lì la
Ekberg e Mastroianni della “Dolce Vita”; più in là Pasolini e Michelangelo, i
papi, Moro e la Magnani, Cicerone e Mussolini, Marco Aurelio e Giordano Bruno.
Disegni alti dieci metri realizzati sui muraglioni del Tevere in quel tratto di
fiume che va da Ponte Sisto a Ponte Mazzini, San Pietro di qua e l’antico
Ghetto di là, il cuore della città e della sua vicenda storica. (..). Tre-quattro
anni. Più o meno il tempo che c’è voluto perché Kentridge ottenesse il via
libera di Comune e Soprintendenza. Quando il 21 aprile, Natale di Roma, l’opera
è stata inaugurata in pompa magna con una due giorni di musica e di paginoni
sui quotidiani, l’ex assessore Giovanna Marinelli ha commentato trionfante:
“Noi italiani siamo bravi a fare le cose, ma abbiamo percorsi un po’ lunghi:
bisognava costruire un consenso e una collaborazione istituzionale, che non è
secondaria”. Si immagina dunque un proficuo concerto di tecnici, politici,
critici d’arte, amministratori….E Però, Una Volta Inaugurata l’installazione, sono bastate poche
ore per consentire a qualche decina di bancarelle dell’Estate romana di
invadere quel pezzo di lungofiume e coprire completamente alla vista i murales
di Kentridge. Alla faccia del concerto virtuoso. E qui comincia la seconda
parte della farsa alla romana. Perché cittadini protestano, intellettuali
s’indignano, il Comune ci ripensa e intima lo sfratto ai bancarellari. Che però
non ci pensano proprio, restano lì e non si muovono proponendo di stampare
riproduzioni dell’opera che non si vede più sui tetti degli stand che oscurano
l’originale. E il braccio di ferro è ricominciato. “Sono deluso, ma non
sorpreso”, ha commentato il saggio Kentridge: “Roma è il caos, vorrei che
qualcuno mi spiegasse il senso dell’organizzazione di questa citta”. Già L’Organizzazione. E la miopia degli uffici, la babele delle decisioni, i vincoli della
burocrazia, la farraginosità delle leggi, lo strapotere delle lobby? Finiamo
per accettare tutto in silenzio come ordinaria normalità. Magari dimenticando
domande essenziali: perché alla Sovraintendenza occorrono tre anni per una
sentenza e agli uffici tre giorni per le bancarelle (sulle quali la stessa
Sovraintendenza non ha niente da dire)? Decisione presa prima o dopo il via al
murale? E chi ha deciso a nome di un’intera città, un assessore, un ufficio o
un funzionario? Non sapeva dell’opera di Kendridge? Non legge nemmeno i
giornali? E perché per fare marcia indietro occorrono giorni e giorni? Insomma,
il responsabile ha un nome, un cognome, una faccia? Si dirà che succede solo a
Roma, monumento al disordine istituzionalizzato. E invece chiunque abbia avuto
a che fare con la macchina pubblica sa che così non è. Certo, a Roma c’è
un’aggravante, perché fino a oggi tutto era nelle mani di un commissario
prefettizio con pieni poteri che non doveva nemmeno rendere conto a un
consiglio comunale che non c’era. Mah. Forse per salvarsi bisognerebbe mettere
in vendita pure i muraglioni del Tevere, come Regina Coeli….
Bruno Manfellotto – Questa settimana www.lespresso.it – bmanfellotto – 9 giugno
2016
Nessun commento:
Posta un commento