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sabato 11 giugno 2016

Lo Sapevate Che: Sul Lungotevere è nato un movimento al caos...



La Storia Più o Meno la conosciamo tutti, ma forse non le abbiamo riservato l’attenzione che merita. Vale allora la pena di rileggerla, e magari rifletterci un po’ su, perché esprime mirabilmente lo spirito del tempo. Alquanto  triste e declinante. Erano anni che William Kentridge, artista sudafricano sessantenne, inseguiva il sogno di donare a Roma una sua opera che ripercorresse la storia della città, ma destinata un giorno a scomparire e a rimanere solo nella memoria di chi l’avesse vista. Un’installazione effimera nella città eterna. E così cominciò a parlarne con assessorati comunali ed esperti della Soprintendenza. Mal gliene incolse. Pensava di sbrigarsela in pochi giorni perché l’idea è affascinante e la sua realizzazione di nessun impatto ambientale ed estetico, se non positivo. Si tratta infatti di un enorme murale, titolo “Trionfi e lamenti”, 550 metri di figure per raccontare Roma, dalla fondazione agli anni Settanta dopo i quali i lamenti sono stati più dei trionfi: qua le imprese di Cesare Augusto, lì la Ekberg e Mastroianni della “Dolce Vita”; più in là Pasolini e Michelangelo, i papi, Moro e la Magnani, Cicerone e Mussolini, Marco Aurelio e Giordano Bruno. Disegni alti dieci metri realizzati sui muraglioni del Tevere in quel tratto di fiume che va da Ponte Sisto a Ponte Mazzini, San Pietro di qua e l’antico Ghetto di là, il cuore della città e della sua vicenda storica. (..). Tre-quattro anni. Più o meno il tempo che c’è voluto perché Kentridge ottenesse il via libera di Comune e Soprintendenza. Quando il 21 aprile, Natale di Roma, l’opera è stata inaugurata in pompa magna con una due giorni di musica e di paginoni sui quotidiani, l’ex assessore Giovanna Marinelli ha commentato trionfante: “Noi italiani siamo bravi a fare le cose, ma abbiamo percorsi un po’ lunghi: bisognava costruire un consenso e una collaborazione istituzionale, che non è secondaria”. Si immagina dunque un proficuo concerto di tecnici, politici, critici d’arte, amministratori….E Però, Una Volta Inaugurata l’installazione, sono bastate poche ore per consentire a qualche decina di bancarelle dell’Estate romana di invadere quel pezzo di lungofiume e coprire completamente alla vista i murales di Kentridge. Alla faccia del concerto virtuoso. E qui comincia la seconda parte della farsa alla romana. Perché cittadini protestano, intellettuali s’indignano, il Comune ci ripensa e intima lo sfratto ai bancarellari. Che però non ci pensano proprio, restano lì e non si muovono proponendo di stampare riproduzioni dell’opera che non si vede più sui tetti degli stand che oscurano l’originale. E il braccio di ferro è ricominciato. “Sono deluso, ma non sorpreso”, ha commentato il saggio Kentridge: “Roma è il caos, vorrei che qualcuno mi spiegasse il senso dell’organizzazione di questa citta”. Già L’Organizzazione. E la miopia degli uffici, la babele delle decisioni, i vincoli della burocrazia, la farraginosità delle leggi, lo strapotere delle lobby? Finiamo per accettare tutto in silenzio come ordinaria normalità. Magari dimenticando domande essenziali: perché alla Sovraintendenza occorrono tre anni per una sentenza e agli uffici tre giorni per le bancarelle (sulle quali la stessa Sovraintendenza non ha niente da dire)? Decisione presa prima o dopo il via al murale? E chi ha deciso a nome di un’intera città, un assessore, un ufficio o un funzionario? Non sapeva dell’opera di Kendridge? Non legge nemmeno i giornali? E perché per fare marcia indietro occorrono giorni e giorni? Insomma, il responsabile ha un nome, un cognome, una faccia? Si dirà che succede solo a Roma, monumento al disordine istituzionalizzato. E invece chiunque abbia avuto a che fare con la macchina pubblica sa che così non è. Certo, a Roma c’è un’aggravante, perché fino a oggi tutto era nelle mani di un commissario prefettizio con pieni poteri che non doveva nemmeno rendere conto a un consiglio comunale che non c’era. Mah. Forse per salvarsi bisognerebbe mettere in vendita pure i muraglioni del Tevere, come Regina Coeli….
Bruno Manfellotto – Questa settimana www.lespresso.it – bmanfellotto – 9 giugno 2016

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