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mercoledì 1 giugno 2016

Lo Sapevate Che: Dagli animali all'uomo, cosa c'è in gioco quando giochiamo...



Ci sono due cani in un prato: il primo, dopo un inchino concitato, abbaia, balza in avanti e morde la collottola al compagno. Poi corre via e lo chiama scodinzolando. Sembra che gli stia dicendo: ora tocca a te!! Gli etologi non hanno alcun dubbio sul fatto che i due cani stiano giovando. Quel che non sanno ancora dire con certezza è come abbiano imparato le regole del gioco. Per esempio, perché il cane “aggredito” sa che il suo compagno non ha intenzioni bellicose? Domande come questa continuano a ma gli studiosi del comportamento animale: cos’è il gioco? Che tipo di comunicazione presuppone? Se ne discuterà da oggi a Pistoia, nell’ambito del Festival di antropologia del contemporaneo Dialoghi sull’uomo: una fitta serie di incontri per riflettere sul gioco nella cultura e nella natura umana. L’approccio al tempo è variegato quanto gli ospiti: dallo psicanalista Massimo Recalcati al semiologo Stefano Bartezzaghi, dallo scrittore Alessandro Piperno alla storica Eva Cantarella. Dario Maestripieri, professore di biologia di Chicago, domani parlerà del gioco in chiave evolutiva: “L’attività ludica è peculiare delle specie gregarie, cioè quelle che vivono in gruppi, e consente ai cuccioli di affinare certe abilità che poi torneranno utili nella vita matura. Giocando i piccoli fanno pratica dei ruoli sociali che assumeranno da adulti. imparano a cacciare o a fuggire dai predatori. In quasi tutte le specie di primati, tra l’altro, i maschi giocano alla lotta e le femmine con i neonati, il che dimostra che certe differenze di genere non sono frutto della cultura umana. E i primati sono simili a noi persino nella scelta dei giocattoli. Grazie ad alcuni esperimenti sappiamo che i giovani maschi di scimpanzé amano le macchinine, mentre le femmine apprezzano i bambolotti”. Le dinamiche del gioco si sono poi rivelate fondamentali anche nella comprensione del comportamento degli adulti, uomo compreso: “Nelle specie gregarie la sopravvivenza degli individui dipende da strategie fisse, traducibili in modelli matematici, molto simili a quelle che si mettono in atto giocando”. E si scopre che l’obiettivo è sempre lo stesso: ottenere il massimo profitto con il minimo rischio. A quanto pare le nostre scelte in ambito sociale. anche quelle apparentemente più disinteressate, rivelano l’inconfondibile schema di un computo costi-benefici.
Giulia Villoresi – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 27 maggio 2016 -

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