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martedì 3 aprile 2012

Il Cervino, La Montagna Incantata di Disneyland


ENRICO MARTINET


«Lo voglio». Inizio Anni 50 del Novecento, piana di Anaheim, 40 chilometri da Los Angeles. La frase è di Walt Disney e l’oggetto del suo desiderio era il Cervino che avrebbe dovuto campeggiare nel centro del primo «Disneyland».

La grande piramide di roccia, copia fedele dell’originale, fu completata nel 1959, cinque anni dopo l’inaugurazione del parco. Quel simulacro della montagna e dell’avventura consente di divertirsi facendo un placido viaggio in seggiovia o una discesa da stomaco in bocca lungo una finta pista di bob.

L’idea di Disney era l’eredità della fama del Cervino figlia della sfida per la sua conquista cominciata durante il Risorgimento. I due amici-rivali furono il «Bersagliere» Jean-Antoine Carrel, montanaro del Cervino che tornò al suo sogno di salire la Gran Becca reduce della battaglia di San Martino e il disegnatore-incisore londinese Edward Whymper. Si sa come finì: l’inglese scelse la più semplice via svizzera (da Zermatt) e arrivò in vetta il 14 luglio 1865; Carrel la più complicata via italiana che completò il 17 luglio. La conquista del Cervino divenne un «caso» anche etico perché dei sette alpinisti della spedizione Whymper, quattro morirono durante la discesa. L’inglese fu processato e insieme con lui l’alpinismo.

Disney inaugurò il suo parco giochi proprio il 17 luglio, ma del 1955, affascinato dall’alpinismo di avventura e da quella guglia piramidale isolata alta 4478 metri, l’immagine più semplice di una montagna, così come la designerebbe un bimbo. Simbolo demoniaco nel Medioevo e poi oggetto della ricerca scientifica nell’Illuminismo, il Cervino ha sempre esercitato grande fascino. Quella silhouette voluta da Disney per la sua fortunata idea di industria del divertimento fu definita «montagna inaccessibile» dallo scienziato ginevrino Horace Benedicte De Saussure, lo stesso che lanciò la corsa alla vetta del Monte Bianco conclusasi nel 1786.

Fra i primi a voler salire il Cervino ci fu John Tyndall, fisico irlandese che studiò l’azzurro del cielo e per primo teorizzò l’esistenza dell’effetto serra. E mentre lui cercava di carpire i segreti della natura scalando quelle rocce, un altro John, l’inglese Ruskin, le descrisse come «mattoni» del «più nobile scoglio d’Europa». La geologia scoprì che il Cervino nacque in Africa e raggiunse i confini tra Valle d’Aosta e Vallese durante la deriva dei continenti: il mantello africano si alzò e portò in alto un «cappello» di 70 metri nato nell’odierna Cervinia.

Nell’inverno del 1965, Walter Bonatti scelse la parete Nord del «mantello» per concludere la sua avventura in verticale con un’impresa a cent’anni dalle salite di Whymper e Carrel.


La Stampa 03-04-12

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