“Rifiutare di
avere delle opinioni è il modo di averle.” Luigi Pirandello
L'enigma del
teatro
Luigi Pirandello nasce il 28 giugno 1867
a Girgenti (odierna Agrigento) da Stefano e Caterina Ricci-Gramitto, entrambi
di sentimenti liberali e antiborbonici (il padre aveva partecipato all'impresa
dei Mille). Compie gli studi classici a Palermo, per poi trasferirsi a Roma e a
Bonn dove si laurea in Filologia Romanza.
Nel 1889 aveva già pubblicato la
raccolta di versi "Mal giocondo" e nel '91 il libro di liriche
"Pasqua di Gea". Nel 1894 sposa a Girgenti Maria Antonietta Portulano dalla quale avrà tre figli; sono gli
anni in cui la sua attività di scrittore comincia a farsi intensa: pubblica
"Amori senza amore" (novelle), traduce le "Elegie romane"
di Goethe e inizia a insegnare Letteratura Italiana
all'Istituto Superiore di Magistero di Roma. Il merito che alcuni critici hanno
attribuito a Pirandello è quello di aver saputo registrare, lungo l'arco di una
vasta carriera letteraria, i passaggi fondamentali della storia e della società
italiana dal Risorgimento fino alle crisi più diffuse interne alla cultura, al
teatro e alla realtà sociale del mondo occidentale.
"Il
fu Mattia Pascal" (romanzo del 1904) è il punto di
avvio attraverso cui, oltre a scardinare i meccanismi narrativi veristi,
Pirandello coglie in pieno il dramma dell'uomo novecentesco, così intensamente
scandagliato anche dalla letteratura europea contemporanea e successiva.
Vasta e articolata è la produzione dello
scrittore siciliano. I suoi scritti, novelle e romanzi, si ispirano
prevalentemente all'ambiente borghese che sarà poi ulteriormente scandagliato e
definito, in ogni suo dettaglio, nelle opere teatrali a cui Pirandello giunge
relativamente tardi. I temi delle sue novelle costituiscono, di fatto, una
sorta di efficace laboratorio che in larga parte verrà riproposto nelle opere
teatrali (il passaggio dalle novelle al teatro avviene in modo naturale per la
stringatezza dei dialoghi e per l'efficacia delle situazioni mentre la
"poetica dell'umorismo" si trasformava in "drammaturgia
dell'umorismo"); così nel giro di pochi anni, dal 1916 in poi, appaiono
sulle scene "Pensaci Giacomino", "Liolà", "Così è (se vi pare)", "Ma non è una cosa seria", "Il
Piacere dell'onestà", "Il gioco delle parti", "Tutto per
bene", "L'uomo la bestia la virtù" per poi arrivare ai "Sei
personaggi in cerca d'autore"
del 1921 che consacrano Pirandello drammaturgo di fama mondiale (il dramma
venne rappresentato nel 1922 a Londra e a New York e nel 1923 a Parigi).
Se il primo teatro pirandelliano
rappresentava in vari casi una "teatralizzazione della vita", con i
Sei personaggi (ma anche con Ciascuno a suo modo, Questa sera si recita a
soggetto e con l'Enrico IV)
l'oggetto del teatro diventa il teatro stesso; siamo di fronte a quello che i
critici hanno definito il "metateatro": "messa in scena della
finzione che denuncia l'esistenza di un codice e ne svela il carattere
convenzionale" (Angelini).
Fra i molti altri drammi ricordiamo La
vita che ti diedi, Come tu mi vuoi, Vestire gli ignudi, Non si sa come, e
infine le opere in cui, all'abbandono della "poetica dell'umorismo",
subentra la proposizione di contenuti ideologici e di analisi psicologiche ormai
lontanissime da ogni tentazione naturalistica; stiamo parlando dei "tre
miti": quello sociale (La nuova colonia), quello religioso (Lazzaro) e
quello sull'arte (I giganti della montagna) scritti alla fine degli anni venti
e all'inizio degli anni trenta.
Dal crollo delle consuetudini di
verosimiglianza del teatro tradizionale alla crisi del dramma rappresentato
nella sua impossibilità, fino al teatro dei nuovi miti, Pirandello ha segnato
un percorso vasto e interessantissimo non del tutto alieno, come è stato più volte
osservato, dalle alchimie della fisica moderna. Alcuni degli esiti teatrali più
recenti, come il teatro dell'assurdo da Jonesco a Beckett,
non possono essere valutati senza tenere conto delle esperienze pirandelliane.
Della sua attività bisogna ricordare che
fu il fondatore nel 1925 di un Teatro dell'Arte a Roma che propose nuovi autori
al pubblico italiano. Nel 1929 fu nominato Accademico d'Italia e nel 1934 organizzò
un convegno internazionale a cui parteciparono i più importanti esponenti dei
teatro come Copeau, Reinhardt, Tairov. Nello stesso anno otteneva il Nobel per
la Letteratura e due anni dopo moriva per una congestione polmonare.
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