Libera e consapevole
Il 2 giugno 1946 gli italiani votano
il referendum popolare per decidere tra repubblica e
monarchia. Il 54,3% degli elettori sceglie la
repubblica, con un margine di appena 2 milioni di voti, decretando la fine
della monarchia e l'esilio
dei Savoia. Il processo che portò al successo
della repubblica fu lungo e travagliato e getta le sue radici nel
ventennio successivo, segnato dall'esperienza del fascismo.
La prima tappa è costituita dalla
destituzione e dal successivo arresto di Benito Mussolini il 25 luglio 1943. Dopo la caduta del
tiranno, Vittorio
Emanuele III affida al maresciallo Pietro Badoglio l'incarico di formare il nuovo governo, che
rimarrà in carica fino al 22 aprile 1944, quando sarà sostituito da un nuovo
governo, sempre però guidato dallo stesso Badoglio. Anche questo esecutivo avrà
vita assai breve. Il 4 giugno 1944, infatti, gli alleati entrano a Roma e il
giorno seguente Badoglio rassegna le dimissioni, per poi riottenere l'incarico
dal luogotenente in carica quel momento. Il "Comitato di liberazione
nazionale" (nato ufficialmente a Roma il 9 settembre 1943, e composto dai
rappresentanti di tutti i partiti antifascisti), protesta, sia perché la nomina
è stata effettuata dal luogotenente, sia perché Badoglio è personaggio troppo
compromesso con il passato regime. Il Comitato (chiamato anche con formula
abbreviata "Cnl"), ottiene così la nomina del proprio presidente, il
demolaburista Bonomi (con l'assenso americano e l'opposizione
inglese).
Il nuovo governo, al quale partecipano
tutti i partiti antifascisti è reso possibile anche dalla cosiddetta svolta di
Salerno, con la quale il leader comunista Palmiro
Togliatti propone di rinviare la soluzione
della questione istituzionale del futuro della monarchia, a vantaggio della
soluzione di governi di unità nazionale per fronteggiare l'esigenza del
momento, costituita "in primis" dalla fine della guerra e
dall'urgenza di avviare la ricostruzione.
Nel frattempo riprende la normale
dialettica tra le forze politiche, vecchie e nuove, con le prime forti
contrapposizione tra partiti di sinistra e quelli cattolici e liberali. Com'è
fisiologico, non mancano contrasti e divergenze di vedute, e già durante la
fase dei governi di unità nazionale si cominciano a mettere a punto gli
strumenti per il successivo scontro elettorale.
Il 2 giugno 1946, oltre al referendum istituzionale tra monarchia e
repubblica, gli elettori votano anche per eleggere l'Assemblea Costituente, che
dovrà ridisegnare l'impianto istituzionale italiano.
Le urne daranno i seguenti risultati
(che oltretutto testimoniano per la prima in modo inequivocabile quale sia la
reale forze di ogni singolo partito all'interno della società): DC 35,2%, PSI
20,7%, PCI 20,6%, UDN 6,5%, Uomo Qualunque 5,3%, PRI 4,3%, Blocco nazionale
delle libertà 2,5%, Pd'A 1,1%.
Il primo verdetto delle urne mette
quindi in luce la doppia sconfitta del PCI, che fallisce gli obiettivi di
ottenere la maggioranza del blocco delle sinistre sui partiti di centro-destra
e quello di avere più voti del PSI. La Democrazia Cristiana, d'altro canto,
deve fare i conti con la sorprendente affermazione dell'"Uomo Qualunque"
di Guglielmo Giannini, un movimento politico anomalo che si era costituito in
base ai proclami del giornale omonimo, caratterizzato da una polemica sfiducia
nelle istituzioni statali e nei partiti politici e da una tendenza
genericamente conservatrice, in nome di una gestione non ideologica del potere
(da qui la nascita del neologismo "qualunquista" per indicare un
atteggiamento di svalutazione di qualsiasi impegno ideologico e politico).
Questo riscontro di un partito non-partito come quello di Giannini, preoccupava
non poco i vertici della Democrazia Cristiana come esemplare testimonianza dei
numerosi cattolici che non si riconoscevano nel programma del leader DC Alcide
De Gasperi.
I governi di unità nazionale, comunque, durano fino al maggio del 1947, dopo due
governi Bonomi (18 giugno-12 dicembre 1944 e 12 dicembre
1944-19 giugno 1945), un governo Parri (20 giugno - 24 novembre 1945, frutto
dell'irruzione sulla scena politica nazionale delle forze del Cln-Alta Italia,
dopo la liberazione dell'Italia settentrionale) e tre governi guidati dallo
stesso leader democristiano. Le successive e celebri elezioni del '48
inaugurano invece la stagione del centrismo democristiano, con un PCI e poi PSI
eternamente all'opposizione per i successivi cinquant'anni. Inizia così,
appunto, la fase della rigida contrapposizione tra DC e PCI (e più in generale,
tra comunismo e anticomunismo), anche in conseguenza di quanto stava accadendo
a livello internazionale con l'inizio della Guerra Fredda. Nello stesso tempo, l'Italia dimostra una
formidabile capacità di ripresa tanto che, come un'araba fenice che
risorge dalle sue ceneri, da lì a poco darà vita alla stagione del
"miracolo economico", che trasformerà profondamente l'economia e la
società nel suo complesso.
I Presidenti della Repubblica Italiana
Enrico De Nicola 1946 - 1948
Già Capo provvisorio dello Stato dal 28
giugno 1946, ha esercitato le attribuzioni ed ha assunto il titolo di
Presidente della Repubblica dal 1° gennaio 1948, a norma della I delle
disposizioni finali e transitorie della Costituzione.
Luigi Einaudi 1948 - 1955
Eletto l'11 maggio 1948 al 4° scrutinio,
ha prestato giuramento il 12 maggio 1948.
Giovanni Gronchi 1955 - 1962
Eletto il 29 aprile 1955 al 4° scrutinio,
ha prestato giuramento l'11 maggio 1955.
Antonio Segni 1962 - 1964
Eletto il 6 maggio 1962 al 9° scrutinio,
ha prestato giuramento l'11 maggio 1962. Si è dimesso dalla carica il 6
dicembre 1964.
Giuseppe Saragat 1964 - 1971
Eletto il 28 dicembre 1964 al 21°
scrutinio, ha prestato giuramento il 29 dicembre 1964.
Giovanni Leone 1971 - 1978
Eletto il 24 dicembre 1971 al 23°
scrutinio, ha prestato giuramento il 29 dicembre 1971. Si è dimesso dalla
carica il 15 giugno 1978.
Alessandro Pertini 1978 - 1985
Eletto l'8 luglio 1978 al 16° scrutinio,
ha prestato giuramento il 9 luglio 1978. Si è dimesso dalla carica il 29 giugno
1985.
Francesco Cossiga 1985
- 1992
Eletto il 24 giugno 1985 al 1°
scrutinio, ha prestato giuramento il 3 luglio 1985. Si è dimesso dalla carica
il 28 aprile 1992.
Oscar Luigi Scalfaro 1992
- 1999
Eletto il 25 maggio 1992 al 16°
scrutinio, ha prestato giuramento ed è entrato in carica il 28 maggio 1992. Si
è dimesso dalla carica il 25 maggio 1999.
Carlo Azeglio Ciampi 1999
- 2006
Eletto il 13 maggio 1999 al 1°
scrutinio, ha prestato giuramento il 18 maggio 1999. Si è dimesso dalla carica
il 15 maggio 2006.
Giorgio Napolitano,
dal 2006
Eletto il 10 maggio 2006 al 4° scrutinio
con 543 voti su 990, ha prestato giuramento il 15 maggio 2006. Il mandato è
durato fino al 22 aprile 2013. Poi per la particolare situazione di incertezza
politica è stato rieletto per un secondo mandato, durato fino al 14 gennaio
2015.
Sergio
Mattarella, in carica dal 3 febbraio 2015.
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