“Da qualche
mese sono sempre stanco e privo di energie. Alzarmi dal letto è diventata
un’impresa. Per il mio medico è solo stress, e ormai i parenti mi chiamano “il
malato immaginario” . A questo paziente preoccupato il professor Naviaux oggi
potrebbe dare una risposta: “Lei sta andando in letargo”. Robert Naviaux,
medico e docente di genetica alla University of California di San Diego, ha
infatti trovato una sorprendente soluzione al mistero di una malattia di cui
non si conosce con certezza la causa, la cui diagnosi è stata finora soggettiva
e la cura un miraggio: stiamo parlando della sindrome da stanchezza cronica.
Una malattia difficile da diagnosticare perché ha in comune con molte altre
parte dei sintomi: spossatezza che non migliora con il riposo e peggiora con
l’attività fisica, disturbi del sonno, mal di testa, difficoltà a concentrarsi,
debolezza, dolori muscolari e articolari. Se almeno quattro di questi disturbi
durano per più di sei mesi, è probabile che si sia affetti da stanchezza
cronica. Non esistono numeri ufficili sulla diffusione di questa sindrome, solo
stime: che vanno da 40 casi ogni 100mila persone a valori 10 volte maggiori.
Negli Stati Uniti si pensa ci sia un milione di malati, in Gran Bretagna 250
mila e altrettanti in Italia. Nel diciannovesimo secolo la si chiamava
nevrastenia. Negli anni Sessanta la si definì stanchezza post-infettiva, perché
può presentarsi dopo un’infezione virale. Col tempo si è capito che possono
esserci altri fattori scatenanti, come uno stress fisico o psicologico: per
esempio l’incidenza tra i reduci della Guerra del Golfo è stata superiore alla
media. Finora però, come si diceva, i malati di stanchezza cronica sono stati
spesso considerati ipocondriaci, per l’assenza di un test diagnostico
risolutivo. Oggi invece Naviaux è riuscito a comporre l’identikit di questo
morbo fantasma, comparando il sangue di persone che ne sono affette con quello
di soggetti sani. “Ho isolato 612 metaboliti, ossia le sostanze intermedie
prodotte dal nostro organismo quando spezza le molecole ingerite col cibo per
produrre energia, e ho scoperto che i malati di stanchezza cronica hanno dei
cambiamenti specifici in un insieme ristretto di metaboliti” racconta lo
scienziato. “Bastano otto metaboliti per gli uomini e tredici metaboliti per le
donne per identificare la malattia. Perciò potremo molto presto diagnosticarla
con un semplice esame del sangue”. L’impatto della sindrome sul metabolismo ha
ricordato a Naviaux una cosa che aveva osservato in passato, e che in apparenza
non aveva nulla in comune con le malatie dell’uomo: “Riguarda un animaletto lungo
un millimetro, quasi invisibile a occhio nudo ma molto importante per la
scienza perché la semplicità del suo organismo facilita gli esperimenti”. E’ il
Caenorhabditis elegans, piccolo verme
che vive tra le foglie che marciscono al suolo. “Quando si trova in un ambiente
povero di nutrimento, o troppo freddo, il Caenorhabditis
elegans, entra in uno stato di metabolismo rallentato detto Dauer (durevolezza, in tedesco, perché
allunga la vita)” spiega Naviaux. “ E’ una specie di letargo. (..). Urgono
quindi rimedi nuovi. “Capire il modo in cui il Caenorhabditis elegans entra ed esce dal suo speciale letargo ci
potrà suggerire nuovi trattamenti per la sindrome” spiega Naviax. E il suo test diagnostico,
disponibile tra un anno, renderà più rapida la ricerca di una cura. “Qualche
indizio promettente, benché ancora tutto da approfondire, già l’abbiamo sottolinea
Gordon. “Nei suoi studi sull’autismo, Naviaux ha trovato un paio di anni fa un
farmaco capace di attenuare la reazione difensiva che manda il metabolismo in
letargo. Si tratta della suramina, che da quasi un secolo viene usata per un
altro scopo, ossia combattere i parassiti nell’intestino”. Potrebbe quindi aiutare i malati fatica cronica? “Forse, ma ancora non si può
dire con sicurezza”.
Giuliano Aluffi – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 7
Ottobre 2016 -
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