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domenica 10 luglio 2016

Lo Sapevate Che: Voto contro le divinità di una società ingiusta...



Ci Stiamo Avventurando in terre incognite. Elezione dopo elezione. Lo choc provocato dal referendum britannico legittima con il voto popolare quella che possiamo definire la caduta dell’egemonia culturale delle classi dirigenti europee, così come si sono affermate dalla Seconda guerra mondiale in poi. (..). Con il voto democratico, cioè con lo strumento più popolare e al tempo stesso sofisticato che tre secoli di cultura politica ci hanno tramandato. Paradosso della Storia: lì dove un faticoso e travagliato percorso ebbe inizio, con le rivoluzioni borghesi inglese e francese del XVII e XVIII secolo proprio lì sembra interrompersi il patto costituente tra rappresentanza politica e rappresentanti. “E la rivolta del popolo contro le élite”, così Marine Le Pen raccontò l’insperata massa di voti raccolti nel primo turno delle regionali lo scorso dicembre. E’ diventato  il manifesto del populismo montante. Che ha travolto  lo stesso David Cameron: aveva barattato il referendum sull’Europa in cambio di voti per assicurarsi la rielezione appena un anno fa. Apprendista Stregone sarà ricordato come il premier britannico più inadeguato e irresponsabile degli ultimi 70 anni. Le generazioni del dopoguerra hanno sempre concepito la democrazia e la pace come beni conquistati per sempre sulle macerie  del nazifascismo. Un’epoca durata a lungo, durante la quale le sorti magnifiche e progressive del Vecchio Continente hanno assicurato sviluppo, crescita sociale, welfare e cooperazione a chi aveva avuto la fortuna di vivere dalla parte giusta del Muro di Berlino. (..) Un sogno utopico solo in parte realizzato. Progressivamente scalzato nella percezione delle grandi masse, da una teocrazia esoterica e intoccabile: “Ce lo chiede l’Europa…” è diventata, non  solo in Italia, l’ambigua formula che a tutto obbliga e nulla spiega. (..). “Il Progresso Si Associa al timore di restare indietro, di perdere la posizione sociale e il benessere guadagnati con fatica” dice Bauman parlando della “forza degli incubi della decadenza di cui è foriero l’avvenire minaccioso rande ”. La Grande Crisi scoppiata nel 2008 e dalla quale non siamo mai usciti, è stata il detonatore di questa incertezza di massa. (..). Ma Non Sono Più le tradizionali forze di sinistra a farsi artefici del cambiamento. E’ il populismo ad alimentarsi del malessere provocato da vaste aree di ineguaglianza. L’interpretazione manichea trova così la sua sintesi: da un lato il popolo vessato, dall’altro le élite privilegiate. E dentro i confini delle élite ritroviamo non solo la City londinese, le banche, i governi e i partiti, il mondo dell’informazione e chi più ne ha, più ne metta. (..) Appena un anno fa, più o meno in questi stessi giorni, Angela Merkel e il suo ministro Wolfgang Schaeuble spezzarono le reni alla Grecia dell’incauto Alexis Tsipras. L’euro è salvo (forse), L’Europa no, fu il commento su questo giornale. Nei manuali di economia non si studia l’orgoglio di una nazione. Presi per fame i greci, costretti a umilianti file davanti ai bancomat, la crisi si è riproposta moltiplicata al cubo nella potente Inghilterra. Senza che le classi dirigenti avvertissero il rischio. Così, se è vero che il mercato globale e la finanza internazionale non si candidano mai alle elezioni, abbiamo imparato in modo traumatico che gli elettori se possono votano contro di loro, divinità inique di una società ingiusta.
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it - @vicinanzal – L’espresso – 7 luglio 2016 -

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