Volere
l’impossibile non è soltanto uno slogan del ’68, ma uno dei più potenti motori
della nostra civiltà fin dalla sua culla, il pensiero greco, al quale in realtà
s’ispirava la parola d’ordine del maggio francese. Bisogna volere
l’impossibile, perché l’impossibile accada, diceva Eraclito. L’impossibile è
accaduto spesso nel corso delle nostre vite o di quelle dei nostri genitori o
nonni, anche se tendiamo a dimenticarlo. Le prime rivendicazioni del movimento
operaio, sugli orari di lavoro, sui salari, lo sfruttamento dei minori, furono
accolte con derisione dai padroni e dai giornali. Un sarcasmo assoluto anche in
ambienti progressisti, ha circondato per molti anni le battaglie femministe. Se
si leggono i manifesti anarchici dell’800, il massimo di estremismo politico
dell’epoca, si può constatare facilmente che molte delle folli utopie di allora
si sono realizzate, per esempio l’istruzione e la sanità pubbliche. Quello che
è accaduto negli ultimi decenni, segnati da una colossale redistribuzione della
ricchezza verso l’alto, è un rovesciamento del campo dell’utopia, da strumento
di rivoluzione a strumento di restaurazione. Le oligarchie dominanti hanno
capito molto meglio la forza dell’utopia, anche negativa, di quanto non lo
abbiano capito i progressisti. Hanno agito dunque su due livelli, da un lato limitando
il campo dei sogni altrui, dall’altro estendendo all’infinito quello dei
propri. Per fare qualche esempio, ormai è considerato utopistico, da parte
delle giovani generazioni, aspirare a obiettivi minimi come un posto di lavoro
fisso e garantito da tutele. Al contrario il potere economico è vicino a
realizzare imprese impensabili fino a pochi anni fa, come brevettare gli
organismi viventi e privatizzare tutte le risorse naturali, a cominciare
dall’acqua. Per cambiare le cose non basa protestare. E’ fonda invece mentale
ricominciare a pensare l’impossbile. Proibibire per legge la povertà, come
propone Riccardo Petrella, il padre del movimento per l’acqua bene comune, oggi
può sembrare un’assoluta utopia, ma domani potrebbe essere diritto universale.
Così come chiedere a Draghi di distribuire soldi della Bce direttamente ai
cittadini meno abbienti, invece di continuare a pompare montagne di miliardi
nel sistema bancario: è una follia da sognatori o non sarebbe magari la vera
soluzione?
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica
– 1 luglio 2016
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