Sono una dottoranda di
26 anni. Mi sono sempre considerata una persona attenta agli eventi economici,
politici, sociali. Ultimamente però ho ripiegato su un atteggiamento forse più
ia. semplice e leggero, o più superficiale, per non rovinarmi le giornate a
causa della rabbia. Priamo, guardando Elena camminare presso le porte Scee, le
disse: “Tu non hai colpa verso di me: la colpa l’anno gli dei”. Questa frase,
anche se da più di un secolo si discute di morte degli dei e di quali siano
quelli d’oggi, potrebbe essere rivolta ai giovani che vivono nella cosiddetta
“nuova forma di analfabetismo”, degradando le città nelle quali vivono:non sono
i soli colpevoli delle azioni che compiono. Non si tratta di deresponsabilizzare
l’individuo, ma di considerare che alcuni ragazzi, forse tanti, non sono pronti
a costruire un futuro. La scuola ha probabilmente fallito nel fornire valori, e
oggi la quasi totalità delle persone con meno di 35 anni non ha accesso a un
lavoro dignitoso.(..). Passeggiando per le strade delle città, sembra che
gelaterie e locali siano le uniche attività nuove, che l’Italia sia diventata
un enorme villaggio vacanze in cui non serve più produrre per la vita
quotidiana, tanto a questo pensano le “sante multinazionali” che portano
“investimenti” nel Paese. Gli ex-sessantottini che accusano i ragazzi di non
fare la rivoluzione, hanno riflettuto sul fatto che le parole “rivoluzione” e
“rivolta” presuppongono la speranza di un futuro migliore? Oggi si è riusciti a
distruggere un elemento determinante della gioventù: il pensiero dell’avvenire.
Ci sono ancora le condizioni per inventare, anche a fatica e tra lo sconforto,
nuovi dei? Michela - gorilla rapito@yahoo.it
Sembra che la nostra cultura non abbia
più bisogno dei giovani, perché le leggi dell’economia che hanno ridotto la
politica a pura esecutrice dei suoi ordini, con conseguente morte definitiva
della democrazia, hanno soppresso tutti gli dèi per far posto a un unico dio:
il denaro, generatore simbolico di tutti i valori. Per denaro si adottano
tecnologie sempre più idonee a sostituire il lavoro umano, per denaro si sposta
quel po’ di lavoro che resta nei Paesi dove costa meno, per denaro si
trasferisce la formazione della ricchezza dalla produzione agli scambi
finanziari, potenziati dagli sviluppi dell’informatica al punto che basta un
click per fare e disfare in un attimo enormi fortune. Oltre al lavoro, a voi
giovani hanno toto anche la possibilità di ribellarvi, ultima speranza. E
questo non perché siete diventati “animali notturni” con la testa un po’
intontita dall’alcol o dalla droga, ma perché, come insegna Hegel, la
rivoluzione è possibile quando c’è il conflitto tra due volontà: quella del
servo e quella del signore. E oggi sia il servo che il signore, sia il datore
di lavoro che il dipendente, sono dalla stessa parte, avendo come controparte
il mercato. E come fai a prendertela con il mercato? Il mercato è nessuno,
anche se tutti sappiamo che dietro a quel nessuno c’è l’1% che detiene o
governa i soldi di tutti. (..). Il declino e forse la fine dell’Occidente sono
già ben visibili nella condizione di voi giovani che sopravvivete erodendo la
ricchezza dei padri, senza essere in grado, e non per colpa vostra, d
assicurare una ricchezza ai vostri figli, cui del resto forse avete già
rinunciato, come dicono le statistiche sulle nascite. Come fa a prevedere – non
dico per voi che ne siete già consapevoli, ma per se stessa, un futuro, una
società come la nostra che, non per trascuratezza né per l’infausta contingenza
ipocritamente denominata “crisi”, ma strutturalmente, fa a meno della
popolazione da 15 ai 30 anni, quella che rappresenta, come natura vuole, il
massimo della potenza sessuale (benché non più, per le ragion sopra elencate,
procreativa) e il massimo della potenza ideativa?. A differenza di Priamo, che
poteva incolpare gli dèi, noi non abbiamo più neppure un dio, né da invocare né
da maledire.
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica – 25 giugno 2016 -
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