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domenica 3 luglio 2016

Lo Sapevate Che: Angeli del digitale...



Ogni mese un’azienda di telefonia come Vodafone registra 70 milioni di interazioni con i clienti, tre quarti in forma digitale e 840mila via social, Facebook o You tube. Un’enorme mole di informazioni, che richiede un gran numero di persone per gestirla. In Vodafone, sui circa 7mila dipendenti in Italia, circa 2,500 sono dedicati all’assistenza clienti, che per le aziende è un settore fondamentale (non tra i più popolari). “La digitalizzazione dei servizi porta nuove sfide”, dice Donatella Isaia, direttore risorse umane di Vodafone. “Il cliente digitalizzato può anche utilizzare una app per le richieste semplici, ma per quelle più avanzate ci vuole competenza. Può sembrare banale, ma il fatto che molte interazioni avvengano su Facebook o con le chat presuppone la capacità di saper dare risposte scritte efficaci e compatibili al mezzo”. Poi c’è l’aspettativa di velocità, l’immediatezza della risposta, cui l’utente è abituato da quando usa internet. Il cambio di marcia ha portato Vodafone a lanciare un programma di reclutamento di 200 apprendisti “nativi digitali”, da inserire in quelli che, non a caso, ora si chiamano Competence Center e non più Call Center. “Cerchiamo giovani tra i 18 e i 29 anni, diplomati o laureati, con conoscenza dell’inglese, capaci di imparare e disimparare velocemente, spiega Isaia. Come spesso accade, non è tanto importante il percorso di studi, quanto la capacità di adeguarsi a tecnologie in evoluzione, che le aziende supportano con una formazione continua – in questo caso prevista per 11-12 giornate l’anno, durante le quali si affrontano i temi tecnici che permettono di muoversi tra rete fissa, mobile e soluzioni cloud  (le competenze che servono per intervia chat o social e la costruzione del rapporto con gli utenti). Insomma, non serve per forza una laurea in Informatica, ma la propensione a interagire e a risolvere i problemi. “Le persone che lavorano ai Competence Center sono estremamente preziose”, puntualizza Isaia. “Non a caso li coinvolgiamo sempre più nella co-creazione degli strumenti di lavoro e dei processi che hanno al centro il cliente”. Anche qui il modello di assistenza sta cambiando: non più interlocutori sconosciuti e sempre diversi, ma team dedicati a seguire un certo gruppo di clienti con un approccio più consulenziale e personalizzato.
Daniela Fabbri – Lavoro – Donna di Repubblica – 25 giugno 2016 -

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