La pelle – questo vellutato mantello di cellule, via d’accesso
per dolore e piacere e prezioso indicatore del nostro stato psicofisico – viene
spesso sottovalutata. Quando ci esponiamo al sole troppo (o troppo poco),
quando mangiamo (senza frutta e verdura), quando la trattiamo – pi o meno
inconsapevolmente – da semplice involucro. Si tratta, in realtà, di un organo:
il più grande (distesa, la pelle coprirebbe in media due metri quadrati) e uno
dei più misteriosi. Per restituirle la dignità che merita, la dermatologa Pucci
Romano, presidente di Skineco (associazione internazionale di EcoDermatologia),
ha scritto un vademecum per chiunque voglia saperne di più. Un’amica per la
pelle (Giunti) parla di anatomia e fisiologia della pelle, di fattori
ambientali e di genetica,di malattie dermatologiche ma anche di numerose
patologie interne, che la pelle puntualmente segnala. Fino, ça va sans dire, all’arte della manutenzione, la dermocosmetologia. con i miti
del caso da sfatare (non è vero che lavarsi i capelli tutti i giorni fa male,
se lo shampoo è quello giusto), informazioni da appuntare (Uni En Iso
10993-1:2010 è la sigla che assicura la dermocompatibilità di un tessuto), dati
di cui tener conto (quando si smette di fumare la pelle ringiovanisce di dodici
anni in nove mesi, specie se si fumava da tanto tempo e più di dieci sigarette
al giorno). Ci sono po i dogmi da rispettare. Uno fra tutti: le offese arrecate
dal sole durano per sempre. “Ma questo non significa che si debba evitare
l’esposizione “ spiega Fucci Romano. “ Il sole stimola la produzione di
vitamina D, essenziale per l’organismo. In Svezia, le donne che prendono il
sole vivono quasi due anni di pià, e non è un caso che in Europaci sia una
concentrazione di nascite tra marzo e aprile: l’esposizione alla luce, che a
maggio e giugno dura di più, favorisce il concepimento. Ora tutti pensano che
sia necessario proteggersi sempre e comunque, ma i filtri solari hanno un
problema: sono poco dermocompatibili (altrimenti non funzionerebbero davvero).
Pr questo non bisogna eccedere nell’usarli: un fototipo alto, ovvero una pelle
scura o olivastra, formata la melanina (cioè quando compare il segno del
costume), potrebbe anche smettere di proteggersi. La cosa veramente importante
è esporsi nelle ore giuste. E, naturalmente, abituarsi a un’alimentazione
antiossidante (cioè ricca di vitamine). E l’attenzione alla pelle non è solo
questione di estetica: in quest’organo “visibile” il confine tra inestetismo e
malattia è spesso molto sottile. Un tempo, non a caso, la pelle era la prima
alleata della clinica, perché dava al medico la possibilità di tentare una
diagnosi immediata; oggi è un po’ La Cenerentola della medicina, e bisognerebbe
invece restituirle l’attenzione che merita”.
Giulia Villoresi – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 1
luglio 2016
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