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lunedì 6 giugno 2016

Lo Sapevate Che: Benvenuti al derby della Costituzione: molti slogan e nessun ragionamento...



La campagna per il referendum sulla Costituzione avrebbe dovuto essere un’occasione per elevare il tono della discussione pubblica, assai imbarbarita e istupidita negli ultimi tempi. Si tratta di un tema nobile, anzi del più nobile, il patto democratico che ci lega. Gli italiani sono chiamati in una decisione solenne che meriterebbe di essere presa alla fine di un dibattito ad alto livello. Da questo punto di vista la partenza della campagna è stata piuttosto inquietante. E’ imbarazzante ascoltare un ministro della Repubblica, Maria Elena Boschi, principale artefice della riforma, insomma, il Calamandrei dei nostri tempi, che affibbia a casaccio patenti di fascismo (”siete come Casa Pound”) o di antifascismo (“i veri partigiani votano Sì”), mostrando d’aver della storia patria e dell’attualità politica una visione un po’ puerile. Così com’è infantile, da parte del fronte del No, ridurre le proprie ragioni alle miserie di uno slogan da comizio: “Mandiamo a casa Renzi”. La Costituzione sarà ben più importante del destino di questo o quell’esecutivo, della carriera di questo o quel leader. Questo clima da derby calcistico ha già prodotto danni nel cammino delle riforme in Parlamento. Un progetto di revisione così ampio della Carta (47 articoli) avrebbe meritato un confronto civile e colto fra le forze politiche e si sarebbe dovuto concludere con un ampio accordo fra maggioranza e opposizioni. Tanto più che la necessità di superare un bicameralismo perfetto ormai desueto era largamente condivisa. Al contrario, si è proceduto a colpi di maggioranza e di reciproche demonizzazioni, fino ad arrivare a un referendum che rischia di spaccare a metà il Paese sul patto fondante, con gravi conseguenze. Strada facendo la questione dell’abolizione del Senato, infine non abolito, è diventata marginale rispetto all’impianto di una riforma storica che mira a cambiare l’intera mappa dei poteri, concentrandone molti nelle mani del capo del governo. I sostenitori del Sì pensano che la divisione dei poteri fortemente voluta dai padri costituzionali sia ormai superata, inefficace e non necessaria, visto che l’Italia non rischia più svolte autoritarie. Il fronte del No è al contrario convinto che un abnorme concentrazione di potere nelle mani di un capo, moltiplicata dalla legge elettorale , costituisca uno stravolgimento pericoloso. Su questo sono pregati di discutere i due fronti, spiegando le loro ragioni ai cittadini. Magari evitando di arruolare post mortem le patrie glorie che non hanno modo di difendersi da strumentalizzazioni.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica -  3 giugno 2016 - 

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