Renzi E’ Giovane Ma il suo programma è vecchio.
Dalle iniziative del governo promana un
senatore da anni Ottanta, non solo per lo stile politico del leader, che
rimanda al craxismo arrogante e decisionista degli esordi, quanto per i
riferimenti ideologico-culturali. Le proposte messe in campo dall’esecutivo
sembrano più ispirate ad un conservatorismo compassionevole con qualche tinta
di solidarismo cattolico piuttosto che ad una visione di riformismo
progressista, cioè orientato all’espansione dei diritti (anche sul lavoro,
ovviamente) e alla conquista di una maggiore giustizia sociale. Renzi ha perso
per strada molti spunti innovativi delle prime Leopolde: oltre a esibire una
timidezza vittoriana sul terreno dei diritti civili, il segretario Pd si è
allineato al pensiero dominante di matrice neoliberista in economia e ha
declinato la pulsione verso l’egualitarismo, insito nel Dna della sinistra, in
una versione caritatevole del welfare. (..) Le Politiche del
Governo Renzi si affermano
in questo contesto. E radicalizzano le sudditanze e i pensieri deboli partoriti
dalla sinistra in questi decenni. Ha buon gioco Renzi a limare l’art 18, a
definire il Jobs Act come una grande riforma modernizzante, a imporre un
concetto aziendalista alla scuola con il preside manager, a intervenire sulla
povertà con la social card dell’epoca berlusconiana dimenticando che “quando
uno va a ritirare il proprio bonus ritira anche la sua dose di vergogna”, come
scrive il grande sociologo Richard Sennett. (..)Tutta L’Innovazione politica renziana sembra allora più
inverarsi nei mezzi (le slide, i tweet, il vortice presenzialista) che nei
contenuti. Perché questi ultimi vengono avvolti in una nebbia che confonde i
riferimenti. Quando Renzi afferma che un provvedimento “non è né di destra né
di sinistra, ma giusto”, intende diluire la connotazione ideologica delle sue
iniziative per potersi muovere al di sopra, e tra, gli schieramenti politici.
Ma la negazione della divisione sinistra-destra è velleitaria, o, al peggio,
una mistificazione qualunquista e populista. In realtà l’operato del governo
una impronta ideologica, in filigrana, ce l’ha, ed è vecchia di trent’anni.
Però è stata l’atrofia intellettuale della sinistra per oltre un ventennio –
solo ora ci sono segni di risveglio con iniziative culturali affidate a singoli
di buona volontà – a consentire l’affermarsi di un leader politico tanto
insensibile alle mitologie della sinistra quanto attratto da una terza via in
versione neoliberista.
Piero Ignazi Poteri&poteri www.lespresso.it – L’Espresso 12 novembre
2015 -
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